Cronaca

Leucemia non riconosciuta, il medico: 'Il paziente stava bene'

E’ ripreso oggi il processo contro cinque medici di Casalmaggiore accusati di lesioni personali colpose per non aver diagnosticato una leucemia acuta a Vincenzo Funaro, 39 anni, napoletano residente a Casalmaggiore, che nel procedimento si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Maria Teresa Cavalca. Sul banco degli imputati ci sono il medico di base Luigia Faita, di Casalmaggiore, assistita dagli avvocati Piergiuseppe Storti e Maria Delmiglio, e i medici dell’ospedale Oglio Po Mimo Mantovani, nato a Borgoforte e residente a Bozzolo, difeso dall’avvocato Gian Pietro Gennari, Pierluigi Bettinelli, di Rivarolo Mantovano, assistito dagli avvocati Valeria Bartoli e Agostino Magnani, e Federico Casanova, di Parma, difeso dall’avvocato Mario L’Insalata. La posizione di un altro medico dell’Oglio Po, Mahamat Outman, difeso dagli avvocati Dionigi e Beatrice Biancardi, è stata stralciata nel corso dell’udienza del 18 gennaio scorso. Secondo la procura, i medici, “in cooperazione colposa tra loro”, avrebbero cagionato al paziente, “affetto da leucemia mieloide, lesioni personali consistite nella protrazione della sua malattia per almeno un ulteriore mese, non diagnosticandola e non adottando terapie idonee”. In particolare la Faita è accusata di aver sottovalutato i sintomi che le erano stati segnalati dal paziente, “nonché gli esiti degli esami ematochimici che attestavano la presenza di blasti nel sangue”. In seguito all’”omissione diagnostico terapeutica faceva seguito quella degli altri imputati, tutti medici in servizio presso l’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore”, ospedale presso il quale il paziente si era recato più volte tra il dicembre del 2008 e il 22 gennaio del 2009, “periodo di insorgenza acuta della malattia”. In ospedale, a Funaro avevano parlato di semplice sindrome influenzale in corso.

Oggi è stata sentita la testimonianza del dottor Federico Casanova. Il medico ha dichiarato di aver visitato il paziente alla scadenza del cambio di turno (con lui c’erano anche i colleghi Bettinelli e Mantovani), e ha riferito di averlo trovato bene. Secondo il medico, Funaro non presentava condizioni tali da giustificare un ricovero. Casanova ha anche aggiunto di aver saputo dallo stesso paziente che per il giorno dopo aveva prenotato una visita ematologica.

Al termine dell’udienza (il rinvio è stato fissato al prossimo 8 maggio) il giudice Francesco Sora ha chiesto l’elenco degli accessi del paziente in ospedale nel periodo compreso tra il gennaio e l’agosto del 2008.

LE TESTIMONIANZE DELLA SCORSA UDIENZA

In aula era stata sentita la dottoressa Maria Bigi, del laboratorio analisi dell’ospedale Oglio Po. La teste aveva ricordato che l’emocromo eseguito il 16 gennaio del 2009 aveva dato risultati preoccupanti. “Erano presenti cellule fortemente immature”, aveva riferito, “e non è frequente trovare un vetrino con un numero così alto di blasti” (cellule completamente immature la cui quantità è uno dei criteri che contraddistingue le diverse forme di malattia mielodisplastica). La Bigi aveva detto di aver avvertito la dottoressa Luigia Faita, medico di base di Funaro, consigliando una “visita ematologica urgente”. Al paziente, però, la Faita non aveva comunicato nulla, e quando Funaro si era presentato per ritirare i risultati (era stata riscontrata la presenza di un 85% di cellule tumorali), la Bigi gli aveva detto che non necessariamente era leucemia, ma gli aveva consigliato di fare esami più approfonditi. “Non ricordo quando e non ricordo chi”, aveva riferito in aula la Bigi, “ma mi aveva chiamato un medico del pronto soccorso dicendomi di aver visto il referto”. La Bigi aveva riferito di essersi stupita e di aver risposto “ancora sta girando in ospedale questa persona?”. “Per me la situazione era urgente”, aveva concluso la teste.

La visita dall’ematologo era stata prenotata per il 23 gennaio successivo dal dottor Mantovani. A questo proposito l’avvocato Gennari aveva fatto notare che Funaro, dopo la visita ematologica, era stato ricoverato in ospedale solo dopo qualche giorno, e cioè il 27 gennaio. Per la difesa, le condizioni del paziente non si erano rivelate così gravi come invece prospettato dalla dottoressa Bigi.

Sentita anche la testimonianza dell’infermiera del pronto soccorso dell’Oglio Po dove Funaro, il 22 gennaio del 2009, si era presentato lamentando un dolore al torace, nausea e senso di freddo. “Veniva spesso al pronto soccorso”, aveva riferito la teste. “In un anno avrà fatto cento accessi al pronto soccorso. A volte per un dolore toracico, altre per nausea, arrossamento delle gengive, altre ancora per stanchezza degli arti. Tutti sintomi generici, non mi ricordo situazioni gravi”. L’infermiera aveva spiegato che il 22 gennaio era di turno in accettazione quando si era presentato Funaro. “Mi ha detto di aver fatto un emocromo per la leucemia e che l’esame aveva rivelato la presenza di blasti nel sangue, ma in quel momento il paziente aveva con sé l’esame”. Funaro era arrivato all’Oglio Po proprio mentre il dottor Casanova, che svolgeva servizio dalle 14 alle 20, stava finendo il turno per essere sostituito dal dottor Mantovani. “Ho riportato quanto mi era stato riferito dal paziente al dottor Casanova”, aveva ricordato l’infermiera. “Ricordo che era stato chiamato il dottor Outman per un parere”.

IL RACCONTO DEL PAZIENTE

“Il 17 dicembre del 2008 sono andato all’ospedale Oglio Po per un semplice controllo di routine, anche perché non stavo bene. Sentivo una stanchezza strana per un ex atleta come me”. L’uomo aveva raccontato di aver fatto dei prelievi e di aver portato l’esito, che parlava di “cellule attivate”, a Luigia Faita, suo medico di base. “Mi ha detto che poteva essere un inizio di infezione, e di rifare gli esami più avanti”. Tra il 17 e il 23 dicembre, però, Funaro si era sentito male e il giorno dopo, vigilia di Natale, si era presentato al pronto soccorso con sintomi di “nausea e stanchezza”. “Gli esami hanno evidenziato un calo evidente di piastrine”, aveva raccontato, “ma sono stato rassicurato e mandato a casa”. Il 39enne aveva riferito di aver passato il Natale “come un cane” e a gennaio di essersi presentato dalla Faita per effettuare esami più completi. “Ero confuso, avevo formicolii e tremori alle gambe”. Il ritiro degli esami ematici e dell’emocromo, effettuati il 16 gennaio, avrebbero dovuto essere ritirati il 19. Nel frattempo Funaro stava sempre peggio. “Avevo petecchie lungo il collo. C’era un quadro di leucemia acuta in atto”. “Il 19 gennaio il risultato degli esami parlava della presenza di un 85% di cellule tumorali”, aveva continuato, “e della necessità di una consulenza ematologica urgente”. L’uomo aveva riferito di aver parlato con una dottoressa che gli aveva detto di aver avvertito il suo medico di base. “La Faita, però, non mi ha detto niente”, aveva precisato in aula, raccontando di essere andato nel suo studio senza appuntamento e di aver aspettato tre ore e mezza per sentirsi dire che “la dottoressa non aveva ritenuto la questione urgente. Dopo aver letto gli esami mi ha detto che non era nulla di grave e su mia insistenza mi ha prescritto una consulenza ematologica, esame prenotato per il 23 gennaio”. Il 39enne aveva anche riferito di essersi recato il 19 gennaio al pronto soccorso dell’Oglio Po e di essere stato visitato da Mantovani ed Outman. “Mi hanno diagnosticato una nevralgia post traumatica, consigliandomi un consulto psichiatrico perché secondo loro somatizzavo i sintomi”. Il 22 gennaio era stato di nuovo male ed era tornato in ospedale, questa volta visitato da Casanova, Mantovani (l’avevano visto entrambi a causa del cambio del turno) e dall’internista Bettinelli. “Mi hanno mandato a casa con una diagnosi di sindrome influenzale in corso”. Il 23 gennaio Funaro era stato sottoposto alla consulenza ematologica all’ospedale di Cremona. “Non era influenza, ma leucemia grave”, aveva raccontato il paziente, che stava anche per diventare papà. “Sono stato ricoverato il 26 gennaio del 2009 per un primo ciclo di chemioterapie. Ne ho fatte 54. Ero distrutto da un punto di vista psicofisico”. A domanda dei difensori se Outman, nella visita del 19 gennaio, gli avesse consigliato di effettuare una necessaria indagine ematologica, Funaro aveva risposto che l’aveva scritto, ma non gliene aveva parlato. Sempre su domanda delle difese, la parte civile aveva confermato che i medici che lo avevano visitato il 22 erano a conoscenza del fatto che il giorno dopo si sarebbe dovuto sottoporre alla visita ematologica già programmata.

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