Cronaca

Le ex case dei preti riaprono per dare ospitalità ai profughi

Villarocca (frazione di Pessina), Borgo Loreto, Cignone, Pieve Terzagni, Cà de Stefani, Castelnuovo del Zappa, Castelverde. Oltre ad alcune altre strutture parrocchiali casalasche ancora da individuare. E’ questa la lista dei luoghi dove tramite la Caritas è stata data una risposta all’appello della Prefettura per dare ospitalità ai profughi. Ferme restando le difficoltà di dare accoglienza immediata con solo poche ore di preavviso, c’è da registrare che soltanto le strutture diocesane cattoliche (oltre al Comune capoluogo) stanno rispondendo alla richiesta del Viminale. Alcune di esse sono già state in prima fila, come la vecchia sede della comunità di recupero la Zolla, a Borgo Loreto, che questa estate ha dato ospitalità a dieci persone; o la comunità Magnificat di Villarocca, gestita dalla Federazione Oratori Cremonesi che a fine luglio ne ha ospitate altrettante.Ne dà notizia il sito della Diocesi www.diocesidicremona.it: adesso si registra anche la disponibilità di alcune canoniche non più utilizzate nelle frazioni dei paesi (nessuna, invece, nel capoluogo) come quella di Ca’ de Stefani, a Vescovato, su iniziativa del moderatore dell’unità pastorale, mons. Attilio Arcagni, dove nei prossimi giorni potranno essere ospitati cinque profughi. Altri sei posti letto saranno messi a disposizione nella vicina casa parrocchiale di Pieve Terzagni, grazie all’interessamento del parroco di Pescarolo, don Francesco Castellini. Disponibilità per altre cinque persone anche a Cignone, la comunità retta da don Giovanni Tonani. Numeri importanti per il comune di Castelverde con due diverse soluzioni garantite dal parroco don Roberto Rota. L’appartamento ricavato nella canonica di Castelnuovo del Zappa, e già da tempo utilizzato per fronteggiare emergenze abitative, presto potrà accogliere cinque profughi. Una decina, invece, andrà all’Opera Pia “Ss. Redentore” di Castelverde.

«Anche altri parroci, anche della zona Casalasca, – dichiara don Antonio Pezzetti, direttore Caritas, al sito della Diocesi – si sono resi disponibili, ma dobbiamo ancora valutare l’idoneità degli ambienti. Speriamo di poter presto smistare sul territorio altre persone: questo è molto importante, perché permetterà di decongestionare la  Casa dell’Accoglienza, dove ormai non c’è più posto. Basti pensare che solo dall’inizio dell’anno abbiamo accolto oltre 200 profughi, di cui più della metà è ancora presente». «Occorre sottolineare – sottolinea don Pezzetti – che i profughi, anche se ospitati nelle parrocchie, continueranno a essere seguiti dai nostri operatori. Anche perché durante la giornata daremo loro la possibilità di raggiungere Cremona per seguire i corsi di italiano che sono necessari per una loro maggiore integrazione nella società e per espletare tutte quelle pratiche sanitarie e burocratiche necessarie per ottenere l’asilo politico».
«Tutto questo – conclude l’articolo pubblicato sul sito della Diocesi –  rimborsato solo con i 30 euro che lo Stato paga per il mantenimento giornaliero di queste persone, fatto di vitto, alloggio, trasferimenti, spese farmaceutiche e molta burocrazia». Al proposito, la Prefettura precisa che la somma corrisposta dallo Stato per l’accoglienza ammonta a 35 euro giornalieri a cui è da aggiungere l’Iva e che la «molta burocrazia» consiste in due pratiche: quella sanitaria (a cui provvede l’Asl all’arrivo dei profughi) e quella dell’avvio delle procedure per l’ottenimento dell’asilo politico.

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