Cronaca

Confesercenti: 'Si temeva il peggio: commercianti avvisati di chiudere già dal giorno prima Asvicom: 'Città in attesa delle scuse del sindaco'

foto Sessa

Sui fatti di sabato interviene il presidente della sede cremonese di Confesercenti, Giuseppe Bini: “Le paure e le forti preoccupazioni dei commercianti  si sono purtroppo rivelate fondate. La violenza cieca e fine a se stessa, ancor più grave perché programmata e studiata a tavolino ha per un  giorno intero messo in ginocchio la città e l’intero commercio. Fin dal mattino tanti negozi del centro e delle vie interessate dal corteo, cioè la città intera perché il percorso interessava gran parte di Cremona, avevano chiuso e tanti schermato le vetrine per rendere irriconoscibile il tipo di negozio e di servizi offerto. Fin dal mattino una città vuota. Una città quasi spettrale. Nessuno per le strade. Sembrava ci fosse il coprifuoco ed in effetti era così. L’invito ai commercianti da parte del Comune di tenere chiusa l’attività il sabato pomeriggio come forma cautelativa era già un’allerta generale per quello che drammaticamente avremmo visto da lì a qualche ora. La libertà di manifestare e testimoniare il proprio pensiero si è tramutato in un blocco di tutte le attività della città,  la limitazione alla libera circolazione, con danni ingenti al commercio ed ai commercianti. Oltre alla crisi che morde e riduce di molto la capacità di spesa dei cittadini si aggiunge un sabato drammatico, dove la distruzione e la violenza l’ha fatta da padrone. La distruzione, ancora una volta delle vetrine dei negozi (ma perché veniamo sempre colpiti noi?) e delle banche prese a simbolo non si sa bene di che cosa completa un quadro devastante che presenta forze politiche antagoniste, assolutamente  minoritarie, che impongono le loro logiche violente e cieche ad una città che cerchiamo, come commercianti, di rendere accogliente e aperta. E adesso chi ripaga i commercianti? Chi rifonde il mancato incasso?  chi ripaga le vetrine infrante?  chi ripaga la città?

Per fortuna le forze dell’ordine erano preparate e pronte a fronteggiare quello che non avremmo mai voluto vedere nelle nostre strade ed a loro va il nostro plauso ed il nostro grande ringraziamento. Sorge spontanea una domanda: le istituzioni preposte Comune, Prefettura; Questura, Forze dell’Ordine davvero non  potevano evitare questo sfregio alla nostra cittadina? Alla luce dei forti timori delle forze dell’ordine che , evidentemente, sapevano gia’ cosa sarebbe successo, non si poteva confinare il legittimo diritto a manifestare in uno spazio più controllabile, più circoscritto, più decentrato?”. Bini chiede stop a tolleranza e coperture politiche e lo stop a concessione di sedi ai violenti.

AGGIORNAMENTO – Sullo stesso tono anche l’intervento di Asvicom Cremona: il presidente Berlino Tazza definisce i fatti di sabato “Una manifestazione pretestuosa che ha avuto un epilogo prevedibile”.

“Una città devastata dalla violenza e dalla cecità di chi non ha saputo prevedere il disastro, una città che è ancora in attesa delle scuse del suo primo cittadino, co-responsabile moralmente – insieme alle forze politiche e sociali che hanno ostinatamente “tirato dritto” sulla decisione di autorizzare la manifestazione – per non aver “urlato” a dovere affinché fossero dissuasi gli organizzatori o fosse garantita la sicurezza, diritto di ogni cittadino” sottolinea Tazza. “Chi ha pensato e predisposto la manifestazione non si è appellato al buon senso, che dovrebbe invece contraddistinguere ognuno di noi, a maggior ragione chi ricopre un incarico pubblico. Il Corteo era da evitare: non si tratta di limitare il sacrosanto diritto a manifestare idee e posizioni pacifiche, ma di far prevalere la ragione e divulgare il proprio senso civico, per una volta senza scendere in piazza, a maggior ragione in un momento tanto delicato come quello che Cremona stava vivendo in relazione ai recenti avvenimenti dei centri sociali. Chi ha autorizzato il Corteo e chi non è intervenuto con forza per evitare che situazioni come quelle accadute potessero essere evitate è tanto responsabile quanto gli organizzatori stessi.

Che la manifestazione non fosse una buona idea era chiaro a tutti. In città da una settimana si respirava un clima di terrore. Proprio lo scorso venerdì, Antonio Pisacane, direttore di Asvicom sede di Cremona, in qualità di portavoce delle associazioni di artigiani e commercianti del Distretto Urbano del Commercio, aveva chiesto a gran voce, se fosse possibile evitare la manifestazione, quantomeno di mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire il diritto a lavorare delle categorie rappresentate, evitando che il circuito comprendesse le vie del centro storico. L’appello non è stato ascoltato e il corteo non ha raggiunto il centro solo perché gli episodi di violenza si sono verificati prima, in viale Trento e Trieste. Ad ogni modo, il terrore dei cremonesi era chiaro già alla prime ore del sabato: negozi chiusi, serrande abbassate, vetrine coperte, cremonesi barricati in casa.

Una tragedia quasi annunciata, dunque. Poco chiara solo a chi (vien da pensare senza una cultura storica e politica adeguata) ha ostinatamente concepito di farla e a chi l’ha politicamente sostenuta. Ciò che ci aspettiamo all’indomani dei danni arrecati alla città stimati, al momento, in mezzo milione di euro – continua Tazza –  sono azioni concrete per i commercianti e i cittadini che hanno subito danni materiali, poiché morali li ha subiti tutta Cremona. Occorre che qualcuno si assuma delle responsabilità precise e che dia risposte realistiche a tutti coloro che hanno visto lesi i propri diritti e la propria libertà. I cittadini che abbiano subito danni alle proprie attività o ai propri beni si facciano stimare il danno e pretendano di essere rimborsati da chi, ciecamente, non ha saputo o voluto prevedere il disastro.

E’ arrivato il momento di dire basta al solito indegno spettacolo dello scarica barile ed è giunto il momento di individuare i responsabili per quanto accaduto. Asvicom Cremona, intanto, sta valutando la possibilità di sostenere le spese legali di coloro che vorranno costituirsi parte civile”.

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