Csel: “I comuni italiani contano mediamente 7.498 abitanti contro i 58.990 della Danimarca”
(Adnkronos) – A dispetto dei numerosi incentivi pensati negli anni per promuovere le fusioni e le unioni di Comuni, l’Italia continua ad essere un paese fortemente frammentato dal punto di vista amministrativo. Oltre 5.500 comuni italiani (il 70% del totale) conta meno di 5mila abitanti. Tutti insieme, queste migliaia di enti, contano meno di 10 milioni di abitanti (9.768.705). Messa in altri termini, il 70% dei sindaci rappresenta circa il 16% degli italiani. Sono alcuni dei dati emersi da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali per l’Adnkronos basata su dati Istat ed Eurostat.
Nonostante gli indubbi vantaggi che l’accorpamento di amministrazioni diverse comporterebbe sia in termini di contenimento dei costi che di efficienza dei servizi, tra il 1995 e il 2020 sono andate in porto soltanto 141 fusioni, di cui 107 nelle regioni a statuto ordinario e 34 in quelle a statuto speciale. Queste si sono concentrate soprattutto nell’Italia del Nord, con in testa Lombardia (31 fusioni), Trentino Alto Adige (29), Piemonte (22) e Veneto, che ne ha registrate 14 così come la Toscana. Tredici le fusioni su terra emiliana, 8 quelle tra enti marchigiani, 5 quelle friulane e, per finire, 2 fusioni in Calabria e una in Puglia, Liguria e Campania.
Constatata la scarsa popolarità delle fusioni spontanee, negli anni sono stati fatti diversi tentativi di calare una mannaia per ridurre, dall’alto, il numero dei comuni italiani. Un esempio relativamente recente, che non ebbe alcun seguito, è il Ddl. 3420. Correva l’anno 2016. La proposta di legge nacque in seno al Pd, su iniziativa dei deputati Lodolini, Fanucci, Zoggia, Ascani, Boldrini, Bossio, Fedi, Fragomeli, Gandolfi, Giuseppe Guerini, Lattuca, Naccarato, Patriarca, Pelillo, Petrini, Salvatore Piccolo, Porta, Sbrollini, Valente e Zan. L’idea era quella di rendere obbligatoria la fusione tra tutti i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Nel testo della proposta di legge si sottolineava come fosse ormai “statisticamente provato che la fascia dei comuni tra 5.000 e 10.000 abitanti è quella che consente una dimensione ottimale perché, da un lato, consente il mantenimento di una dimensione a misura d’uomo, di un ambiente nel quale ci si conosce e dove è anche bello vivere e, dall’altro, coniuga questo aspetto con la capacità dell’Ente comunale di offrire buoni servizi, realizzando economie di scala che consentono l’ottimizzazione delle risorse. Questa fascia, peraltro, è quella in cui è stata osservata nei comuni la più bassa spesa pro capite delle funzioni di amministrazione generale”. Una fascia demografica, quella – almeno sulla carta – ottimale, che in Italia conta soltanto 1.178 comuni (il 15% del totale). Ancora meno sono le amministrazioni che contano tra 10mila e 15mila abitanti (6% del totale), mentre sono 732 gli enti che stanno al di sopra dei 15mila abitanti.
Ma l’Italia rappresenta un caso unico in Europa? Qual è la dimensione media delle unità amministrative paragonabili ai nostri comuni, nel resto degli stati membri? In realtà no. L’Italia è in buona compagnia in UE in tema di popolosità dei propri enti locali. I nostri comuni contano mediamente 7.498 abitanti ma ci sono ben 9 Paesi al di sotto di questa media. Lo stato membro dove le unità amministrative locali sono mediamente più piccole è la Repubblica Ceca che, a fronte di una popolazione totale di 10,7 milioni di abitanti, conta ben 6.258 obcí (suddivisioni territoriali di secondo livello, paragonabili ai nostri comuni) che contano mediamente 1.710 abitanti. Rientrano al sotto dei 2mila abitanti medi per unità amministrativa locale anche la Grecia (1.763), la Slovacchia (1.865) e la Francia (1.911). Quest’ultimo è il paese europeo che conta in assoluto il numero più alto di comuni: ben 34.966 a fronte di una popolazione di poco superiore a quella italiana (66.816.191 contro i 59.257.566 italiani, dati Eurostat aggiornati al 2021).
Mediamente poco popolosi anche gli enti locali ungheresi, che contano 3.084 abitanti, portoghesi (3.416), austriaci (4.264) e lussemburghesi (6.223) e romeni (6.944). All’Ungheria spetta il record del comune in assoluto più piccolo, quello di Debréte, che conta – stando ai dati Eurostat riferiti al 2021 – solo 8 abitanti. Tendenzialmente è nel nord Europa che le Amministrazioni sono dimensionalmente più grandi: in vetta alla classifica la Danimarca che conta solo 99 kommuner cui fanno capo, mediamente, poco meno 60mila persone (58.990). Seguono l’Olanda, dove la popolazione media delle 355 unità amministrative locali è di 49.035 abitanti, la Lituania (popolazione media 46.595), la Svezia (35.791), l’Irlanda (28.686 abitanti) e la Bulagaria (26.100).