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Salerno, finisce in carcere per corruzione il presidente della Provincia Alfieri

(Adnkronos) – Finisce in carcere per corruzione il presidente della provincia di Salerno, Franco Alfieri arrestato oggi, 3 ottobre, in un blitz della Guardia di Finanza di Salerno. I finanzieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 6 indagati a cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, procedendo contestualmente al sequestro, nella forma diretta e per equivalente, di un ammontare superiore ai 543.000 euro.  

In particolare – si legge in una nota a firma del procuratore Giuseppe Borrelli – è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, nonché la custodia domiciliare nei confronti di Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit spa, Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri Impianti S.rl nonché sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del sindaco, e Carmine Greco responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché Rup dei procedimenti di cui alle contestazioni.  

Le indagini, condotte congiuntamente dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, hanno riguardato alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune, con corpi illuminanti a Led e sistemi automatici di regolazione – telecontrollo e telegestione del fusso luminoso, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicate dalla Dervit Spa.  

Alfieri, secondo le accuse, da sindaco di Capaccio Paestum, avrebbe affidato un appalto alla sorella. È una delle accuse principali mosse a Franco Alfieri, fedelissimo del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca.  

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, fondata su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svoltesi il 30 gennaio, molto tempo prima dell’ufficiale indizione delle gare finite nel mirino degli investigatori, Campanile e D’Auria, operando il primo in nome e per conto di Francesco Alfieri e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit, avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico dei futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la Dervit spa ad aggiudicarsi gli appalti.  

Proprio la ditta della sorella di Alfieri, dopo il perfezionamento degli accordi sopra descritti, avrebbe provveduto – attraverso sue propaggini organizzative – alla materiale redazione degli atti delle due procedure. Contestualmente, Carmine Greco, operando sempre su mandato del sindaco Alfieri, aveva conferito un incarico in una delle procedure a un professionista esterno affinché questi firmasse gli atti materialmente redatti dalla Dervit spa, prevedendo peraltro il pagamento della somma di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposta. In un’altra procedura – scrive in una nota il procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli – lo stesso Greco si sarebbe personalmente assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto. Infine, sempre Greco si sarebbe adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla Dervit.  

 

 

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