Politica

Gestione del ciclo idrico, Torchio: “No garanzie dal modello misto pubblico-privato”

(nella foto Giuseppe Torchio)

Gestione del ciclo idrico: il consigliere provinciale Giuseppe Torchio torna a criticare l’operato del presidente della Provincia Massimiliano Salini. “Nel corso dell’audizione del presidente Salini – afferma Torchio – era stata promessa adeguata informazione mediante convocazione di Commissioni Consiliari aperte ai Sindaci. Protestiamo per il mancato rispetto dell’impegno a convocare le Commissioni Affari Istituzionali e di Garanzia unitamente ai Sindaci per conoscere il funzionamento delle uniche due aziende provinciali, totalmente pubbliche, già realizzate in Lombardia e cioè Uniacque a Bergamo (con maggioranza Lega-Pdl in Comune e Provincia) e Lodi con la Società Acque Lodigiane (Sal) con maggioranza di centro sinistra in Comune e Lega-Pdl in Provincia“.

Se si intende chiudere con la gestione pubblica – dice il consigliere provinciale e capogruppo consiliare a Spineda -, e lo vogliono fare in particolare quelli come Formigoni e Salini che hanno invitato la gente a disertare i referendum, è necessario motivare in maniera inoppugnabile agli amministratori locali la scelta storica che si va ad imboccare, avendo chiaro anche il quadro delle opportunità legate alla forma societaria pubblica, al realismo che dovrebbe portare al ridimensionamento del piano faraonico da mezzo miliardo di euro di investimenti previsto dall’Ato ed alle sue reali possibilità di finanziamento. In primo luogo va verificata la strada della Cassa Depositi e Prestiti che da 160 anni finanzia gli Enti Locali e le loro aziende, anche attraverso un project financing garantito dalla tariffa di erogazione dell’acqua ed ai tassi senz’altro più vantaggiosi rispetto al sistema bancario privato, oggi più che mai contratto rispetto a certe operazioni, anche alla luce del terremoto finanziario in atto sui mercati europei e mondiali. I privati controllano già totalmente il business delle acque minerali che assorbe il 10% della spesa alimentare delle nostre buste paga. Chi volesse estendere la privatizzazione del servizio al ciclo idrico integrato non potrebbe dimenticare che, in un clima di vacche magre, negli anni scorsi sono stati distribuiti 3 milioni di euro di dividendi da Padania Acque, interamente pubblica e devoluti ai soci (Comuni e Provincia)“.

Il quadro delle entrate dei Comuni rispetto ad alcuni anni fa – conclude Torchio – si è fatto molto più inquietante: il blocco dell’edilizia ha chiuso le entrate legate agli oneri di urbanizzazione, l’affidamento delle tesorerie, un tempo assai remunerativo, non genera più entrate; lo stesso affidamento delle reti del gas, secondo le ultime norme, non determina più le entrate di qualche tempo fa, e la stretta delle manovre governative col cosiddetto “federalismo fiscale” ridurranno di ben 17 milioni le risorse trasferite alla sola Amministrazione Provinciale, senza accennare agli effetti perversi dei ritardi governativi nel rimborso ai Comuni dell’Ici. In questo quadro impietoso, senza pericolosi voli pindarici bisogna collocare la questione dell’erogazione del servizio idrico. Se i Comuni decideranno di capitolare di fronte alla gestione di un bene fondamentale e di chiaro interesse pubblico come l’acqua, soprattutto alla luce dei dati inequivocabili del referendum, vorrà dire che si metteranno contro a quello che sta avvenendo in Germania, Francia ed in altre realtà europee che hanno riportato sotto il controllo pubblico la gestione dell’acqua; ma soprattutto, si metteranno contro gli stessi utenti che non potranno essere gabbati da un iniziale blocco delle tariffe che farà pagare i rincari e la conseguente impopolarità alle prossime generazioni ed ai futuri amministratori“.

 

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