Cronaca

All’unanimità il Consiglio provinciale chiede la revoca dell’autorizzazione a Cavenord per la discarica

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La Regione revochi l’autorizzazione per la realizzazione della discarica a Cappella Cantone. Lo chiede compatto il Consiglio Provinciale, che oggi, superando per una volta gli steccati della politica, ha trovato la quadra su un documento unitario approvandolo all’unanimità (se si eccettuano le assenze di protesta di Maurizio Borghetti, Pdl, e Giampaolo Dusi, Prc). Al termine del lungo dibattito in corso Vittorio Emanuele, il Consiglio ha approvato un ordine del giorno il cui dispositivo è stato steso di concerto dai capigruppo di tutte le forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione. Questo, nel dettaglio, il dispositivo: “Il Consiglio Provinciale impegna la giunta a richiedere a Regione Lombardia, alla luce delle indagini in corso e a tutela dell’operato della Provincia, di revocare, in ragione di possibili motivi di autotutela, l’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla ditta Cavenord”. Di fatto, la Provincia di Cremona ora si esprime apertamente contro la discarica a Cappella Cantone e chiede alla Regione di fermare tutto. Toccherà al Pirellone dire l’ultima e decidere se accogliere o meno la richiesta uscita dal Consiglio Provinciale. In caso di accoglimento, si potrà considerare tramontata l’ipotesi Cappella Cantone per la discarica di amianto.

 

LA SEDUTA IN CONSIGLIO – Si è risolto in una dettagliata ricostruzione della vicenda l’atteso intervento del presidente Massimiliano Salini sulla discarica a Cappella Cantone. Il presidente è intervenuto in Consiglio Provinciale, prima della trattazione degli ordini del giorno sull’argomento. Scandendo le tappe nelle quali si è articolato il percorso tecnico avviato dalla richiesta di Cavenord, Salini ha chiuso con un accenno “all’ultima fase che coinvolge la magistratura”. “Alla luce delle indagini – ha terminato il presidente – l’amministrazione provinciale auspica una verifica approfondita. Si ritiene che di fronte a fatti come quelli noti sia opportuno che le amministrazioni ricorrano in autotutela”.

Incentrato invece esclusivamente sulle ultimi sviluppi delle indagini l’intervento dell’assessore all’Ambiente Gianluca Pinotti. L’assessore, in partioclare, ha confermato di aver avuto due incontri con Andrea Oldrati, consulente per la Locatelli. “Oldrati – ha detto Pinotti –  si è messo in contatto con la mia segreteria per due incontri”. Al primo, ha precisato l’assessore, ha partecipato anche il diretto del settore Ambiente della Provincia, Andrea Azzoni. Al secondo, oltre allo stesso Azzoni, erano presenti alcuni tecnici dell’amministrazione provinciale. In entrambe le occasioni “sono stati chiesti approfondimenti in merito all’iter” relativo alla realizzazione della discarica. Entrambi gli incontri si sono tenuti lo scorso anno.“La magistratura farà chiarezza – ha concluso Pinotti -, per tutto il resto parlano i nostri atti”.

LE MOZIONI – All’ordine del giorno della seduta di oggi sono stati iscritte due mozioni in corsa: la prima dal centrosinistra, la seconda dal centrodestra. Gli atti erano accomunati da una richiesta comune: impegnare la giunta provinciale a chiedere alla Regione la revoca dell’autorizzazione integrata ambientale concessa a Cavenord per realizzare l discarica a Cappella Cantone. Più diretta la mozione dell’opposizione: “Anche alla luce dei nuovi elementi emersi (il Consiglio impegna la giunta) ad annullare d’ufficio ogni atto autorizzativo riferito alla discarica di amianto di Cappella Cantone e ad assumere le iniziative conseguenti”. Leggermente più sfumato il dispositivo del centrodestra: “Il consiglio impegna la giunta a richiedere a Regione Lombardia, alla luce delle indagini in corso e a tutela dell’operato della Provincia, di valutare la possibilità che, in forma di autotutela si proceda alla revoca dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla ditta Cavenord”. Al termine del dibattito, su proposta del consigliere del Pdl Antonio Agazzi, la seduta è stata sospesa così da consentire ai capigruppo di maggioranza e opposizione di arrivare ad un unico testo. La mediazione è andata in porto e la nuova mozione è stata approvata con il voto di tutti i consiglieri.

STRAPPO DI BORGHETTI – Uniche eccezioni, il capogruppo del Pdl Maurizio Borghetti e il consigliere di Rifondazione, Giampaolo Dusi, entrambi fuori dall’aula al momento del voto. “Non voterò – ha spiegato Borghetti – perché non sono d’accordo. Dobbiamo ancora sapere se i dati (forniti dall’Arpa; ndr) sono stati falsati o no. Allora, perché, prima di saperlo, devo chiedere la revoca dell’autorizzazione? Al limite potrei chiedere la sospensione, non la revoca”. La motivazione di Borghetti ha indispettito Dusi, che a quel punto ha deciso di non partecipare al voto.

IL DIBATTITO – Qualche spunto dal dibattito di oggi in Consiglio Provinciale.

Giuseppe Torchio, nel suo appassionato intervento, ha rivendicato la trasparenza dell’operato della sua amministrazione, “fin dall’inizio contraria” alla discarica. “La spesa per l’acquisto della cava – ha detto Torchio -, 2,5 milioni di euro per un buco, era sufficiente a generare sospetti sull’operazione”. Ancora: “Perché non sono state esaminate le vicende societarie di Cavenord? Perché non si è affiancata la Lameri nella sua azione al Tar (contro il progetto discarica)?”. L’ex presidente ha infine lamentato “la freddezza, lo scherno, l’isolamento politico ricevuto quando abbiamo dato l’allarme, come abbiamo fatto per il caso Tamoil”.

Per Giovanni Biondi (Api), quella sulla discarica “è una pagina triste, una delle più amare per il territorio”.

Andrea Virgilio, Pd: “Da parte di questa maggioranza s’è sempre stato un atteggiamento di ambiguità sul procedimento per la discarica”, riferito alla linea politica seguita dalla giunta Salini.

Massimo Araldi (Api): “Ribadisco la mia convinzione nella vostra onestà, ma quel blocco monolitico che costituiva il potere in Lombardia si va sfaldando. I tempi della resa dei conti sono vicini”.

Franco Mazzocco, Lega, ha puntato sui “forti dubbi di natura ambientale” e sulla “contrarietà sul sito di Retorto” da parte del Carroccio. “Siamo disponibili a ricercare soluzioni alternative – ha dtto -, come l’inertizzazione o altri siti”.

Giuseppe Trespidi (Udc), ha ricordato come “i fatti di malaffare si stanno un po’ troppo ripetendo in consiglio e nella giunta regionale”. “Chiedere la revoca dell’autorizzazione a questo punto è un atto dovuto e si appura che i dati (dell’Arpa; ndr) sono stati manomessi – ha concluso Trespidi – è giusto togliere Retorto dai siti possibili per la discarica”.

 

Federico Centenari

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