Cronaca

Morosità, sfrattati i gestori del circuito di San Martino del Lago

La chiusura del circuito di San Martino del Lago che tanto ha sorpreso gli appassionati frequentatori dell’autodromo cremonese, è stata sì improvvisa, ma ha radici profonde nel rapporto economico intercorso tra la proprietà e i gestori. La società Autodromo internazionale, titolare dell’impianto e rappresentata dai legali Cesare Salvalaggio, del foro di Cremona, Susanna Rizzieri e Leonardo Curatolo, di Padova, ha di fatto sfrattato per morosità la Circuito San Martino srl, impresa che aveva in locazione l’autodromo ma che non pagava l’affitto. Le inadempienze riguardano i canoni degli ultimi quattordici mesi, da febbraio dello scorso anno ad oggi. In tutto, la stima del debito supera il milione e mezzo di euro. Lo sfratto è avvenuto mercoledì, in forza di un’ordinanza di rilascio pronunciata dal giudice del tribunale di Cremona Tiziana Lucini Paioni. Un’operazione non senza resistenze da parte della società Circuito di San Martino del Lago, che vede in Marzio Canevarolo il legale rappresentate. All’autodromo è intervenuta anche la forza pubblica: i gestori hanno dovuto chiudere e lasciare l’impianto dopo che era stato avviato da tempo un contenzioso tra le parti. “I fatturati provano che la società Circuito di San Martino del Lago poteva pagare”, ha commentato l’avvocato Leonardo Curatolo, “basta guardare la pagina di Facebook dalla quale si evince una costante affluenza di appassionati che per entrare pagano in media dai 150 ai 300 euro”. I 14 dipendenti, intanto, hanno preso contatti con la proprietà in vista di un’eventuale riapertura. “Abbiamo parlato con ognuno di loro”, ha fatto sapere l’avvocato Curatolo, “si sta valutando una riassunzione localizzata. Ci sono varie ipotesi al vaglio, tra le quali una gestione diretta dell’impianto da parte della società proprietaria oppure il subentro di un nuovo gestore. In entrambi i casi l’intenzione è quella di tutelare i posti di lavoro”. Per anni il circuito di San Martino del Lago è stato nell’occhio del ciclone per via del disturbo acustico che aveva messo sul piede di guerra non solo i residenti del comune, ma anche quelli dei paesi vicini come  Cingia de Botti, Castelponzone e Scandolara Ravara. In merito al problema, l’avvocato Curatolo ha spiegato che “l’Arpa aveva imposto barriere fonometriche già in sede progettuale, barriere che in parte la proprietà aveva acquistato. Nel contratto, però, la San Martino srl si era impegnata a realizzare il restante, ma non l’ha mai fatto”. “Nel marzo del 2014”, ha concluso il legale, che tra l’altro ha lamentato un “grave danno di immagine”, “la proprietà voleva risolvere il problema, ma non è stato possibile avere accesso al circuito in quanto era in corso la procedura di sfratto”.

Sara Pizzorni e Simone Arrighi

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