Cultura

Janello Torriani, la mostra si presenta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano

Oggi la mostra ‘Janello Torriani, Genio del Rinascimento’ è stata protagonista al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano con una presentazione nella bellissima Sala del Cenacolo alla presenza del Direttore Generale Fiorenzo Galli, del Sindaco del Comune di Cremona Gianluca Galimberti, di Luigi Vinci della Fondazione Arvedi, di Tiziano Neviani di Unomedia e di Cristiano Zanetti, cocuratore della mostra insieme a Cinzia Galli.

Il Museo della Scienza e della Tecnica partecipa alla grande mostra cremonese su Janello Torriani con alcuni prestiti d’eccezione. Tra questi la copia perfetta del celeberrimo Astrario di Dondi, uno dei capolavori della scienza e della meccanica medievale. L’orologio originale risale alla seconda metà del 1300. Le ultime notizie relative all’Astrario dondiano risalgono al 1529 quando viene citato in occasione dell’arrivo in Italia di Carlo V, re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero. Descritto ormai come in cattivo stato di conservazione e necessitante di manutenzione, andò presumibilmente distrutto negli anni successivi. Il Tractus Astrarii scritto da Giovanni Dondi riporta fedelmente il lavoro di progettazione e costruzione dell’orologio astronomico. La copia di questo testo, conservata presso la Biblioteca Capitolare di Padova, ne ha permesso la ricostruzione in epoca moderna. E l’esemplare milanese ne è perfetta testimonianza. Questo affascinate e complessissimo orologio astronomico mostra l’ora, il calendario annuale, il movimento dei pianeti, del Sole e della Luna. Inoltre, per ogni giorno sono indicati l’ora dell’alba e del tramonto (alla latitudine di Padova, città dove lo realizzò il Dondi), la “lettera domenicale” che determina la successione dei giorni della settimana e il nome dei santi e la data delle feste fisse della Chiesa. Anche Torriani, al seguito di Carlo V, venne affascinato da questi sofisticatissimi strumenti e ne realizzò diversi, come la mostra cremonese racconta.
Sempre dal Museo della Scienza e della Tecnica arriverà a Cremona anche un trattato che potrebbe essere definito come la “summa” delle conoscenze tecniche e tecnologiche, meccaniche in particolare, del Cinquecento.

Si tratta Le diverse et artificiose machine di Agostino Ramelli. L’opera dedicata al re di Francia, pubblicata a Parigi nel 1588, consiste di 195 capitoli, ciascuno dei quali contiene l’illustrazione e la descrizione, in francese e in italiano, di una diversa macchina. Si tratta nella maggioranza dei casi di macchine per il sollevamento dell’acqua (norie, viti di Archimede e soprattutto una grande varietà di pompe), ma sono presenti anche vari tipi di mulini, seghe idrauliche e altre macchine azionate dalla forza dell’acqua, nonché gru, fontane e strumenti di interesse bellico. Tra questi ultimi un rivoluzionario carro armato anfibio la cui struttura, costituita da assi di legno, era a tenuta stagna. Quando si muoveva su terreno utilizzava quattro ruote normali, mentre se doveva attraversare dei corsi d’acqua usava due ruote a pale, manovrate a braccia. Recentemente è divenuta popolare la ruota di libri, ossia una sorta di leggio rotante per consentire la contemporanea consultazione di più testi, che pur essendo forse la meno utile delle 195 macchine, è stata considerata da qualcuno una prefigurazione dei moderni sistemi ipertestuali. Le macchine di Ramelli usano tutti i tipi di ingranaggi che sarebbero stati usati nei secoli successivi e vari tipi di valvole. Gran parte dei settori documentati da Ramelli videro Torriani coinvolto o interessato. Il cremonese si misurò, in particolare, con tutto ciò che riguardava il sollevamento e la distribuzione dell’acqua. Campo di attività che lo rese celebre e che però gli fu fatale. Il suo stupefacente progetto di innalzare l’acqua del Tago sino all’Alcazar di Toledo stupì il mondo ma risultò per Torriani una colossale perdita economica.
Info Mostra: www.mostratorriani.it.

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