Cronaca

Provincia, di tutto per risparmiare Orario 'ristretto' e affitti tagliati

Provincia alle prese con i risparmi su tutti i fronti, ora che  si entra nel vivo della stesura di bilancio, che i tecnici sperano ancora di poter chiudere nonostante il drastico taglio dei finanziamenti statali.  Tra le tante incertezze che gravano sull’ente, c’è anche la possibile sanzione per lo sforamento del Patto di stabilità avvenuto lo scorso anno. Non ci sono ancora notizie certe, ma la sanzione potrebbe oscillare tra 1 e 2 milioni di euro, in relazione all’entità dello sforamento. Molteplici le linee di intervento su cui presidente Vezzini e dirigenti stanno lavorando per far quadrare i conti almeno in questo 2015. Tra gli interventi sul fronte del personale circola l’ipotesi, già prospettata alle organizzazioni sindacali, di anticipare l’orario estivo, che di solito entra in vigore a giugno, chiudendo gli uffici per tre pomeriggi alla settimana, limitando a due i rientri pomeridiani. Attualmente invece i rientri avvengono quattro giorni su cinque. Questa rimodulazione oraria, che già avviene in altre Province, consentirà di ridurre le spese di riscaldamento, ma anche quelle per l’erogazione dei buoni pasto, di cui si può usufruire solo nei giorni dei rientri. E comunque il bonus mensile per il pranzo verrebbe ridotto.

Di queste e di altre misure hanno parlato i dirigenti  con le organizzazioni sindacali nei giorni scorsi, un incontro nel quale hanno iniziato a circolare i prospetti di quello che dovrà essere il dimezzamento della spesa per il personale derivante da applicazione della legge Delrio e legge di Stabilità. Un dimezzamento che più o meno vale 8 milioni di euro. Per ciascun settore (agricoltura, patrimonio, ecc.) è stata calcolata la spesa per il personale, indicando anche quanti addetti sono destinati al pensionamento o al prepensionamento nei prossimi due anni. Da questi calcoli emerge che per svolgere le funzioni fondamentali che la legge Delrio assegna alle Province, ci sarebbero una trentina di figure in soprannumero. Il problema è che il Governo non ha ancora emanato i decreti che fissano i criteri sulla cui base individuare il personale destinato alla mobilità; e la Regione va a rilento nella decisione finale sulle risorse che intende mettere a disposizione per riassorbire alcune funzioni. Come l’Agricoltura, ad esempio, che dovrebbe ritornare in capo a Milano, ma senza che sia chiaro se tutto il personale vi transiterà.

Il prospetto sul personale è stato  presentato anche anche ai consiglieri provinciali, riuniti venerdì pomeriggio.

Intanto si stanno mettendo in pratica altre forme di risparmio: sugli affitti delle sedi decentrate, ad esempio. Gli uffici al primo piano di corso Vittorio Emanuele II, di fronte  al palazzo del Governo, sono già stati disdettati e il personale (tranne quello dell’Ato che però è autonomo nel budget di spesa) concentrato nella sede centrale.  Si continua a pagare l’affitto, invece, per la sede di via Dante, il palazzo giallo di fianco alla Regione, dove si trovano Agricoltura, Ambiente, Lavoro, Istruzione, Servizi sociali. C’è da capire, ad esempio per l’Agricoltura, se la regione sia interessata a mantenere gli uffici in quella sede oppure no.

Come afferma un dirigente dell’ente, è in questo momento difficilissimo capire cosa accadrà, “siamo come in un puzzle in costante movimento, non si riesce a fissare un punto fermo”. Roma è sentita lontana, là è stata varata una legge (la Delrio) che disegnava solo la cornice della riforma rimandando i contenuti a decreti che non sono ancora arrivati.

Giuliana Biagi

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