Guerra in Congo, 6mila euro dalla Diocesi per bimbi e donne
Ad oggi sono oltre tre milioni i morti, tra vittime dirette di scontri e massacri e quelle decimate dalla fame e dalle malattie. E i numeri continuano a crescere. Negli ultimi mesi si è assistito a un crescere della recrudescenza della guerra civile che insanguina ormai il Kivu, un tempo perla e polo turistico dell’ex Zaire, per via del bellissimo lago e della natura incontaminata. Qui i bambini soldato vivono una situazione di orrore e crudeltà continua. E per le bambine la situazione è doppiamente difficile: oltre a combattere devono tenere il campo pulito, le divise in ordine, preparare da mangiare e, purtroppo, soddisfare gli istinti sessuali dei soldati.
Per il recupero di questi bambini che riescono a fuggire dal loro forzato compito e per quelle donne scampate alla morte (molte donne venivano sepolte vive) e alle violenze, sono stati promossi due interessanti progetti. Uno è gestito dalla dottoressa Colette Kitoga Habanawema, che opera a Bukavu, un paese del Sud Kivu, ai confini con il Rwanda: la donna ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra e che dopo essersi laureata in Italia ha deciso di tornare nel suo paese per aiutare la sua gente. L’altro progetto, invece, è portato avanti dai sacerdoti della parrocchia di Kasika, in particolare dal parroco don Alberto Kalafula (sacerdote locale).
“Grazie alla generosità dei cremonesi – scrive la Diocesi – i bambini sono introdotti alla scolarizzazione e al recupero del gioco, completamente perso durante gli anni della vita da soldato. I piccoli trovano anche protezione, possono nutrirsi, vestirsi, essere curati e ricevere quell’affetto che ogni bambino cerca, reinserendosi in una situazione di vita quasi normale. Le donne, invece, sono avviate al lavoro nei campi dove si coltiva la manioca. In tal mondo possono mantenere se stesse e le proprie famiglie”.
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