Cronaca

Violenza alla convivente Imputato assolto, la difesa: "Era lui la vittima"

Nella foto, l’avvocato Curatti

Assolto dalle accuse di violenza sessuale, appropriazione indebita, maltrattamenti in famiglia, e ingiuria. La sentenza è stata emessa dal collegio presieduto dal giudice Pio Massa nei confronti di un 36enne senegalese difeso dall’avvocato Luca Curatti. Per l’imputato, che è stato condannato a dieci mesi, pena sospesa, solo per non aver rispettato l’obbligo di assistenza morale alle due figlie, il pm aveva chiesto per tutti i capi di imputazione 4 anni di reclusione e 50.000 euro di multa.

Pesanti le accuse a carico dell’imputato, un “marcantonio” alto un metro e novanta, che per la procura aveva abusato con violenza delle condizioni di inferiorità fisica della convivente italiana, costringendola più volte a subire atti sessuali. E ancora: l’aveva maltrattata in più circostanze, picchiandola ripetutamente fino a provocarle contusioni ed ecchimosi in varie parti del corpo, e l’aveva ingiuriata, dicendole “drogata, delinquente”. Sempre per l’accusa, l’uomo si era anche appropriato di mobili e abiti della convivente, con abuso di relazioni domestiche e di coabitazione. I fatti vanno dagli inizi del marzo 2007 a fine maggio dell’anno successivo.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato Curatti è riuscito a smontare le accuse e a convincere i giudici dell’innocenza del suo assistito. Il legale ha rilevato la mancanza in atti di referti medici che attestassero la presenza di ecchimosi, tumefazioni o segni prolungati di maltrattamenti, riportandosi anche alle dichiarazioni di amici, vicini di casa e conoscenti della coppia. “Anche i testimoni sentiti in aula”, ha detto il legale, “si sono limitati a riferire, in modo alquanto generico, fatti appresi dalla parte offesa. Altri, addirittura, hanno smentito le ipotesi accusatorie”.

“In verità”, ha continuato Curatti, “era il mio cliente la vera vittima di comportamenti irrispettosi, per non dire vessatori, da parte dell’allora convivente, che non gli permetteva di riposare quando tornava stanco dal lavoro notturno di magazziniere, aggredendolo più volte verbalmente, fino ad arrivare in un’occasione a picchiarlo. Risulta poi che la stessa abusasse di sostanze alcoliche e facesse anche uso di stupefacenti”. Uno dei testimoni sentito a processo aveva dichiarato che l’imputato si era presentato a casa sua dicendo di avere paura. “Ogni volta che litigavano”, aveva spiegato il teste, “lui correva da me a casa mia, e mi diceva che aveva paura di restare in casa con lei ‘perché lei mi attacca e ho paura di rispondere, perché se rispondo vado sempre io nei guai’”. “Poi”, aveva ricordato il testimone, “dopo un’ora lei chiamava e piangeva chiedendomi di aiutarla a farlo tornare a casa. Il motivo principale per cui litigavano era l’alcol, soprattutto quando beveva lei”.

Per la difesa, “il fatto che la donna avesse continuato a convivere con l’imputato anche dopo averlo denunciato svela un ulteriore e chiaro profilo di inattendibilità e infondatezza del teorema accusatorio”. Nella sua arringa, Curatti ha anche fatto riferimento ad un sms nel quale lei confessava di sentire la mancanza dell’imputato e dichiarava di volergli ancora bene. “Nessun elemento obiettivo di riscontro, dunque, alle mere e per giunta contraddittorie affermazioni della parte offesa”.

Sara Pizzorni

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