Cronaca

"Uniti", l'accusa sui 25 allarmi
Difesa: "Operazione trasparente"

Nuova udienza in tribunale sul caso relativo alla distrazione di fondi ai danni della Onlus “Uniti per la provincia di Cremona”, l’ente benefico nato il 13 marzo del 2020 per sostenere gli ospedali e le organizzazioni impegnati in prima linea nel pieno della prima ondata della pandemia di Covid.

A processo c’è Attilio Mazzetti, 39 anni, di Soresina, ex procacciatore d’affari, unico imputato ad affrontare il giudizio ordinario. Mazzetti, assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, è accusato di associazione a delinquere finalizzata ad appropriarsi indebitamente di 300mila euro versati dai cremonesi alla Onlus, parte civile attraverso l’avvocato Roberto Guareschi.

Per la procura, Mazzetti e Renato Crotti, ex gestore di fatto della Onlus e già uscito dal procedimento con un patteggiamento a tre anni e quattro mesi e con un risarcimento di 25.000 euro, sarebbero stati i promotori dell’associazione per delinquere.

Al centro dell’udienza di oggi, l’acquisto, da parte della Onlus, di 25 kit di allarmi da Verisure Italia. Cinque anni fa i sistemi di allarme erano stati ordinati dalla Onlus, come testimonia una mail che è agli atti dell’indagine della finanza. Verisure era stata contattata da “Uniti” tramite Mazzetti, che era procacciatore d’affari per l’azienda, per l’acquisto di 25 kit di allarmi di sicurezza. La trattativa era stata condotta da Verisure con Crotti, che avrebbe dovuto inviare alla società i nominativi dei clienti a cui installare gli impianti di allarme. La lista non era mai arrivata, e Verisure aveva fretta, in quanto doveva emettere fattura entro la fine del mese.

La mail era stata inviata alle 20,12 del 14 maggio 2020 da Simone Barbetti, manager Verisure, a “Uniti”, e per conoscenza agli agenti di zona. “Spettabile Onlus Cremona”, si legge nella mail. “Con la presente riassumiamo l’offerta a voi dedicata di 25 impianti kit premium da installare entro il 30 giugno.

Ogni kit avrà un costo di 1395,60 euro (comprensivo di impianto, installazione e servizio per un anno ) per un totale di 34.850 euro da pagare a Verisure Italy. I 25 kit verranno installati su richiesta del committente alle persone fisiche indicate, le quali il giorno dell’installazione dovranno presentare i seguenti documenti al fine di poter intestare loro il contratto: carta di identità, codice fiscale e codice Iban dove sarà addebitato il servizio mensile dal 13esimo mese dalla sottoscrizione del contratto”.

Senza la lista avuta dalla Onlus, Verisure, che aveva un termine di tempo e aveva fretta di piazzare gli allarmi, aveva individuato clienti e commercianti ai quali l’impianto era già stato installato, e i nominativi erano stati dirottati dal capo area ai singoli venditori.

La proposta era allettante, spacciata come un’offerta, e cioè che il secondo impianto sarebbe stato installato gratis per un anno. Gli agenti avevano preso la provvigione. La provvigione l’aveva presa Mazzetti, che in un paio di occasioni era andato ad installare gli allarmi, e l’aveva presa anche suo fratello Riccardo, dipendente della Verisure. Sentiti oggi a processo, nessuno dei clienti a cui era stato installato l’allarme aveva mai sentito parlare della Onlus.

Un’udienza, quella di oggi, che imputato e difensore hanno definito “positiva”. “Non c’è stato alcun coinvolgimento di Mazzetti in questa vicenda“, ha detto l’avvocato Balzarini.

Nel processo, la Onlus si è costituita parte civile attraverso l avvocato Roberto Guareschi che ha chiamato in causa come responsabile civile la Verisure, rappresentata dall’avvocato Lapo Pasquetti.

Si torna in aula lunedì prossimo con altri testimoni del pm.

Sara Pizzorni

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