Lettere

I cittadini italiani meritano un governo legittimato da libere elezioni

da Gianmario Beluffi

Egregio Direttore,

sulla crisi in atto ho notato che quasi nessuno ha cercato di capirne le motivazioni tecniche della acutizzazione, senza le quali ciascuno parla solo per partito preso.

I fatti dicono che il giorno dopo la votazione sul rendiconto di bilancio dello stato, la cassa di compensazione del mercato obbligazionario ha alzato i margini sulla detenzione del debito pubblico italiano,il che ha provocato una inversione nella curva dei rendimenti dei titoli, con il bond a due anni che ora rende come quello a dieci , perché è nella scadenza temporale più breve che si concentrano i rischi di bancarotta.

Ciò si traduce in  un maggior esborso per le banche italiane di otto miliardi di euro. Peccato che  nel frattempo in sede di Autorità Bancaria Europea (EBA ) si siano riscritte le regole di ricapitalizzazione per gli istituti di credito a favore delle banche francesi e tedesche. Come?

Effettuando uno stress test che fotografa allo scorso 30 settembre le posizioni di titoli di stato in portafoglio valorizzando al prezzo di mercato  i titoli che  prima erano valorizzati al costo storico. Invece la valorizzazione al prezzo di mercato non ha riguardato i titoli strutturati ,cioè quei titoli i cui prezzi  non sono direttamente  osservabili dal mercato e sono fissati con metodologie più o meno fantasiose e arbitrarie, e dei quali sono particolarmente gravate  appunto le banche francesi e tedesche.

Ovvio che le banche italiane nelle quali si concentrano i nostri titoli di debito pubblico , non potendo mimetizzarsi dietro artifici contabili, siano andate immediatamente in affanno e siano state costrette in tutta fretta a loro volta a svendere titoli di stato per  recuperare liquidità , pena un ulteriore stretta del credito a imprese e famiglie, contribuendo a far volare il famigerato spread a livelli insostenibili.

Per le banche francesi e tedesche invece questi criteri contabili consentono agevolmente la convivenza  con situazioni patrimonialmente e finanziariamente veramente difficili e con necessità di ricapitalizzazione molto oltre le effettive necessità delle banche italiane.

A questo punto, considerato che la crisi italiana nel contingente è più finanziaria che economica, c’è chi comincia a nutrire dubbi sulle decisioni tecniche dell’EBA: mancata razionalità nel valutare i contraccolpi delle scelte o distillato di una volontà politica ben precisa e contraria agli interessi del nostro Paese ?

Ormai non c’è settore nel quale le normative europee non si rivelino sempre più astruse , incomprensibili, controproducenti.  Non lo dico per criticare il processo di unificazione europea, ma perché le vicende finanziarie di questi mesi alimentano dubbi sulla correttezza e trasparenza della sua attuazione.

Il nostro Paese è ormai in piena sindrome dell’emergenza, accingendosi con un sempre più probabile governo tecnico ad attuare misure economiche strutturali di lungo termine di devastante impatto sociale, perché così vuole l’Europa, lasciando invece  spalancata la voragine del vuoto di autorevolezza politica negli organismi tecnici  alle scriteriate decisioni dei quali vanno ascritte  le turbolenze dei mercati.

Oggi da un governo impropriamente definito tecnico, o di larghe intese, ci attendiamo solo provvedimenti dei quali nessun altro vuole la paternità, né forze politiche e sociali, né sindacati, perché impopolari e perché molto peggiorativi del nostro tenore di vita.

Ma il “ commissariamento “ è la soluzione o è solo una ulteriore breccia nell’integrità del Paese attraverso il quale altre nazioni si preparano a far man bassa a prezzi di saldo delle nostre banche e a privarci  della nostra capacità di autoderminazione?

I cittadini italiani meritano un governo legittimato da libere elezioni da tenersi il più rapidamente possibile, il cui premier sieda alla pari al tavolo europeo con gli altri leader, i cui esponenti negli organismi tecnici rappresentino con vera autorevolezza e potere negoziale gli interessi nazionali, che attui le riforme strutturali condivise, che  sappia dire no alla logica dell’emergenza ,ai diktat e ai commissariamenti, perché politicamente forte nell’esprimere le proprie competenze economiche e finanziarie.

Gianmario Beluffi

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