Partiture interessanti e ricerca armonica La musica di Gabrio Taglietti sul leggio dell'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano
– nella foto Pietro Mianiti
Bellissima serata di musica, sabato 4 febbraio, resa triste dalla notizia della morte, la mattina stessa, di Arnaldo Bassini, da tanti anni direttore artistico-musicale del Teatro Ponchielli. In primissimo piano la musica del cremonese Gabrio Taglietti, ottimo compositore nonché didatta che ha messo sul leggio dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano diretta da Pietro Mianiti un paio di lavori degli anni Novanta: Il circo invisibile e Tre canzoni andaluse. Due partiture interessantissime, piene di slancio ritmico unitamente ad una affascinante ricerca armonica. In particolare il pezzo vocale, interpretato da Eva Oltivanyi in perfetta fusione con l’orchestra, è stato apprezzato dal pubblico che invece sembrava rimasto un poco sconcertato dal Circo, forse colpito dall’ossessione del mi bemolle… In mezzo saliva sul palcoscenico Alfredo Zamarra, altro musicista nato a Cremona e oggi Prima Viola del Teatro La Fenice di Venezia. Il suono caldo e naturale, veramente bello, del suo strumento (costruito a Cremona nel 1793 da Giovan Battista Ceruti e recentemente affidatogli), ha vividamente scolpito la Rapsodia-Concerto di Martin?, pezzo del 1952 di non sgradevole fattura, ma a tratti incagliato in arene tonali che risultano un poco stonate per così dire. Peccato solo il piccolo incidente occorso alla viola settecentesca in corso d’esecuzione che ha costretto Zamarra a ritirarsi per risistemare le corde sul ponticello, disassate a causa di una involontaria manata del direttore d’orchestra. Il quale Mianiti è ben a suo agio nella musica moderna e contemporanea, così come sa offrire una lettura più che dignitosa di una Jupiter di Mozart che veramente, nell’economia del programma della serata, poco aveva a che fare ma che ha concesso al discretamente numeroso pubblico una ventata di fresco classicismo dopo le arditezze tagliettiane e i tentennamenti martinuiani. Infatti in fine applausi calorosi. Da parte nostra l’auspicio che al Ponchielli si possa ascoltare ogni anno sempre più musica del Novecento e anche contemporanea.
Paolo Bottini