Ai funerali di Viviana le accuse della sorella: “Su di te luridi pettegolezzi”
(dall’inviata Elvira Terranova) – “Il tuo amore squarcia il buio di ogni lurido pettegolezzo, Viv, noi ti affidiamo la stella più luminosa di tutte, Gioele. Nelle tue braccia, che lo hanno amato e protetto fino all’ultimo, Gioele continua a vivere correre e sognare”. Denise Parisi, bionda, magra, occhi chiari, parla a fatica. Si ferma. Piange. Ma poi prosegue. E cita il Vangelo secondo Matteo per lanciare il suo anatema: “Guai a voi scribi e farisei, ipocriti che rassomigliate a sepolcri imbiancati, voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità”. Ha aspettato la fine dell’omelia di don Cleto D’Agostino, Denise Parisi, per prendere la parola e ricordare, in chiesa, la sorella Viviana, la deejay trovata morta con il figlio Gioele nell’agosto del 2020. Nei giorni scorsi il gip di Patti Euegnio Aliquò ha archiviato l’inchiesta accogliendo in pieno la richiesta del procuratore Angelo Vittorio Cavallo. Secondo la procura Viviana ha prima ucciso il figlioletto e poi si è gettata dal traliccio sotto il quale è stata trovata, nei boschi di Caronia. La donna, come scrivono sia i pm che il gip, avrebbe sofferto di problemi psichiatrici.
“E’ passato un anno e oggi posso darti il mio ultimo saluto – dice Denise che assomiglia in maniera impressionante alla sorella morta – Non preoccuparti, Viviana, non devi giustificarti di nulla”. E continua: “Il tuo sorriso si apre ancora sul tuo volto e si illumina – dice – la tua musica, la tua passione allieta i nostri cuori. Venite a trovarmi, venite ad abitare i miei sogni, sarò lì per voi”. Poco prima anche la cognata, Mariella Mondello, sorella di Daniele Mondello, il marito di Viviana, aveva preso la parola per ringraziare il volontario che nell’agosto del 2020 trovò nel bosco il corpicino, ormai smembrato, di Gioele. La donna ha sempre detto davanti alle telecamere che Viviana non avrebbe mai torto un capello al figlio. Ma, parlando con le amiche, senza sapere di essere intercettata, aveva sostenuto che avrebbe ucciso il bambino e poi si sarebbe uccisa.
A celebrare l’omelia è stato don Cleto D’Agostino, il parroco di Venetico, piccolo centro del messinese, dove Viviana abitava con la sua famiglia. “Dopo tanta attesa, dopo che le carte hanno detto la loro verità, dopo tanta confusione, cala il sipario ma non è la fine di tutto”, inizia la sua omelia al Duomo di Messina. Poi invita tutti “a non fare polemica”. “Non siamo qui per cercare delle colpe o per ribellarci davanti a questa sofferenza che tocca tutti”, dice il parroco.
E aggiunge: “Non è fuori di testa chi legge la Bibbia. Ma è fuori di testa chi da giudizi gratuiti”. Il suo riferimento è ai momenti in cui la deejay morta, durante il lockdown, si recava davanti alla chiesa di Venetico, contravvenendo ai divieti di uscire di casa, per leggere la Bibbia a voce alta. Lo stesso faceva dal balcone di casa. In un’altra occasione la famiglia aveva chiamato anche un’ambulanza che la portò in ospedale. E anche in quella occasione venne chiamato don Cleto.
Ma il marito di Viviana non accoglie l’appello del parroco e fuori dalla chiesa dice: “Siamo qui per dare una degna sepoltura a Viviana e a Gioele come volevamo da tempo. Non mi fermerò mai e andrò avanti, questo è sicuro al 100 per cento. Ne sono certo”. E sull’indagine chiusa dice: “Non ho mai visto un caso chiuso così con otto ipotesi, mai visto in tutta la mia vita. Senza impronte e senza niente- dice- L’ho detto e lo faccio: non mi fermerò mai. Ormai ho perso tutto e quindi non mi interessa niente, vado avanti fino alla fine”. E aggiunge: “Lo dico anche al procuratore Cavallo che continuerò fino alla mia morte. Mi hanno tolto tutto. Farò di tutto per scoprire la verità, l’unica cosa positiva è e posso dare finalmente una degna sepoltura ai miei cari”.
Dello stesso avviso anche il legale di famiglia, e cugina di Daniele Mondello, l’avvocato Claudio Mondello: “Questo caso non può essere chiuso con una archiviazione perché l’archiviazione non è un provvedimento idoneo ad assumere valore di cosa giudicata”. “Chiunque dica che con l’archiviazione qualcosa finisce, discute di cose che non conosce – dice – perché il nostro Codice non è così. Quindi l’archiviazione è un provvedimento inidoneo a mettere la parola fine su qualsiasi evento giuridico. Questo in via preliminare, in secondo luogo il giorno successivo alla discussione, quindi non rientra in questo decreto di archiviazione, Daniele ha presentato una autonoma querela che riguarda i vigili del fuoco e la condotta degli stessi pompieri, che avevano il cadavere di Viviana sotto gli occhi già dal quattro agosto. Perché le immagini del drone – dice – non sono mai state trasmesse in procura. Se n’è accorta solo dopo la dottoressa Somma (consulente della Procura ndr), una istituzione estranea ai vigili del fuoco. Il cadavere era lì sotto il traliccio”. “Ebbene- conclude- dopo giorno otto agosto 2020 tutta Italia sapeva che il cadavere era sotto il traliccio: quindi ci siamo sentiti dire, come scritto nell’archiviazione, che i vigili del fuoco non hanno dato Comunicazione alla procura e alle autorità, ritardando così le indagini, perché erano stanchi. Vi chiedo: se fosse vostro figlio e scrivessero qualcosa del genere voi come vi sentireste?”.
Ma cosa ha scritto il gip nel provvedimento di archiviazione? Il giudice Aliquò ha ritenuto “carente, irragionevole e contraddittoria sotto il profilo logico”, la ricostruzione degli esperti nominati dalla famiglia. In quasi 500 pagine di provvedimento il gip smonta, punto dopo punto, la ricostruzione dei familiari di Viviana Parisi e del piccolo Gioele Mondello.
Per la procura Viviana Parisi, quel giorno di agosto del 2020, dopo avere avuto un incidente in galleria sull’autostrada Messina-Palermo, si sarebbe allontanata con in braccio il bambino (ancora vivo) e si sarebbe dirette nei boschi di Caronia. Qui avrebbe ucciso il piccolo e poi si sarebbe gettata dal traliccio dopo la morte di Gioele. Sulla morte del bimbo non ci sono certezze, come emerso dai numerosi esami effettuati. Anche perché il corpicino rinvenuto non era nemmeno integro. Ma un fatto è certo: Gioele non ha subito aggressioni dagli animali dopo la sua morte, come non ne ha subite Viviana, e non è stato attaccato dalle volpi prima della morte.
Secondo la ricostruzione dei consulenti dei familiari sia la mamma che il figlio sono morti in una cisterna e poi sono stati estratti da lì per non incorrere in responsabilità, e sarebbe stato inscenato tutto il resto. Tutto fatto da ignoti. I consulenti dei Mondello dicono: “In realtà si tratta di un’abile messinscena organizzata da una combinazione criminale motivata e coinvolta tramite la traslazione dei cadaveri in zone sensibili proprio per inscenare il suicidio o la disgrazia ed allontanare da sé ogni responsabilità – Viviana e il piccolo sono precipitati (caduti o lanciati ancora non si sa) nel bosco di Caronia all’interno di un invaso con circa 50 cm d’acqua sul fondo: un pozzo, una cisterna, un contenitore profondo 3-4-5 metri. I due sono precipitati contemporaneamente”.
Una ricostruzione rigettata in toto dalla procura. “Secondo i consulenti degli opponenti dal criminologo Carmelo Lavorino e dal medico legale Antonio Della Valle – scrive il gip – Viviana e Gioele sarebbero precipitati (caduti o lanciati ancora non si sa) dentro un invaso (un pozzo o una cisterna) con mezzo di acqua sul fondo e sarebbero morti per asfissia. Quindi, non vi sarebbe stata alcuna uccisione del piccolo Gioele da parte di Viviana, alcun suicidio o lancio dal traliccio da parte di quest’ultima”. “Quale soggetto dotato di un minimo discernimento avrebbe, quindi, compiuto un’azione così rischiosa e ingiustificata, anziché come avrebbe fatto chiunque collaborare con gli inquirenti?”, dice il gip.
Intanto, a Messina cala il buio. Fuori dalla chiesa continua a piovere. Sulla bara bianca di Gioele c’è un’immagine di Spiderman. Su quella di Viviana, di noce, ci sono tanti fiori. Denise Parisi continua a piangere. Daniele Mondello abbraccia gli amici che sono venuti a dare l’ultimo saluto a Viviana e Gioele. Come dice don Cleto: “Ora cala il sipario”.