Cultura

I 92 anni di Enrico Kiro Fogliazza Simbolo della Resistenza

Enrico Fogliazza – Kiro il nome i battaglia da partigiano – ha compiuto 92 anni. A festeggiarlo, presso il complesso di “Cremona Solidale” dove si trova per riabilitazione programmata, figli, nipoti e alcuni amici ai quali si è aggiunto, molto gradito per gli auguri, il sindaco di Cremona Oreste Perri. Un compleanno un po’ speciale quello di Kiro che è stato intervistato, nella mattinata ed in parte del pomeriggio, da una troupe dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza con sede a Torino. Oltre tre ore di riprese che saranno il perno di un documentario che avrà per oggetto la 17^ Brigata Garibaldi durante la Resistenza in Piemonte nella quale combatterono decine di partigiani cremonesi, un centinaio solo nella Val di Susa.

Kiro, che da anni risiede a Cremona, è nato a Castelleone il 22 marzo 1920. Egli è uno dei simboli della Resistenza cremonese e piemontese insieme. Di famiglia contadina, fu sindacalista e deputato al Parlamento dal 1953 al 1963. Presso lo stesso fece 40 interventi e presentò 97 progetti di legge. La memoria, nonostante gli anni è ancora lucidissima e Corrado Borsa- responsabile del progetto per il recupero della memoria resistenziale oltre che membro del citato Archivio- non ha trovato ostacoli ad un racconto consequenziale logico e ricco di particolari.

Un rammarico per il vecchio partigiano è che l’Italia di adesso non corrisponde a quella degli ideali per cui, lui e tanti altri come lui, hanno combattuto o sono morti: la mancanza di lavoro ed il precariato sono, purtroppo, la parte incompiuta di un programma ideato per un’Italia nuova.

Dopo l’armistizio, avvenuto l’8 settembre 1943, molti soldati e giovani fecero la scelta di entrare nelle formazioni partigiane. Per  Enrico fu una scelta difficile: lasciò, infatti, la moglie e la figlia Rosalba di venti mesi, cuore e famiglia, e scelse l’idea che presto si fece ideale. Si recò alla stazione e prese il treno per le valli piemontesi. Con lui c’erano altri sedici o diciassette ragazzi cremonesi che avevano fatto la medesima scelta ognuno all’insaputa degli altri. Subito vennero i disagi dovuti alla mancanza di adeguato abbigliamento, di un materasso o di un posto caldo in cui dormire. Il cibo era scarsissimo.

Due settimane più tardi, i rastrellamenti operati da tedeschi e fascisti fecero 26 vittime tra i partigiani, alcuni dei quali orrendamente torturati e poi massacrati. Una trentina i cremonesi che in seguito si fermarono a combattere; alcuni si ritirarono dalla lotta ed altri ancora andarono altrove. L’idea per il mantenimento dei “ribelli” venne proprio a Kiro (che aveva rinunciato anche al proprio nome e cognome per non mettere nei guai la famiglia). Sequestrare capi di bestiame alla mandria del re a Venaria Reale, passarli ai contadini in cambio dei bovini meno floridi.  Riso e grano vennero requisiti al Consorzio Agrario di Vercelli. Con quanto sopra si nutrirono i combattenti alla macchia e numerose famiglie sprovviste , spesso, del necessario. La popolazione, ben presto, divenne amica dei partigiani.

Con una brillante operazione militare di accerchiamento vennero recuperate molte armi efficienti  presso la fabbrica di aerei di Corso Francia a Collegno. Al Colle del Lys, nel luglio del 1944, come detto, morirono 26 partigiani tra cui cinque cremonesi: Scala, Faleschini, Conca, Boccalini e Zaniboni . Il 23 marzo del 1945 morirono in combattimento, a Prà du Col, in Favella Val Susa, Deo Tonani, comandante cremonese della 17^ Brigata Garibaldi “Felice Cima” e “Pucci, Gino, Romualdo, Zini”. Racconti che appartengono alla storia.

 

Angelo Locatelli

 

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