Cronaca

Sondaggio commercio, Giunta sotto accusa E la Diocesi parte con la raccolta firme contro le aperture festive dei negozi

Il 65% dei lettori di Cremonaoggi ritiene che la giunta Perri abbia avuto responsabilità nella crisi del commercio in centro città. Il 35%, invece, no. Ha fatto parecchio scalpore l’attacco delle categorie (Ascom in primis, seguita a ruota dalla Confesercenti) all’amministrazione sulla revisione del Piano di Governo del Territorio. Sotto accusa una vasta area produttiva prevista in via Mantova, dall’altezza di San Felice, di oltre 300mila metri quadrati con un nuovo spazio di 15mila metri per insediamenti commerciali. “Un modo semplicissimo per fare cassa introitando oneri di urbanizzazione”, aveva detto Claudio Pugnoli della Confscommercio. “L’ennesima mazzata per i piccoli negozi”, ribadiva Giorgio Bonali, direttore di Confesercenti, dopo la difesa del Comune che chiariva: “Non grande distribuzione, ma media”. Tantissimi i commenti sul sito: chi se la prende con la Giunta e scrive “Basta edificare” e chi con i commercianti (“Prezzi alti”, “Sono loro che hanno voluto il parcheggio di piazza Marconi e l’abbattimento della Ztl”).
Intanto, anche la Diocesi di Cremona si muove sul tema del commercio. Invita “nel tempo quaresimale le parrocchie che si ritrovano, territorialmente, sotto la giurisdizione dei Tribunali di Cremona e Mantova (prossimamente per quelle sotto Crema e Bergamo), ad aderire alla raccolta firme “Libera la domenica”  promossa da Confesercenti e Federstrade, con il sostegno convinto della Conferenza Episcopale Italiana”. Si tratta di una campagna che mira a  correggere gli eccessi della liberalizzazione sulle aperture domenicali dei negozi e restituire alle Regioni la potestà di decidere a riguardo, dopo che il decreto “Salva Italia” del 1° gennaio 2012, aveva liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali. «L’obiettivo di questa iniziativa –  spiegano i responsabili di Confesercenti  – non è quello di vietare aperture festive e domenicali, ma di renderle compatibili con le effettive esigenze di imprenditori e consumatori».
I responsabili della Campagna sottolinea che nel suo primo anno di vita il provvedimento non ha incentivato i consumi (si parla infatti di un -2%), mentre ha favorito la grande distribuzione a scapito della piccola e media impresa. Alle 100 mila imprese già perse andranno aggiunte altre 80 mila che chiuderanno nei prossimi cinque anni, con la conseguente scomparsa di circa 240 mila posti di lavoro.
L’apertura indiscriminata di tutte le attività in tutte le domeniche secondo l’Associazione dei commercianti porta esclusivamente a un aumento dei costi di gestione e trasferisce quote e consumi da parte degli esercizi tradizionali a favore della grande distribuzione  senza, peraltro, che il provvedimento abbia portato alcun tipo di beneficio in termini di maggior ricchezza per il Paese: i consumi sono in caduta libera, e i posti di lavoro nel comparto non aumentano.
«Le Regioni, dunque, – continuano i membri di Confesercenti – devono riappropriarsi delle proprie competenze in materia, perché sono le più adatte a interpretare le esigenze del commercio locale. Per questo chiediamo fin d’ora che il prossimo governo della Lombardia si impegni su questi temi». A proposito di questa iniziativa popolare il Vescovo Dante aveva dichiarato al quotidiano Avvenire nel gennaio scorso: «Il lavoro deve essere visto come una dimensione fondamentale, ma non idolatrato… La festa è il tempo del gratuito, lo stacco che dà senso al quotidiano. La domenica, cioè, ci aiuta a capire il tempo».

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