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Anarchici, giudice Salvini: “Sono ‘hacker’ della società, difficili da fermare”

(Adnkronos) – “Non una rete, ma gruppi di affinità” capaci di colpire dove vogliono e con continuità con azioni violente ma per fortuna quasi sempre a bassa intensità. Nessuna forma di organizzazione, più sfuggenti rispetto ai gruppi terroristici tradizionali, “informali” appunto. Guido Salvini, magistrato da oltre 40 anni a Milano, ha condotto da Giudice istruttore le indagini in materia di terrorismo di sinistra (Brigate Rosse, Prima Linea, Autonomia Operaia) e di destra (Nar) nel periodo in cui nascevano le leggi sui pentiti e sui dissociati. 

Oggi che il movimento anarchico torna a farsi sentire manifestando solidarietà ad Alfredo Cospito, in sciopero della fame per protestare contro il regime carcerario del 41 bis, le analisi su azioni violente e rivendicazioni spostano indietro la lancetta dell’orologio. “Bisogna dimenticare le organizzazioni terroristiche che abbiamo conosciuto di estrazione marxista-leninista con le loro basi, i militanti clandestini, i documenti programmatici ma anche l’anarchismo sociale, quello di Pinelli ad esempio, che è stato una componente del movimento operaio. La progettualità della Fai (Federazione anarchica informale, ndr) non è una rivoluzione, che secondo loro sostituirebbe un potere con un altro, ma la rivolta, la distruzione dell’intero esistente che si realizza con l’atto violento e la gratificazione che fornisce” spiega Salvini all’Adnkronos.  

Un pensiero di stampo “quasi nichilista che è soddisfatto dall’azione in sé che colpisce le presunte catene della società e della civilizzazione”. Le azioni della Fai “durano da 20 anni grazie alla forma liquida che ha tale mondo. Il primo attentato è stato nel 2003 contro Romano Prodi, allora presidente dell’Unione europea, poi altri obiettivi come le carceri, sedi di forze dell’ordine, azioni ambientaliste e antinucleari e contro sedi tecnologiche quasi sempre con pacchi bomba. Per fortuna per ora c’è stato solo in un caso c’è stato un attentato diretto contro una persona, quello all’ingegnere Adinolfi. Sono hacker dell’intera società e c’è in qualche modo una affinità con l’Unabomber”, l’americano Theodore Kaczynski.  

La Federazione anarchica informale non è un’organizzazione e gli autori degli attacchi, che pur agiscono in molti Paesi – dall’Italia alla Grecia alla Svizzera alla Spagna al Sud America -, non si conoscono nemmeno tra loro, “ma si riconoscono solo attraverso le azioni stesse. Sono azioni che chiunque può riprodurre e poi scomparire. Per questo le indagini sono molto più difficili rispetto a quelle sui gruppi terroristici tradizionali ed è problematico contestare reati come quello di banda armata” sottolinea il giudice Salvini che nel 1981, giovane uditore, si trovò di fronte a un militante di Prima Linea pronto con un lungo sciopero della fame a lasciarsi morire in carcere e per il quale il provvedimento del giudice istruttore Pietro Forno impose l’alimentazione forzata.  

“Fu una scelta che provocò un vasto dibattito tra chi la condivideva e chi no, tra chi vedeva una eventuale scarcerazione come un cedimento e chi invece considerava l’alimentazione forzata una violenza nei confronti del detenuto. Potrebbe anche oggi porsi nel caso Cospito lo stesso dilemma. Aggiungo che una sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo del dicembre 2022 ha stabilito che, dovendo lo Stato salvaguardare la vita dei detenuti, l’alimentazione forzata non è un trattamento vietato o degradante purché avvenga in condizioni di pericolo imminente e con il minimo di violenza sulla persona”, conclude Salvini.  

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