"Uniti", in aula i componenti
del Consiglio direttivo

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Nella nuova udienza in tribunale sul caso relativo alla distrazione di fondi ai danni della Onlus “Uniti per la provincia di Cremona” sono stati chiamati a testimoniare i rappresentanti del Consiglio direttivo dell’ente benefico nato il 13 marzo del 2020 per sostenere gli ospedali e le organizzazioni impegnati in prima linea nel pieno della prima ondata della pandemia di Covid.
Dopo aver apposto la firma sull’atto di costituzione della Onlus dal notaio “in una Cremona spettrale per la pandemia“, si erano cominciate a reperire le liquidità per donare agli ospedali e ad altri enti, camici, guanti, mascherine e tutti i dispositivi sanitari di cui in quel momento si aveva necessità.
Il gestore “di fatto” dell’ente benefico era Renato Crotti, già uscito dal procedimento penale con un patteggiamento a tre anni e quattro mesi e con un risarcimento di 25.000 euro. Per l’accusa, Crotti era il promotore dell’associazione per delinquere insieme ad Attilio Mazzetti, 39 anni, di Soresina, ex procacciatore d’affari per la Verisure e unico imputato rimasto ad affrontare il giudizio ordinario.
Mazzetti, assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, è accusato di associazione a delinquere finalizzata ad appropriarsi indebitamente di 350mila euro versati dai cremonesi alla Onlus, parte civile attraverso l’avvocato Roberto Guareschi.
Dal marzo del 2020 al luglio dello stesso anno, Crotti aveva disposto i pagamenti tramite bonifici, distraendo le somme dal conto corrente della Onlus, di cui aveva effettiva disponibilità, mentre Mazzetti avrebbe avuto il compito di emettere fatture false nei confronti della Onlus con il fine di ricevere i pagamenti da “Uniti”, provvedendo a riciclare il denaro attraverso conti esteri, anche simulando con false fatture l’esistenza di controprestazioni.
Dalle testimonianze di oggi è emerso che nei confronti di Crotti c’era “massima fiducia”. “Lui ci prospettava le richieste di ospedali ed enti che avevano bisogno dei dispositivi, presentava progetti e preventivi”. Un rendiconto unitario, però, non è mai stato presentato, così come non c’erano verbali firmati ufficiali. I testimoni hanno parlato della situazione drammatica dovuta alla pandemia, con gli uffici chiusi e con l’impossibilità di vedersi. “Abbiamo fatto una sola videoconferenza, per il resto c’erano scambi di mail“.
I testimoni hanno sostenuto di non aver mai sentito parlare dei 750 pasti caldi destinati a una cooperativa (è il caso da cui era partita l’indagine della guardia di finanza), e della fornitura di 25 allarmi della Verisure che avrebbero dovuto andare a persone malate da curare in casa, e che invece, secondo l’accusa, erano finiti nelle case di parenti e amici di Mazzetti.
“L’associazione aveva finalità nobili”, hanno ricordato i testimoni, che dell’imputato non avevano mai sentito parlare. “Trovarci davanti ad una situazione di questo tipo ci ha molto amareggiato“.
Da parte sua, Attilio Mazzetti ha sempre giurato di essere stato in buona fede e di essersi fidato di Crotti. Si è definito un mediatore che trovava i clienti che facevano le fatture, effettuate in un secondo tempo, sostenendo di non aver mai saputo nulla del modo in cui erano state eseguite. Il prossimo 24 marzo si difenderà.
Sara Pizzorni