Governo Meloni, la partita aperta con i tecnici dei ministeri chiave
(Adnkronos) – Si parla spesso di ministri tecnici ma il nuovo governo dovrà fare i conti anche
con i tecnici dei ministeri. Soprattutto quando per tecnici dei ministeri si pensa a figure apicali, come il direttore generale del Tesoro o al capo dipartimento degli Affari interni, al Viminale. Pensando alla formazione della squadra guidata da Giorgia Meloni, e alle politiche che il nuovo governo potrà e saprà mettere in campo, è anche in questa direzione che è necessario guardare.
Nei ministeri chiave, Economia, Interno, Difesa e Giustizia, l’ambizione è quella di scegliere ministri autorevoli, che siano in grado di tenere dritta la barra sulla rotta indicata da Palazzo Chigi. I rapporti tra governo e Parlamento, e quindi con la maggioranza che lo sostiene, riguardano la parte emersa, più visibile, della costruzione del consenso che serve a far funzionare le cose. Poi c’è il rapporto strettissimo, ma meno visibile, con la potente macchina amministrativa della Presidenza del consiglio e dei ministeri. In tutti gli snodi nevralgici ci sono personalità e professionalità che incidono direttamente su ogni passaggio, su ogni provvedimento.
A Palazzo Chigi, è il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri a detenere le chiavi della struttura. Assicura il supporto all’espletamento dei compiti del Presidente del Consiglio, sovrintende all’organizzazione ed alla gestione amministrativa del Segretariato generale ed è responsabile dell’approvvigionamento delle risorse umane della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Una figura di raccordo fondamentale all’interno dei ministeri è quella del capo di gabinetto. Il ruolo viene assegnato in via fiduciaria dal ministro e prevede il coordinamento dell’attività di tutti gli uffici di diretta collaborazione, con l’obiettivo di trasmettere l’indirizzo politico all’apparato burocratico amministrativo. Il ministro degli esteri, quello dell’interno e quello della difesa devono scegliere il proprio capo di gabinetto tra i funzionari di grado più elevato delle rispettive carriere (ambasciatori, prefetti, generali o ammiragli delle forze armate), mentre in altri casi i ministri possono anche scegliere un esterno che abbia i requisiti previsti.
Mentre il segretario generale della Presidenza del Consiglio e i capi di gabinetto vengono scelti direttamente, e quindi sono espressione del nuovo governo che si insedia, ai vertici della macchina burocratica, nei ministeri, ci sono figure centrali in tutti i ministeri che possono non essere interessate dallo spoil system. E’ capitato in passato, con Matteo Renzi premier e soprattutto durante il governo gialloverde con Giuseppe Conte premier, che a finire nel mirino della politica sia stata la macchina del Mef. Per la semplice ragione che è dal Mef, e in particolare dal Tesoro e dalla Ragioneria, che dipendono tutte le scelte di spesa del governo.
Al Ministero dell’Economia, ci sono quattro dipartimenti: Tesoro, Ragioneria generale dello Stato; Finanze; Amministrazione generale, del personale e dei servizi. Il Direttore Generale del Tesoro è responsabile di processi chiave a supporto dell’elaborazione e dell’attuazione delle scelte di politica economica e finanziaria del Governo, sia in ambito nazionale che internazionale. Come viene nominato? Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente. E’ comunque una nomina politica ma è talmente centrale nel funzionamento del ministero che spesso ‘sopravvive’ ai cambi di governo. Negli ultimi 20 anni sono stati quattro i direttori generali del Tesoro. Domenico Siniscalco è stato in carica dal 2001 al 2005, Vittorio Grilli dal 2005 al 2011, Vincenzo La Via dal 2012 al 2018, Alessandro Rivera, dal 2018 a oggi.
La Ragioneria Generale dello Stato ha come principale obiettivo istituzionale quello di garantire la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche. E’ sufficiente partire da qui per capire quanto centrale sia il ruolo del Ragioniere generale dello Stato. E, anche in questo caso, sono quattro quelli che si sono avvicendati: Vittorio Grilli, dal 5 agosto 2002 al 20 maggio 2005, Mario Canzio dal 20 maggio 2005 al 20 maggio 2013, Daniele Franco dal 20 maggio 2013 al 19 maggio 2019, Biagio Mazzotta dal 23 maggio 2019 a oggi. (di Fabio Insenga)