Cronaca

Molestie: 4000 messaggi all'ex amante e a sua moglie. La cardiologa Vicario a processo

La Vicario il giorno delle sue nozze in macchina con Roberto Formigoni
L’avvocato Donati

“Il suo obiettivo era uno solo: farmi sapere che lei arrivava ovunque, che mi avrebbe fatto terra bruciata, e nei confronti di mia moglie ha messo in atto un’opera diabolica di odio”. E’ entrato nel vivo oggi, con la testimonianza delle due presunte vittime, il processo per molestie nei confronti di Maria Lucia Eufrasia Vicario, 52 anni, di Campobasso, residente a Milano, ex dirigente del dipartimento di Cardiologia dell’ospedale Niguarda. Per l’accusa, l’imputata avrebbe contattato ripetutamente con telefonate e messaggi l’ex amante, un professionista cremonese di 60 anni, allo scopo di riallacciare la loro relazione sentimentale extraconiugale. Presa di mira da numerose telefonate e messaggi dai contenuti spesso volgari ed ingiuriosi, anche la moglie del cremonese. Nel processo, la coppia è parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Donati.

Marco, ex amante e presunta vittima, aveva conosciuto la Vicario nel 2016. “All’epoca”, ha spiegato lui in aula, “lei lavorava al Niguarda e aveva in cura mia madre. Abbiamo cominciato uno scambio di messaggi e da lì è nata una relazione che è durata due mesi e mezzo, fino alla metà di aprile. Poi lei ha rivelato tutto a mia moglie”. Al giudice, il 60enne ha riferito di aver ricevuto dalla Vicario “1.060 messaggi in 249 giorni da 8 numeri di telefono diversi”, mentre la moglie, “3.111 messaggi in 254 giorni da 11 numeri di telefono diversi”. “Mi ha inviato anche una sua foto con l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la sua foto di nozze con l’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e un’altra con Giorgio Armani. Mi ha anche detto che ha lavorato per i servizi segreti”.

Nella querela, sporta, a detta di Marco, “per l’entità, la veemenza e la costanza con cui l’imputata ha messo in atto episodi di vero e proprio stalking”, si parla anche di una presunta gravidanza della Vicario. “Una bufala colossale”, ha sostenuto la presunta vittima davanti al giudice. “Lei si divertiva a inviarmi foto di embrioni, ma in uno di questi si vedeva chiaramente il nome della persona sottoposta ad ecografia, e non era il suo”. E ancora: nella notte tra il 6 e il 7 giugno del 2016 la piazza in cui si trova l’abitazione del 60enne era stata disseminata di una trentina di volantini con stampati messaggi che la Vicario avrebbe inviato alla responsabile del luogo di lavoro della moglie di lui. Con quei messaggi, l’imputata aveva reso nota a tutti la relazione sentimentale che l’aveva legata al 60enne cremonese. “In quei volantini”, ha spiegato Marco, “era stampata una chat tra l’imputata e la responsabile del posto di lavoro di mia moglie con scritti i nostri cognomi. Era il suo modo di dirmi che lei arrivava ovunque, che mi avrebbe fatto terra bruciata. Sono anche stati inviati via WhatsApp a mia moglie un paio di scontrini di un negozio sotto casa nostra e messaggi con la descrizione della nostra casa”. “L’imputata”, ha aggiunto il 60enne, “ha contattato anche mia madre per dirle quello che stava succedendo, e ha chiamato anche mia sorella. Il messaggio era questo: io arrivo in qualsiasi settore della tua vita. Sapeva dove andavamo al ristorante, in che palestra andava mia moglie. Tutte cose carpite durante la nostra relazione”. Ai messaggi della Vicario, il cremonese ha detto di non aver mai risposto, “tranne una fase di una settimana, dieci giorni in cui ho cercato di mediare, senza avere successo”. Al testimone, il legale della difesa, l’avvocato Giordano, ha contestato una chiamata di 36 minuti effettuata il 30 maggio del 2016 tra lui e la Vicario e alcuni messaggi che però il cremonese ha disconosciuto.

Di “un quantità incredibile di messaggi, telefonate e WhatsApp da una varietà di numeri di telefono” ha parlato anche la moglie di Marco, che ha riferito di averne parlato con il marito dopo il primo messaggio che aveva ricevuto. “Lui all’inizio pensava di poter gestire la cosa da solo, ma poi me l’ha riferito. Non sai contro chi ti metti, mi aveva detto mio marito. E’ una persona che ha tante conoscenze, anche politiche”. “Mi ha fatto capire che era ovunque”, ha raccontato la presunta vittima. “Ero terrorizzata”.

Il nome della Vicario non è nuovo alle cronache. In passato la donna era stata accusata dalla procura di Milano di sostituzione di persona e falso in scrittura privata. Reati per i quali aveva patteggiato. Anni fa era stata protagonista di una storia paradossale: usando il nome dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, era riuscita ad ottenere da Banca Intesa mutui per un milione di euro. La Vicario aveva preso carta e penna, aveva spedito al banchiere Giovanni Bazoli, numero uno di Banca Intesa, tre lettere di raccomandazione firmate da Napolitano e dal segretario di quest’ultimo Donato Marra, riuscendo ad ottenere il cospicuo prestito. Peccato che quelle lettere erano false, così come altre messe in giro dalla stessa Vicario. Come quelle indirizzate a Roberto Formigoni, allora presidente della Regione Lombardia. La prima, firmata ‘Giorgio Napolitano’, la seconda, da Marra, in cui si chiedeva per la cardiologa due biglietti gratis per la Scala. Con le lettere, la Vicario era riuscita ad ‘agganciare’ Formigoni prima che emergesse la verità. Tanto che l’ex presidente della Regione Lombardia era stato anche testimone di nozze della dottoressa, l’8 ottobre del 2011.

L’udienza per sentire i testimoni di parte civile è stata aggiornata al prossimo 4 novembre.

Sara Pizzorni

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