Cronaca

Dal piano cave approvato in Regione una spinta per Tibre e Cremona-Mantova

Nuovo Piano cave per la Provincia di Cremona per i settori merceologici di sabbia, ghiaia e argilla. Il documento è stato approvato a maggioranza questo pomeriggio dal Consiglio Regionale. Contrarie per questioni di merito e di metodo le opposizioni, che già nel dibattito in Commissione Ambiente avevano sollevato criticità.

Il Piano, illustrato da Lino Fossati (Lista Maroni), prevede 8 ambiti territoriali estrattivi (ATE) di argilla per un volume totale di 4.309.500 metri cubi; 26 ambiti estrattivi di sabbia e ghiaia per un volume totale di 11.530.984 metri cubi; 1 ambito nel settore estrattivo delle torbe per un volume totale di 81.000 metri cubi; 3 cave di recupero nel settore sabbia e ghiaia per un volume totale di 1.040.000 metri cubi.

Per quanto riguarda la parte relativa alle cave destinate a opere pubbliche (fabbisogno estrattivo complessivo previsto in 16 milioni di metri cubi), circa 9 milioni saranno destinati alla realizzazione in territorio cremonese dell’autostrada TIBRE (Tirreno-Brennero); 450.000 metri cubi per la realizzazione del raccordo viario Cremona-Castelvetro e 4.383.400 metri cubi di materiale inerte serviranno per l’autostrada Cremona-Mantova. Sono stati invece esclusi i siti estrattivi presenti nei Comuni di Ripalta Arpina e di Castelleone, in quanto collegate a opere già realizzate, cosi come state stralciate dal Piano tutte quelle cave che si trovano a eccessiva distanza dall’opera pubblica a cui sarebbero destinate.

LE REAZIONI –  Le reazioni politiche sono state, come prevedibile, differenti. Carlo Malvezzi, del gruppo consiliare Lombardia Popolare, ha sottolineato che con questo Piano “la Maggioranza si conferma ispirata al corretto utilizzo dei materiali da cava dall’altro prova la sua capacità di saper far convivere l’efficace tutela delle risorse ambientali con l’esigenza di rispondere ai bisogni degli operatori economici”.

Un buon lavoro, dunque, come ribadisce anche il consigliere Federico Lena, della Lega Nord: “Il nuovo Piano, riconoscendo l’importante lavoro svolto da tutti i soggetti coinvolti nell’iter di pianificazione, è finalizzato a garantire uno sfruttamento ragionevole delle risorse, rispettoso dell’ambiente e delle necessità del territorio”.

Di ben altro avviso il consigliere Pd Agostino Alloni, che ribadisce: “Il Piano poteva benissimo essere approvato senza dare il via libera alla cava dentro il Pianalto della Melotta”. Già, perché alla Melotta di Romanengo persiste la cava Danesi, l’”Ate A8″, che è collocata dentro le aree della riserva naturale, la quale presenta tutta una serie di vincoli di natura ambientale, che il consigliere Alloni più volte aveva portato all’attenzione della Commissione Ambiente. “Il Pianalto della Melotta è un territorio sottoposto a cinque vincoli: Sic, Rete Natura 2000, Riserva naturale, geosito, Pgt. Come è possibile realizzare una escavazione all’interno di quest’area? In provincia di Cremona ci sono oltre 3 milioni di residui di argilla: modifichiamo, diamo pure la possibilità di scavare, ma non nel Pianalto”. Ma a poco sono valsi i voti contrari di Pd, Patto Civico e Movimento 5 Stelle: come ricordato da Alloni “all’interno del geosito verrà probabilmente ampliata una cava già esistente”.

Nessun impatto ambientale per il consigliere Malvezzi, che collega le opposizioni delle Minoranze a una conferma del “voler vestire i panni degli ambasciatori del No a tutto: infrastrutture, attività produttive e sviluppo del territorio. Il tutto contrapponendo all’approccio scientifico sul tema una visione ideologica che storicamente è nemica del bene e che non permette il necessario sviluppo economico e sociale della nostra Lombardia”.

Anche Lena, ripercorrendo il lavoro svolto dalla VI Commissione Ambiente, rimarca gli studi svolti riguardo il territorio e le numerose volte nelle quali sono stati ascoltati i soggetti interessati: “in questa fase è emersa la necessità di un approfondimento istruttorio, finalizzato a verificare la possibilità di incrementare i volumi assegnati a Danesi nel Comune di Ticengo, ritenuti insufficienti dall’operatore. Questa richiesta, supportata dal Comune stesso e da quelli limitrofi, oltre che dalle principali rappresentanze sindacali del territorio, avrebbe portato a un aumento delle volumetrie”. Aumento che, sempre secondo Lena “andrebbe a generare impatti sostanzialmente trascurabili sul sito del Pianalto della Melotta”.

In ogni caso, l’incremento dei volumi è stato concesso solo parzialmente, perché “nel corso dell’istruttoria regionale, per le numerose criticità riscontrate nella scelta delle cave a servizio dell’Autostrada Cremona-Mantova è stata stralciata dal Piano la parte riguardante le cave per opere pubbliche; si è resa quindi necessaria l’attivazione di un gruppo di lavoro che ha elaborato una proposta alternativa che esclude alcune cave collegate a opere già realizzate oppure ubicate a distanze eccessive rispetto alla posizione dell’infrastruttura da realizzare; è stata altresì ottimizzata l’assegnazione delle volumetrie estraibili al fine di minimizzare gli impatti ambientali correlati alle fasi di trasporto del materiale – ha spiegato il consigliere del Carroccio –  Sono però dispiaciuto che, nonostante la riunione della Commissione VI, gli Uffici non abbiano trovato le giuste motivazioni per soddisfare le esigenze dell’operatore Danesi”.

Alloni non ha risparmiato le risposte ai colleghi del centrodestra: “Mi fa specie la dichiarazione di Lena sulla manifesta inutilità del passaggio in Consiglio regionale del Piano: soprattutto su quelli che hanno durata decennale, è fondamentale. E mi fa altrettanto specie che Malvezzi lamenti il lavoro della struttura tecnica quando questa ha addirittura aumentato il quantitativo da scavare proprio per l’argilla. Mentre, quando parla di serietà delle aziende che intervengono, voglio solo ricordare che anche Arvedi è conosciuto come operatore serio, ma la Commissione non ha accolto la sua richiesta”.

“Sono stati fatti diversi ricorsi contro questa cava, anche dal Comune di Romanengo che lo ha ritirato solo dopo aver cambiato colore politico, non per principio, ma perché va contro uno sviluppo sostenibile”, ha concluso Alloni.

Ambra Bellandi

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