Ucraina, la giornalista Fridrikhson: “Discriminata in tv italiane perché russa, questa è la tolleranza europea?”
(Adnkronos) – “Per me è strano che in Italia stiano cercando di etichettarmi. Io parlo di quello che ho visto e di quello che so. Parlo di persone vere che vivono sotto i bombardamenti da 8 anni. E alle tv italiane che mi dicono ‘questa è propaganda’, chiedo: se un giornalista ucraino o un giornalista britannico o americano parlasse su canali televisivi italiani, le loro parole sarebbero contestate? Penso di no. Stanno cercando di discriminarmi solo perché sono una giornalista russa. È questo un esempio di valori europei o piuttosto di intolleranza europea?”. A dirlo all’Adnkronos, in un’intervista a poche ore dell’audizione di Carlo Fuortes in Vigilanza in cui si parlerà (anche) del suo caso, è la giornalista della tv russa ‘Zvezda’ Nadana Fridrikhson, al centro in questi giorni di roventi polemiche sui media italiani per la sua partecipazione a diversi talk show.
Polemiche che non sembrano preoccuparla troppo: “E’ più importante per me, come giornalista, che la gente in Italia abbia cominciato a parlare della posizione russa riguardo agli eventi in Ucraina -spiega-Conoscere, non presumere, è il principio del giornalismo”. E sulle accuse piovutele da ogni parte di non ‘equidistanza’ dalla narrativa della guerra per la sua appartenenza ad un’emittente, Zvezda, che è diretta emanazione del Ministero della Difesa, la Fridrikhson risponde con un esempio: “Fox News sta spingendo l’agenda repubblicana, la Cnn difende categoricamente i Democratici”, dice. “Ma per qualche motivo non dà fastidio. La stampa americana per voi è diventata un’icona del giornalismo. Credete a tutto quello che dicono senza controllare i fatti. Di conseguenza, si è formato un universo di fake news. È triste”.
Sull’emittente per la quale lavora, oggetto di polemiche, la giornalista incalza: “Sì, lavoro per il canale televisivo Zvezda. In che modo questo annulla il fatto che sono andato sul luogo di eventi, con persone e fatti registrati? In che modo ciò annulla i fatti dei crimini commessi dalle forze armate dell’Ucraina e di Azov, di cui sono testimoni i residenti di Mariupol? Ma semplicemente la gente non vuole sapere, preferisce etichettare. Questo però, nulla ha a che fare con il giornalismo”. Sulla riunione in Vigilanza e -tra qualche giorno- del Copasir, la cronista russa dice secca: “Questo è un esempio del fatto che lo spionaggio è iniziato in Italia. Si tratta di intolleranza nei confronti di un giornalista russo. E’ un tentativo di punire chi ha dato un punto di vista alternativo in onda. Questi eventi dovrebbero preoccupare gli italiani, non me. Non vi dà fastidio?”.
Secondo la reporter militare, in Italia c’è una forte forma di censura sulle notizie: “Alcune informazioni sono nascoste agli italiani”, dice Fridrikhson. “Perché, ad esempio, non viene detto che il 20 febbraio Zelensky ha detto che Kiev vuole riconsiderare la rinuncia alle armi nucleari? Dà fastidio questa affermazione?”, scandisce. La cronista scende poi nello specifico su alcuni programmi italiani che l’hanno ospitata: “Il conduttore del programma ‘Quarto Grado’ (Gianluigi Nuzzi, ndr) ha citato in trasmissione le parole del ‘sindaco’ di Mariupol Boychenko, ma non ha detto che Boychenko ha lasciato Mariupol il 26 febbraio. Mi ha chiesto di provare che era così. Ma lo stesso Boychenko ne ha parlato in un’intervista. Neanche il conduttore lo sapeva e questa è una questione di professionalità. Oppure sapeva e ha deliberatamente fuorviato il suo pubblico”, accusa la Fridrikhson.
“Su un altro programma, un certo Claudio Locatelli ha detto che i militari russi avrebbero violentato le donne a Bucha. Ma Locatelli era a Kiev in quel momento. Questo non è giornalismo, questa è una bugia. Non ha fornito alcun fatto e prova. Sai perché? Stava solo raccontando un articolo della Cnn”, dice la cronista russa. “Ora ditemi voi, questo come si chiama?”. La giornalista di ‘Zvezda’ ne ha anche per la trasmissione ‘DiMartedì’, condotta da Giovanni Floris su La7: “In questo programma hanno detto che la Russia avrebbe voluto uccidere Zelensky. È una bugia. E non hanno dato una sola fonte che lo dimostrasse. Hanno detto che il Patriarch Kirill è un antisemita. È una bugia. Non potevano confermarlo. Non mi hanno lasciato finire e quando la risposta non è piaciuta, hanno spento il microfono. Non è censura?”.
Analizzando poi l’attuale fase del conflitto, la Fridrikhson nega con decisione che la Russia sarebbe in difficoltà. “I giornalisti militari parlano di ciò che vedono sulla scena, i giornali europei amano fantasticare e speculare. Quali fatti citano, riflettendo sul successo o sul fallimento dell’operazione speciale russa in Ucraina? Si riferiscono alle opinioni di persone coinvolte, o alle opinioni di persone che non sono state in Russia e non sono state in Donbass o Mariupol? Ripeto, dare notizie, non falsità”. E sull’ipotesi tanto temuta dell’uso di armi nucleari da parte di Putin, la cronista conclude con estrema decisione: “La Russia non utilizzerà armi nucleari. Almeno non per prima. Putin lo ha detto molte volte”.