Israele attacca Gaza tra operazioni segrete e incubo ‘Fallujah’: cosa sappiamo
(Adnkronos) – E’ iniziata quella che per Israele è la seconda fase delle sue operazioni contro Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. E’ l’inizio, senza l’assalto in stile ‘D-Day’ ma con l’incubo ‘Fallujah’, di quella che i leader israeliani hanno affermato potrebbe essere una guerra lunga e difficile, che vedrebbe salvati gli ostaggi in mano a Hamas e distrutto il gruppo, con l’insediamento di una nuova entità a governare l’enclave palestinese. Le truppe israeliane sono dentro la Striscia, un conflitto che il premier israeliano Benjamin Netanyahu considera la “seconda guerra di indipendenza”. Scattata dopo il terribile attacco di Hamas in Israele dello scorso 7 ottobre.
Gli israeliani non hanno voluto chiarire se l’ampliamento delle operazioni rappresenti l’inizio dell’attesa vasta incursione di terra. I primi movimenti, anche gli obiettivi a breve termine, dell’operazione di terra dei militari israeliani sono rimasti – evidenzia il Washington Post – avvolti dal segreto. E’ risuonato il termine “graduale”. Per le Nazioni Unite alle operazioni di terra vanno ora sommati i “più intensi raid aerei e bombardamenti di artiglieria israeliani” dall’inizio del conflitto più di tre settimane fa. E inizia a emergere un quadro generale, mentre da Gaza denunciano un bilancio di oltre ottomila morti in meno di un mese.
Le Idf hanno diffuso immagini in bianco e nero che mostrano tank, mezzi corazzati e truppe a Gaza. Nessuna rivelazione su quanti soldati siano entrati nella Striscia, né su quanto siano penetrati all’interno o sulle posizioni in cui si trovino. Non sono le incursioni “mirate” che le Idf hanno confermato di aver effettuato la scorsa settimana.
E, invece dell’assalto massiccio, secondo analisti militari in Israele sembra che le Idf si muovano lentamente, con cautela, alla ricerca di trappole esplosive di Hamas da distruggere, di tunnel intorno al perimetro della Striscia, un piccolo lembo di terra, e in preparazione di ‘corridoi’ per il dispiegamento rapido di tank e truppe alla periferia di Gaza City.
Al momento – afferma Michael Milshtein, a capo del Forum per gli studi palestinesi dell’Università di Tel Aviv University e con un passato nell’intelligence israeliana – le truppe israeliane operano principalmente ai margini di questo fazzoletto di terra, nei campi e nelle località sgomberate dagli abitanti, intorno al valico di Erez nel nord di Gaza.
E per quando le forze israeliane entreranno a Gaza City e nei campi profughi che la circondano, diversi analisti – Milshtein compreso – temono combattimenti intensi e sanguinosi in contesto urbano e parlano di “Fallujah”. La mente torna al 2004, alla guerra in Iraq, all’assalto che finì con almeno 95 caduti tra i soldati americani e più di mille iracheni morti.
Yoel Guzansky, un passato al Consiglio di Sicurezza nazionale israeliano e ora all’Istituto per gli studi di sicurezza nazionale, ha spiegato che le truppe inviate da Israele – probabilmente unità di fanteria d’élite e del genio militare (il cui numero non si conosce) sono schierate nelle aree di confine, ai margini nord e est. E, secondo Guzansky, gli obiettivi tattici sono due: identificare e bonificare trappole esplosive, Ied e altri ostacoli (naturali o artificiali) all’ingresso di un numero più consistente di truppe e comprendere il “nemico”, il “nuovo Hamas” con le sue capacità e armi.
Per Kobi Michel, ricercatore all’Istituto israeliano per gli Studi sulla sicurezza nazionale, l’offensiva sta iniziando a creare un ‘percorso sicuro’ per le operazioni nella Striscia con “raid ogni notte sempre più in profondità” mentre “vengono ripulite tutte le strade dal confine a Gaza City”. La “massiccia incursione di terra” è la “terza fase dell’operazione”, afferma, parlando della “gradualità” di questo conflitto. “Non combatteremo nei tunnel, a 30-40 metri sottoterra – ha detto – Abbiamo, presumo, mezzi e metodi creativi che ci consentiranno di distruggere questi tunnel sulle teste dei terroristi di Hamas che si nascondono al loro interno”.