Lettere

Inverno demografico: sempre meno i bambini nati in Italia

da Stefano Foggetti

Gentile Direttore,

è notizia di questi giorni l’allarme lanciato sull’ “inverno demografico” che il nostro Paese sta vivendo. I dati aggiornati al 2013 parlano di una riduzione ulteriore rispetto agli anni passati dei bambini nati in Italia, ormai sempre più vicini alla soglia dei 500mila bebè. Impietoso poi il paragone se si confronta il dato con il picco raggiunto nel baby boom di metà anni sessanta. Poco più di un milione di nuovi italiani all’anno. Purtroppo però il problema oltre a suscitare poche parole e quasi zero iniziative da parte della politica, altro non fa. Eppure quello che sta succedendo ha e avrà ripercussioni immani sulla società in cui viviamo. Oramai è dalla fine degli anni 70 che il ricambio generazionale in Italia non c’è più (i famosi 2,1 figli per donna) ma di politiche incentivanti per la natalità non se ne vedono. Un governo davvero lungimirante capirebbe l’opportunità di un’azione volta in tal senso. Guardiamo per un momento solo il punto di vista meramente economico. Quali sono le categorie di persone che più sono propense al consumo? il pensionato 70enne o il giovane di 20 o 30 anni che magari inizia a costituire a sua volta una famiglia? Chi tra loro sarebbe in grado di rilanciare i consumi interni? Ma noi siamo stati in grado di dimezzare questa categoria di “consumatori”!

Il nostro Paese attualmente si sta reggendo sui 50-60enni figli del lavoro sicuro, della pensione a metodo retributivo sicura, che hanno risparmiato e che quindi possono ancora permettersi di aiutare le nuove generazioni. Ma in futuro quando questo paracadute sociale non ci sarà più cosa succederà?
Quello che stiamo vivendo senza troppi giri di parole è un “suicidio etnico” di un popolo. Folle è chi dice che con l’immigrazione si compenserà il calo numerico degli italiani di origine. A cosa servono le politiche economiche, di cultura, di salvaguardia dell’ambiente se nel giro di qualche generazione non ci sarà più un popolo con storia millenaria a goderne? Quale padre o madre non pensa al futuro dei suoi figli oltre a che a se stesso?

Devono innanzitutto cambiare la mentalità e le priorità di obbiettivo di chi ci governa.Ci si concentri dunque su serie politiche per la natalità. Ogni nuovo cittadino italiano deve essere visto come un’opportunità per il Paese e non come un costo che spesso disincentiva le famiglie a procreare, fermandosi magari al primo figlio.
Il problema più grande sfortunatamente è che per ragionare sui 20enni di domani si deve iniziare con 20 anni di anticipo. Siamo quindi drammaticamente in ritardo.

Stefano Foggetti
portavoce provinciale Fratelli d’Italia-AN Cremona

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