Cronaca

Via al processo in Assise per l'omicidio di Gloria. Sul padre disposta perizia psichiatrica

Si è aperto questa mattina davanti alla Corte d’Assise di Cremona il processo nei confronti di Kouao Jacob Danho, 38 anni, l’operaio ivoriano accusato dell’omicidio volontario della figlia Gloria, di soli due anni. Danho era presente oggi in aula e il 12 ottobre sarà sentito. L’uomo, che è rinchiuso nel carcere di Pavia, è assistito dagli avvocati Giuseppe Bodini e Michele Tolomini. In aula gli è stata affiancata una interprete francese in quanto parla poco l’italiano. L’interprete, madre lingua, dovrà tradurre dal francese all’italiano un testo scritto dall’imputato trovato nella casa del delitto. ‘Audrey vivi senza di noi…e anche Gloria non è mai stata amata nè da te nè da tuo padre e tua madre. Aspetta la compensazione per diventare ricca”. Poche righe scritte sul retro di un calendario, tradotte all’epoca dalla polizia giudiziaria.
La mamma di Gloria Audrey Isabelle si è invece costituita parte civile attraverso l’avvocato Elena Pisati. Il processo è presieduto dal presidente del tribunale Anna di Martino affiancata dal collega togato Francesco Beraglia e da sei giudici popolari, tre uomini e tre donne.

La stessa Corte ha disposto una perizia psichiatica nei confronti dell’imputato per due ricoveri a cui era stato sottoposto a causa di una forma depressiva e di ansia. Una decisione in controtendenza rispetto a quella del gip che nel luglio dell’anno scorso aveva rigettato la richiesta di perizia presentata dalla difesa. Il 12 ottobre la Corte conferirà l’incarico a due neuropsichiatri: Giacomo Filippini, da Brescia, e Sergio Mantero, da Milano.

L’udienza di oggi è stata dedicata alle questioni preliminari e alla fissazione della lista testi. Le udienze con i testimoni sono state fissate il 5, il 12 e il 19 ottobre. La Corte si è invece riservata di decidere sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa relativa alla legge 33 del 2019 in tema di inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo. La stessa richiesta era stata rigettata lo scorso 19 giugno dal gup Pierpaolo Beluzzi che in sostanza non aveva concesso all’imputato la possibilità di usufruire  del giudizio abbreviato che in caso di condanna gli avrebbe garantito lo sconto di un terzo della pena.

Contestata all’imputato c’è anche l’aggravante della premeditazione.

L’omicidio si era consumato il 22 giugno del 2019 nell’appartamento di via Massarotti dove l’ivoriano, operaio alla Magic Pack di Gadesco, si era trasferito dal primo giugno del 2019, mentre l’ex compagna e la figlia erano ospiti di una casa protetta. Nella sua casa, Danho aveva accoltellato la figlia due volte, una al fegato e una ai polmoni. La piccola si sarebbe potuta salvare, se suo padre avesse chiamato subito i soccorsi. Il 38enne aveva confessato il delitto tempo dopo i fatti, mentre in un primo tempo aveva puntato il dito contro un fantomatico rapinatore. Le tracce ematiche e le impronte trovate sul coltello, però, riportavano esclusivamente al papà e alla figlia.

Il movente è quello della vendetta: Jacob ha ucciso Gloria per vendicarsi dell’ex compagna che non ne voleva più sapere di tonare con lui, infrangendo tutti i suoi sogni di poter tornare a ricostruire la sua famiglia.

La coppia si era conosciuta in Libia nel 2016, anno in cui, secondo la ricostruzione effettuata dalla squadra investigativa della procura, avevano compiuto il viaggio migratorio verso l’Italia. In terra d’Africa avevano stretto la loro unione fondata su ‘un forte patto di lealtà’, come riferito dalla stessa Isabelle. Quest’ultima, in sostanza, aveva nei confronti nel convivente un ‘debito di gratitudine legato al fatto che loro si erano conosciuti in Libia e che probabilmente lui l’aveva salvata o comunque protetta da una situazione di grave pericolo’. La donna aveva sempre saputo che il compagno aveva lasciato in Costa d’Avorio due figli avuti da un precedente matrimonio, e che lui spediva in patria denaro per il loro sostentamento. Non sapeva, però, che il 38enne aveva un’ulteriore figlia, una situazione che aveva generato nella coppia non pochi contrasti, fino ad arrivare al 22 febbraio del 2019, quando, durante un litigio, lui l’aveva colpita con un forte schiaffo all’orecchio, causandole lo sfondamento del timpano destro. Lei non aveva presentato denuncia, ma la polizia locale aveva comunque avviato la procedura per collocare lei e Gloria in una struttura protetta. Le due non si erano più ricongiunte con Jacob, anche se Isabelle non aveva mai vietato a Jacob di vedere la bambina.

Si entra nel vivo del processo il 5 ottobre con l’esame dei primi testimoni, tra cui gli inquirenti e il medico legale.

Sara Pizzorni

 

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