Politica

Il consiglio comunale (con tanti assenti) salva Aem dal fallimento

foto Sessa

Svalutazione di Aem per salvarla dal fallimento: l’operazione varata dalla Giunta due settimane fa è approdata oggi in un Consiglio Comunale dove molti erano i banchi vuoti, considerata la rilevanza dell’atto di indirizzo. (Aem: il capitale sociale passa da 97 a 57 milioni); (Nelle casse del Comune 2,1 milioni in meno  di dividendi Aem). Lungo il dibattito, con Pd e Fare Nuova la Città nettamente favorevoli ad una scelta “dolorosissima”; e con le minoranze contrarie, soprattutto la Lega Nord, particolarmente agguerrita (come ha detto Alessandro Carpani) non tanto contro le scelte adottate oggi, ma piuttosto contro chi ha guidato Aem negli ultimi trent’anni sulla base delle stesse appartenenze politiche che hanno contemporaneamente amministrato la città. A difesa dell’operazione di riduzione del capitale sociale hanno parlato il capogruppo Pd Bona, i consiglieri Lipara, Burgazzi e Poli. Alla fine l’atto di indirizzo è passato con 18 voti a favore, 5 contrari e 1 astenuto.

GLI INTERVENTI  – Il dibattito è iniziato dopo un’eccezione formale di Federico Fasani, Ncd, secondo il quale la formulazione dell’ordine del giorno sulla riduzione del capitale di Aem non è corretta. “Il sindaco vuole scaricare la responsabilità della scelta della maggioranza, sull’intero Consiglio”, ha detto sostanzialmente il consigliere di Ncd, presentando una mozione d’ordine che chiedeva di riformulare la delibera. Dopo un confronto con Giovanni Gagliardi, sono intervenuti Luca Burgazzi ed Enrico Manfredini, Pd e Fare Nuova la Città: quella che stiamo per votare – hanno detto – è una delibera difficile, operare una svalutazione rispetto all’azienda è un passaggio doloroso e la maggioranza si assume una grossa responsabilità nei confronti della città. “Aem rappresenta uno dei valori aggiunti dell’amministrazione indipendentemente dal colore politico di chi la amministra. Ci auguriamo che questa azienda torni ad essere non più un problema, ma parte della soluzione di un problema”, ha detto Burgazzi. Manfredini: “Questa svalutazione, per quanto dolorosa è un atto dovuto per far corrispondere il valore effettivo dei beni alle scritture del bilancio. Temo che fare diversamente sarebbe un falso in bilancio. E’ un passaggio doloroso, ma indispensabile”.
Dura la replica di Alessandro Carpani (Lega Nord): “Ci si lamenta dei 30 milioni che costerebbe il referendum sull’autonomia lombarda, ma Cremona in un colpo solo spende più di 40 milioni per svalutare Aem. Le colpe di questa situazione sono dovute in parte all’amministrazione Perri, ma anche alle scelte fatte da questa amministrazione, come ad esempio la messa a disposizione dei cavidotti ad A2A a titolo gratuito. Altro esempio: le ultime perdite, circa 1,9 milioni di euro, su accantonamento per gestione discarica Malagnino: deriva da errori delle passati gestioni. Oggi con molta leggere ci apprestiamo (noi voteremo no) all’ennesima riduzione del capitale sociale dell’unica società pubblica cremonese. Riduciamo il 50% del capitale, con leggerezza: questi sono i soldi dei cremonesi, un colpo al cuore di tutti i cittadini”.
Luigi Lipara (Pd) ha ricordato tutte le prese in carico di asset costosi avvenute da parte di Aem, sgravando così il Comune, ma senza ricevere canoni in cambio. “Poi nel 2010  – aggiunge Lipara – Aem cede le reti e gli impianti a Lgh: qui c’è uno iato, si sono fatte operazioni che hanno sottratto flussi di cassa all’azienda, mantenendo però costanti tutte le voci in uscita. Aggiungo a questo, nel 2011, l’acquisto dell’ex macello (12 milioni non controbilanciati da nessuna entrata). Sull’idrico ha sempre investito molto. I bilanci di Aem dicono cose diverse da quelle dette da Carpani: i canoni non andavano neanche a copertura degli investimenti. Qui si tratta di fatto di restituire il valore che questa azienda ha a libro”.

Il sindaco Galimberti risponde con veemenza a Carpani: “Le chiedo: quali azioni non vanno bene in termini di rilancio del territorio? E’ vero che i patti mantengono i canoni dei cavidotti a zero, come ora, ma almeno adesso Aem non dovrà fare nuovi investimenti, come era costretta a fare prima. Lo stesso vale anche per l’illuminazione pubblica e per l’operazione delle fibre ottiche: non era sostenibile una forma contrattuale come quella che c’era prima. Inoltre, questo atto di indirizzo è indispensabile per poter asseverare il bilancio di Aem. Usando la parola ‘leggerezza’ ripetuta per tre volte, lei sta offendendo il Cda di Aem, che per 18 mesi ha lavorato su questo percorso”.

Fasani ritiene invece che “siamo di fronte ad un passaggio costruito molto tempo fa. Ricordo quando il Comune affidava uno studio su Aem affidato dal Comune alla Albion. Alcune settimane fa il Tar ha stoppato una consulenza da 150mila euro affidata da Aem ad Albion. Complessivamente, le consulenze affidate a questo soggetto valgono qualcosa come 500mila euro. La società di consulenza ha in qualche modo accompagnato il risultato di tutto quello che oggi vediamo, il cui esito finale è la svalutazione del capitale. Fa un po’ specie che invece quando le consulenze non fanno comodo, come quella di Leap sul termovalorizzatore, vengano accantonate. Io penso – conclude Fasani – che l’emergenza di questa azione non ci sia, in realtà c’era un progetto iniziale che supera tutte le vicende locali. Il percorso è stato molto ben studiato fin dall’inizio, ha ottenuto appoggi necessari fuori dalle mura della  città. La domanda che continuo a farmi è: quali sarebbero le conseguenze nel non rispettare l’art. 67 della legge fallimentare, dal momento che nessuno ha mai chiesto il fallimento dell’azienda?”

Paolo Carletti (Psi, di professione avvocato) ha sciolto il nodo giuridico sulle possibili conseguenze di una sentenza avversa ad Aem, nella causa promossa dal secondo classificato nella gara per l’advisory indetta da Aem e vinta da Albion: “Al momento la sentenza non è esecutiva perchè è in corso l’appello al Consiglio di Stato. Un esito negativo comporterebbe nella peggiore delle ipotesi una possibilità di risarcimento d’anni al secondo classificato”.

Ancora Lipara, a mettere in evidenza il carattere necessario della riduzione di capitale: “Con rate di interessi che arrivano a 13 milioni e flussi di cassa zero, io non vorrei trovarmi nei panni di un consigliere di amministrazione di Aem. Da un momento all’altro potremmo doverci trovare a portare i libri in tribunale. Le attività strumentali per conto del Comune ammontavano a circa 2 milioni; lo stesso dicasi per i debiti verso fornitori. Una patrimoniale come Aem non aspetta di vedere se un creditore presenta istanza di fallimento o decide di aprire procedure di liquidazione. Io credo che saggiamente sia stata presa una soluzione diversa, ma altrettanto drastica”.

Ferruccio Giovetti  (Forza Italia) annuncia che si assenterà al momento del voto: “Mi rimane un grosso dubbio: se non ci fosse stata la sciagurata operazione che ha portato alla vendita di Lgh ad A2A saremmo arrivati a questo punto? Per questo non parteciperò alla votazione”.

Conclude Carpani: “Il nostro giudizio negativo su questa delibera deriva da una critica per come è stata gestita negli ultimi trent’anni Aem. Siamo qui a votare una delibera come se negli anni scorsi non fosse mai successo niente; come se chi ha amministrato l’azienda negli anni scorsi non fosse mai esistito, né fosse stato nominato da qualcuno. Forse l’unica persona che non ha colpe di questa situazione è il sindaco, che in queste cose non ha mai preso parte. Se adesso Aem è arrivata a questo punto, la colpa è di chi ha amministrato la città in tutti questi anni. Aem ha di fatto buttato via dei soldi ‘perchè serviva alla città’, anche a costo di distruggere, dissanguare la nostra muncipalizzata. La colpa è di chi ha fatto le nomine in tutti questi anni”.

gb

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