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Covid, è corsa al tampone: i rischi, cosa sta succedendo

La corsa al tampone Covid sotto le feste rischia di farci ritrovare a breve senza reagenti, già dopo la Befana. A sottolinearlo sono gli esperti interpellati dall’Adnkronos Salute. “C’è il rischio che tra poco mancheranno i reattivi per fare i tamponi e i sequenziamenti, è un problema a livello mondiale legato alla mancanza delle materie prime” è l’allarme lanciato da Mauro Pistello, direttore Unità di virologia azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia. “Se infatti tutto il mondo potenzia le proprie capacità di screening si crea una domanda enorme. Per questo non dovrebbe esserci una corsa al tampone che in questo momento non è sempre utile – avverte Pistello – penso anche ai tanti no-vax che fanno il test per avere il Green pass”.  

Fermare ora “questa folle corsa” al tampone Covid, altrimenti “dopo la Befana ci aspettiamo una carenza di reagenti” che potrebbe assumere dimensioni critiche, è l’avvertimento di Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), spiegando all’Adnkronos Salute che i segnali di un prossimo allarme ci sono tutti. E sollevando anche il nodo “forza lavoro” che “manca. Le microbiologie sono esauste, non ce la fanno più. Lavorano h24 per fare solo questo senza avere un riscontro scientifico”, denuncia l’esperto, direttore del Dipartimento di medicina di laboratorio e biotecnologie diagnostiche dell’Asst Ovest Milanese. 

Sul fronte reagenti per tamponi “non siamo ancora in una situazione critica – riferisce Clerici – ma ci configuriamo sicuramente a breve una diminuzione della possibilità di approvvigionamento, perché il target su cui le aziende produttrici lo avevano calcolato per fine 2021-inizio 2022 è stato soppiantato da questa folle corsa ai tamponi che non ha senso”, ripete il numero uno dell’Amcli. “Se si va avanti con questo ritmo – precisa – ci aspettiamo un problema di carenza reagenti fra una settimana, dopo la Befana”.  

Non è un problema di attrezzatura, puntualizza Clerici. “Le macchine ci sono – assicura – ma certo non possiamo chiedere di più, perché mancano le persone. Forse quello che non è chiaro alla gente è che io posso anche tamponare 60 milioni di italiani, ma poi ci vuole qualcuno che quei tamponi li processi. Tutti parlano di tamponi – incalza l’esperto – ma si dimenticano che c’è la fase di analisi e che le microbiologie non ce la fanno più”.  

Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a ‘L’Aria che tira’ su La 7, sottolinea che “è inutile precipitarsi in farmacia in caso di contatto a rischio con un positivo: il tampone va fatto alla fine della quarantena, o comunque non prima di due/tre giorni dal contatto. La carenza di tamponi alla quale abbiamo assistito negli ultimi giorni non è dunque strutturale, ma momentanea, e molto ha influito la corsa spesso insensata al tampone di chi voleva avere più sicurezza prima delle festività natalizie”.  

In una nota interviene anche il Comitato tecnico scientifico dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. “Non facciamo test inutili per il Covid – si legge – Nell’ultima settimana è andata crescendo la richiesta di tamponi per Sars-Cov-2. E si sta già determinando in alcune situazioni una difficoltà ad ottenere un tampone molecolare in tempi brevi. Ma le alternative ci sono. In moltissimi casi, ad esempio tamponi fatti da persone asintomatiche a basso rischio, basta il risultato di un tampone antigenico”.  

“In tempi di così alta prevalenza del virus con la variante Omicron, il risultato positivo di un tampone antigenico è altamente affidabile. La conferma molecolare serve soprattutto quando si devono prendere decisioni cliniche in persone ad alto rischio. E in caso di tampone antigenico negativo – prosegue la nota – la conferma molecolare serve solo in presenza di sintomi rilevanti o di importanti fattori di rischio. Dobbiamo puntare sulla capacità dei cittadini di seguire le indicazioni di prevenzione e investire le risorse dove sono più utili per tutelare la salute di tutti”, conclude l’Inmi.  

E in Abruzzo da ieri è stop al tampone molecolare di conferma per la positività al Covid-19 riscontrata attraverso un test antigenico. Lo comunica l’assessorato alla Sanità, dopo l’invio di una circolare trasmessa ieri pomeriggio alle quattro Asl regionali. “Si raccomanda ai Dipartimenti di Prevenzione territorialmente competenti – si legge nel documento – di riservare il test di conferma alle sole condizioni ritenute indispensabili”, come ad esempio la necessità di effettuare una valutazione preliminare per la possibile presenza di variante Omicron. Alla ricezione del referto di positività attraverso il sistema telematico Attra-2, la sanità pubblica dovrà provvedere solo alla prenotazione del tampone molecolare di fine isolamento per il soggetto positivo e di fine quarantena per i suoi contatti, secondo le tempistiche già previste dai protocolli sanitari vigenti. 

“La disposizione – dicono in Regione – si è resa necessaria alla luce dell’insostenibile sovraccarico operativo che si registra in tutte le strutture negli ultimi giorni e tiene conto del perfezionamento delle performance analitiche dei test antigenici attualmente in uso, che rende meno rilevante l’eventualità di falsi negativi”. 

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