In Comune è il finimondo, ma Perri non se ne accorge E Salini fa il tagliando alla sua Giunta
Di qua il finimondo: l’Udc si chiama fuori, la Lega sbraita, un assessore se ne va e altri due restano orfani di partito. Un altro ancora sceglie il momento meno opportuno per tirarsi contro le associazioni – tutte – del commercio e un altro si aggiudica una superconsulenza, si attira le critiche di tutto l’arco Costituzionale e in un amen se ne fila in vacanza. Di là, in Provincia, quatto quatto, Salini se ne esce con una sistematina alla giunta. “Siamo a metà mandato”, dice, “giusto aggiustare due cose”. E senza clamori s’inventa una nuova delega e ne spariglia un paio qua e là.
Fatto è che alla boa di metà mandato è arrivato anche Oreste Perri, sebbene, pur tra mille problemi, non sembra essersene accorto. Tant’è che da Palazzo nessuno sa dire se e come si intenderà metter mano alla squadra. E sì che ragioni per farlo il buon Oreste ne ha da vendere. Ad esempio il cul de sac nel quale l’ha infilato la Lega ponendolo di fronte all’amletico quesito: essere o non essere in questa maggioranza? Ci dai due assessori nuovi di zecca o tanti saluti. Risposta entro una settimana, massimo dieci giorni, ha fatto sapere il commissario leghista Volpi. Ora, la settimana scade giusto oggi, ma dal sindaco nessun segnale.
Chi dice che Perri non si degnerà di rispondere, chi dice che cercherà di tirare sul prezzo offrendo massimo una poltroncina. E poi c’è chi dice che almeno due assessori si son messi una mano sul cuore offrendo la via d’uscita. De Bona, ad esempio, s’è tirata contro mezza città con la guerra del Natale, mentre Alquati s’è tirata contro l’altra metà con una consulenza che fior di precari sognano a occhi aperti. Insomma, cosa dovrebbero fare di più? Silurarsi da sole? Ma Perri, tutto d’un pezzo, mica pare voler cogliere l’occasione, e di rimpasti di giunta o verifiche di maggioranza – chieste a gran voce dall’Udc e pure dalla Lega – non ne vuol sapere. Da bravo campione, a tutti i costi sembra voler declinare l’adagio sportivo alla politica: squadra che vince non si cambia. Sicché, avanti così senza tagliando. Finché tiene tiene.
Ma l’impermeabilità alle vicende politiche, il sistematico guardar dall’altra parte mentre di qui è una gara a chi si piglia il titolo più urlato – dai mancati scioperi legisti con fuga di e-mail ai matrimoni Las Vegas con Elvis celebrante, dalla guerriglia natalizia alla consulenza a quattro zeri – porta poco lontano. Se ne sono accorti anche nel Pdl, dove peraltro il dissenso di una buona fetta di partito (i nove ex forzisti) è sgorgato già mesi fa con la faccenda Albertoni. Tant’è che se abbozzare coi pidiellini una conversazione critica con oggetto il sindaco una volta era come tentare di sfondare un muro a testate, adesso li vedi allargare le braccia e arrendersi sconsolati. “In effetti noi ne inventiamo una al giorno”, diceva ieri un noto consigliere, “però Oreste sarà anche ora che dia una spolverata alla squadra”.
E spicca, a maggior ragione in questo quadro, l’agilità dell’inquilino dell’altro Palazzo. “Siamo al giro di boa”, ha constatato Salini, e di punto in bianco, senza clamori, ha portato la giunta a fare il tagliando. Qualche ritocco qua e là e una nuova delega – assunta d’imperio – e zitti tutti. Ora, lo si potrà contestare finché si vuole, ma non si può certo ravvisare nel presidente una propensione a subire gli eventi. Ciò che non può dirsi di Perri, tutto concentrato a tenere insieme una fotocopia, la giunta, sempre più sbiadita rispetto all’originale, il Consiglio uscito dalle elezioni.
Federico Centenari