Politica

Area Vasta, dura presa di posizione di Galimberti: 'No frammentazione territoriale'

Dopo il documento dei sindaci del Cremasco, inviato a Maroni esortandolo a prendere in considerazione la loro proposta di scindersi da Cremona-Mantova per andare con Lodi, arriva la presa di posizione del sindaco Galimberti, che stamattina ha mandato un documento al sottosegretario Luciano Pizzetti, al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, agli assessori regionali Daniele Nava e Cristina Cappellini, ai consiglieri regionali Carlo Malvezzi, Agostino Alloni e Federico Lena, al vicepresidente della Provincia Davide Viola, a tutti i sindaci della provincia di Cremona, alla presidente del Consiglio comunale Simona Pasquali, al presidente della Commissione Area Vasta Giovanni Gagliardi, al presidente della Camera di Commercio Gian Domenico Auricchio, ai presidenti della Provincia di Mantova Alessandro Pastacci e di Lodi Mauro Soldati, al sindaco di Mantova Mattia Palazzi e al vicesindaco di Lodi Simonetta Pozzoli, ai segretari generali Cgil, Cisl e Uil di Cremona.

Nella missiva il sindaco di Cremona definisce “incerta, non motivata e rischiosa la scelta di spaccare la Provincia di Cremona con Crema e Lodi in una possibile nuova area vasta. In questo momento storico stare uniti, da Crema a Casalmaggiore, è una scelta vincente per tutti”. Questo il messaggio del Sindaco del comune capoluogo, quale contributo alla riforma territoriale in corso”.

“Ogni territorio deve esprimersi e deve tenere conto delle conseguenze delle sue scelte sugli altri territori, ovvero è chiamato a curare gli interessi propri con uno sguardo ampio, che tenga conto anche del bene complessivo del territorio, della Regione e del paese: Cremona lo sta facendo” scrive Galimberti, ricordando lo studio commissionato dalla Camera di Commercio di Cremona. Uno studio che “ci dice che un’area vasta Cremona-Lodi o una Cremona-Mantova sono entrambe scelte interessanti, fattibili e con motivazioni importanti, anche se la scelta Cremona-Mantova appare un poco più fondata. Più complessa e difficile la scelta di tenere insieme Lodi, Cremona e Mantova. Incerta, non motivata e rischiosa la scelta di spaccare la Provincia di Cremona con Crema e Lodi in una possibile nuova area vasta. Condividiamo totalmente queste conclusioni, motivate e ponderate, che confermano quello che abbiamo sempre sostenuto. In questo momento storico stare uniti, da Crema a Casalmaggiore, è una scelta vincente per tutti e anche per Cremona”.

Il territorio, secondo il primo cittadino, “ha una forza e una potenzialità di sviluppo altissime. Ci uniscono esperienze industriali e poli artigianali di alto livello, una tradizione sociale e culturale con progetti importanti, servizi in comune consolidati, la forza di un’area agricola con un grande peso nella trasformazione agroalimentare. Verso l’area milanese ci portano la vitalità e la storia cremasche, che permettono una sinergia forte con l’area metropolitana. Cremona e Casalmaggiore legano il territorio al Po, asta di collegamento fondamentale per l’intera nazione e l’Europa, e ad altri territori nelle aree mantovana, bresciana e emiliana. Uniti possiamo quindi mantenere un legame forte con Milano e allo stesso tempo distinguerci, consolidando alleanze e legami con l’Emilia a partire dalla città di Piacenza e con la parte orientale della Regione, che con il suo bacino di abitanti, comparabile a quello milanese, e con le sue caratteristiche produttive ed economiche rilevanti, è un ambito di riferimento su cui da tempo si sta lavorando”.

Del resto finora si è già lavorato sugli ambiti ottimali per la gestione dei servizi. “I territori cremonese e mantovano sono già uniti dall’agenzia per il trasporto pubblico (TPL) e dall’Agenzia di Tutela della Salute (ATS). E rispetto alle traiettorie di crescita economica, Crema, Cremona, Casalmaggiore fino a Mantova, rappresentano un’area agricola importantissima in Lombardia, con una capacità di estensione dal milanese fino a gran parte dell’asta del fiume, in contatto con il polo di infrastrutture di Milano e le linee di collegamento nazionale nella parte orientale della penisola. E le prospettive di infrastrutturazione interna (ad esempio l’annunciato raddoppio della linea ferroviaria Mantova Cremona Milano, ma non solo) potranno essere perseguite con maggior forza. In quest’area vasta policentrica, ogni parte, organizzata anche in aree omogenee, può portare ulteriori prospettive di rapporti e relazioni con altri territori, città, aree vaste, regioni europee”.

“Noi tutti non possiamo permettere che il sud della Lombardia si divida in piccole frazioni: ci sembra una prospettiva inaccettabile e non accettata anche da parte di imprese e imprenditori e moltissimi cittadini” conclude il sindaco. “E inaccettabile anche da parte di chi si ponga come obiettivo la gestione oculata di risorse pubbliche in una logica di efficienza e di minor spesa. Creare enti deboli e divisi non è un bene per nessuno. Intendiamo impegnarci per governare i passaggi istituzionali che abbiamo davanti, rafforzando le aree omogenee, costruendo un’area vasta policentrica, come anche lo studio indica, che esalti le originalità territoriali, costruisca governance di servizi efficiente per imprese e cittadini, valorizzi le possibilità di sviluppo economico e culturale, dentro la costruzione di una relazione forte con il mantovano, senza preclusioni con il lodigiano, e, allo stesso tempo, continuando ad aprirci a interazioni con altre città, a vantaggio dei nostri territori, a vantaggio di tutto il paese. Siamo sicuri che la Regione è sensibile a queste prospettive, siamo sicuri che lo sono gli attori economici e moltissimi sindaci e cittadini”.

IL DOCUMENTO

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