Mondiali 2022, Marocco: cosa c’è dietro le vittoria della ‘mina vagante’
(Adnkronos) – Un passaggio del turno storico, il Marocco batte a sorpresa la Spagna ai rigori e accede, per la prima volta, ai quarti di finale di un mondiale rimanendo, dopo l’uscita di scena di Senegal, l’unica squadra africana in corsa assieme a 5 nazionali europee (Croazia, Francia, Inghilterra, Olanda e Portogallo) e due sudamericane (Argentina e Brasile).
Il cammino fin qui trionfale dei ‘Leoni dell’Atlante’, primo posto nella fase a gironi grazie ai successi per 2-0 contro la ‘corazzata’ Belgio, 2-1 col Canada, 0-0 all’esordio contro i vice campioni del mondo della Croazia, e il successo agli ottavi 3-0 ai rigori con la Spagna, è, secondo alcuni, dovuto a una sapiente alchimia fatta di coesione in campo e supporto in tribuna di familiari e tifosi.
Ha fatto il giro dei social l’abbraccio a fine gara dell’esterno del Paris Saint-Germain Achraf Hakimi con la mamma, ma non è l’unico caso. Per decisione dell’allenatore Walid Regragui e del presidente della Federcalcio marocchina Fouzi Lekjaa, tutti i membri della squadra marocchina hanno diritto a un viaggio all-inclusive in Qatar per i loro famigliari più stretti. Ed il quartier generale della squadra, l’hotel Wyndham Doha West Bay ha preso le sembianze di un campo estivo gestito dai genitori. A spiegare la filosofia che deve necessariamente accompagnare il gruppo è stato lo stesso tecnico marocchino Regragui: “Il nostro successo non è possibile senza la felicità dei nostri genitori”.
Ma c’è un altro elemento che porta carica, entusiasmo ed energia ai ‘Leoni dell’Atlante’, il calore del pubblico che hanno fatto del Qatar una seconda casa; almeno 15.000 marocchini vivono in Qatar e diverse altre migliaia, provenienti da tutto il mondo, hanno intrapreso il viaggio per assistere alla prima Coppa del Mondo ospitata da un paese arabo.
L’ottavo di finale contro le ‘Furie rosse’ disputato all’Education City Stadium è stata anche una sfida dal valore geopolitico tra i due paesi che si affacciano sullo stretto di Gibilterra. Sullo sfondo la questione dell’enclave spagnola di Ceuta, cittadina arroccata su un istmo con un promontorio considerato la minore delle Colonne d’Ercole dell’antichità, possedimento spagnolo dal 1580.
A festeggiare lo storico approdo ai quarti del Marocco è stato l’intero mondo arabo: nelle piazze e nei caffè da Amman a Gaza, da Damasco a Baghdad, tutti fanno il tifo per i Leoni dell’Atlante con la speranza che si avveri la profezia del ct della Giordania, Adnan Hamad, che pronosticando un torneo da protagonista per i nordafricani aveva definito il Marocco ‘la mina vagante del mondiale’.