Mutui, la moda (e gli errori) della scelta del tasso variabile
(Adnkronos) – C’è un problema oggettivo sui mutui a tasso variabile. Ne sono stati fatti troppi, sull’onda di una moda spinta anche dalle banche e dai suoi consulenti. E oggi, con la politica monetaria della Bce che per fronteggiare l’inflazione aumenta il costo del denaro, si pagano le conseguenze, con le rate che salgono e che in tanti casi diventano insostenibili. La spinta del governo perché oggi le banche intervengano per agevolare la trasformazione a tasso fisso è comprensibile, di fronte a uno scenario che presenta evidenti difficoltà.
Chiedersi però dove nascono i disagi di oggi può aiutare a inquadrare meglio il problema e a cercare soluzioni strutturali rispetto a un’emergenza che ricorre, puntuale, a ogni fase di aumento dei tassi di interesse. Un tweet di Luigi Marattin, Italia Viva, pone diverse domande e offre altrettanti spunti di riflessione. Le prime tre domande servono a raccontare quello che è successo negli ultimi mesi, partendo dalla premessa che veniamo da un decennio di tassi di interesse molto bassi, passando dalle ragioni che li hanno fatti scendere e restare bassi e arrivando all’impatto che hanno avuto su chi ha fatto un mutuo. La quarta domanda è significativa: quindi, conveniva fare un mutuo a tasso variabile? La risposta è secca: “No, per nulla”. E la ragione che indica Marattin è supportata dai numeri, e da quello che sta succedendo oggi: era evidente che i tassi non sarebbero rimasti bassi per sempre, e che quindi stipulando un mutuo a tasso variabile quelle poche decine di euro di risparmio subito sarebbero state più che compensate dagli aumenti futuri della rata.
L’esponente di Italia Viva passa in rassegna le varie misure previste dall’ultima legge di Bilancio che obbligano le banche a trasformare i contratti da variabile a fisso per le famiglie più deboli e che consentono, sempre per le fasce a reddito più basso, la sospensione delle rate per 18 mesi. E poi si chiede, lo Stato deve fare altro? La risposta che dà Marattin è: “no”. O, meglio, aggiunge: “Lo Stato può rendere obbligatoria l’educazione finanziaria a scuola”.
Quella di Marattin non è una provocazione, e l’educazione finanziaria serve realmente a tutti per fare scelte più consapevoli. C’è però un’altra parte del problema, che riguarda gli operatori finanziari, a partire dalle banche, il luogo dove abitualmente si va a chiedere un mutuo. La moda del tasso variabile è stata cavalcata per abbassare le rate, fare più contratti, aumentare i margini e raggiungere obiettivi più ambiziosi, anche sulle spalle di chi oggi si trova a dover rivedere i proprio piani e a pagare una rata molto più alta di quanto avesse previsto, magari confortato dal suo consulente di fiducia. Ben vengano, quindi, l’educazione finanziaria e il libero mercato ma serve anche un approccio più corretto, e meno utilitaristico, da parte di chi propone i contratti di mutuo. (Di Fabio Insenga)