Cronaca

Infiltrazioni mafiose, aziende cremonesi fuori da Expo. 'L'altra 'ndrangheta' ombra su nostro territorio Parla il procuratore Dell'Osso

Nella foto, il procuratore generale Dell’Osso e il palazzo di giustizia di Brescia

Infiltrazioni mafiose a Cremona, è allarme: anche alcune aziende del Cremonese sono state colpite da misure interdittive in relazione all’Expo. A darne notizia, nella mattinata di venerdì, è stato il procuratore generale del nostro distretto Pier Luigi Maria Dell’Osso durante una conferenza stampa organizzata presso il palazzo di giustizia di Brescia. Nel distretto (che oltre Brescia comprende Cremona, Crema, Mantova e Bergamo) sono una trentina le aziende interessate da misure interdittive, sia riguardo al fenomeno della criminalità organizzata, sia, più nello specifico, ai rischi di infiltrazioni mafiose nell’Expo. Nella provincia cremonese per il procuratore generale Dell’Osso “la criminalità organizzata non è assolutamente trascurabile. C’è molto sommerso da esplorare e da investigare”. A Cremona, in particolare, c’è l’ombra della ‘ndrangheta, o meglio della più particolare “altra ‘ndrangheta”, un tema che Cremona Oggi ha più volte trattato nei mesi scorsi (vedi i link in basso). Si tratta di un’organizzazione caratterizzata da un’abile capacità di mimetizzazione e da soggetti che godono di un’ampia autonomia dalla casa-madre calabrese. Una forma di ‘ndrangheta diversa, in via di sviluppo, in espansione in un territorio che, partendo dalla vicina zona emiliana, comprende anche le province di Mantova e Brescia e sconfina in Veneto.

Negli ultimi vent’anni, Dell’Osso, 65 anni, che arriva dalla procura nazionale Antimafia fondata assieme ad altri 19 colleghi, ha coordinato anche le procure distrettuali di Brescia e di Milano. Vive sotto scorta. Il suo insediamento a Brescia come procuratore generale risale ad un mese fa, e ancora oggi uno dei suoi obiettivi primari è quello della lotta alla ‘ndrangheta, così come pure la ferma volontà di insediare a Brescia una sede della Dia, Direzione investigativa antimafia. Un argomento molto caro a Dell’Osso, che sa bene quanto sarebbe importante per Brescia in una logica di presidio del territorio lombardo, dato che in tutta la regione solo Milano può contare su una sede Dia.

Questa mattina il procuratore generale, che tra l’altro si è occupato di sequestri, del narcotraffico colombiano e messicano, di casi scottanti come il crack del Banco Ambrosiano, e di personaggi di spicco come Michele Sindona, Licio Gelli e Roberto Calvi, ha fatto un excursus sulle varie sfaccettature della criminalità che si sono insediate nel distretto, e nello stesso tempo ha sottolineato con preoccupazione l’annoso problema della grave carenza di magistrati e personale che si registra in tutte le città, Cremona compresa. Un distretto, quello di Brescia, che  per numero di abitanti è pari a quello di Torino, ma che deve fare i conti con un numero molto inferiore di magistrati. Nelle procure del distreto di Brescia ci sono 56 magistrati per quasi due milioni di abitanti. Quella di Torino di magistrati ne ha 137 per due milioni e mezzo di abitanti, quello di Geonova ne ha 66 per un milione e centomila abitanti. “Numeri non compatibili”, per il procuratore generale, “in un tessuto sociale qual è il nostro dove si concentrano società, assicurazioni, banche, finanziarie. Insomma, la stragrande maggioranza delle attività produttive ed economiche presenti in Lombardia”. “La procura di Brescia”, ha ricordato Dell’Osso riferendosi all’emergenza organico, “è stata dichiarata sede disagiata in due occasioni. Un magistrato che si trova sul groppone 3.500 procedimenti di arretrato non fa nemmeno in tempo a sfogliare altro. Si capisce perché le nostre procure siano fortemente sottodimensionate”. “Il proposito”, ha detto Dell’Osso, “è quello di rivedere la dispersione e la suddivisione delle risorse, di utilizzare al massimo quelle disponibili e di sfruttare al meglio anche quelle che arriveranno”.

Il procuratore generale è poi tornato a parlare di mafia, “la parola più nota e utilizzata al mondo preceduta solo dalla parola ‘pizza’”, di criminalità economica, di criminalità organizzata, della presenza di slavi, kosovari, albanesi, sudamericani e cinesi, del fenomeno della prostituzione, “ormai così largamente organizzata”, del traffico di stupefacenti, del traffico di armi, dell’immigrazione clandestina e della riduzione in schiavitù. In particolare, Dell’Osso ha parlato dell’aumento sul nostro territorio di cittadini russi, un aumento che ha portato un alto volume di investimenti di lusso. “Alcune ville della riviera gardesana”, ha fatto un esempio il procuratore, “sono state proprio acquistate dai russi”.

E ovviamente  uno sguardo all’Expo, “un evento vastissimo che conta 150 paesi espositori ma che è anche un’arma di prima scelta delle mafie”. “Come membro e componente della commissione prefettizia per l’alta sorveglianza e vigilanza sui rischi di infiltrazioni mafiose nei lavori dell’Expo”, ha spiegato ancora il procuratore generale, “ho un chiaro quadro delle problematiche. E’ un evento che attrae fortemente per i suoi risvolti economici la malafinanza e anche le consorterie criminali italiane e straniere che vedono nell’evento grandi possibilità di accumulare ricchezze illecite e magari anche di riciclare. Proprio per questo occorre che da parte di tutti ci sia uno sforzo sinergico a fare di più affinché il prodotto giustizia funzioni al meglio”.

Sara Pizzorni

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