Cronaca

Processo allo stalker recidivo, la vittima: 'Sono 5 anni che subisco'

“Telefonate anonime, telefonate in cui lui parlava e mi minacciava, ho riconosciuto la voce, era la sua, appostamenti davanti al mio negozio e anche in discoteca: lui c’è quando ci sono io. Sono cinque anni che subisco”. Così la vittima, una commerciante di Cremona, ha raccontato la sua storia al giudice Francesco Sora nel processo contro il suo presunto stalker, Nicola Rebessi, 52 anni, di Casalbuttano, finito in carcere per la seconda volta l’8 marzo dell’anno scorso e ormai al suo terzo processo per stalking sempre nei confronti della sua ex compagna. Un incubo, a detta della commerciante, che si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Isabella Cantalupo, iniziato nel Natale del 2009, da quando lei aveva troncato la relazione.

“Attualmente”, ha detto la donna, “di danneggiamenti e danni non ne ho più avuti, di telefonate non ne ho più ricevute. Solo me lo ritrovo in discoteca, staziona davanti al bar e passa davanti al mio negozio”. “Soffro di insonnia e di attacchi di panico e sono anche seguita dal centro psicosociale per tutto quello che mi è successo”, ha raccontato la vittima, che al suo negozio non ha più voluto andare da sola: “mi accompagnano e mi vengono a prendere le mie figlie”. “Perché non cambia strada ?”, le ha chiesto il legale della difesa, l’avvocato Simona Bracchi. “Ci ho pensato”, ha risposto la donna, “ma dovrei percorrere strade meno frequentate”. “A cavallo di un’udienza”, ha aggiunto la commerciante, “lui mi ha chiamato dicendomi: ‘pagherai per quello che fai, sei una rompicoglioni’”.

Per l’accusa, in tutto questo tempo l’imputato, ossessionato dalla ex compagna, non ha mai smesso di mettere in atto atteggiamenti persecutori contro di lei. L’ha seguita più volte con l’auto e a piedi, ha danneggiato la sua macchina, l’ingresso della sua abitazione e la maniglia della porta d’entrata del suo negozio davanti al quale le ha fatto trovare in diverse occasioni un reggiseno, dei profilattici ed una gabbietta per uccelli.

L’episodio più grave che gli è contestato risale al 28 febbraio del 2013. La donna stava rientrando a casa quando era stata avvicinata dalla Ford Fiesta guidata da Rebessi. Il 52enne aveva abbassato il finestrino, cominciato ad insultarla. Subito dopo l’aveva afferrata per l’avambraccio trascinandola in direzione del finestrino della vettura. Lei, però, aveva reagito, e con il braccio libero aveva estratto dalla tasca del giubbino una bomboletta spray al peperoncino usandola contro l’aggressore, nel timore che Rebessi ripartisse, visto che l’auto aveva il motore acceso. Colpito dallo spray, il 52enne si era allontanato a tutta velocità e la donna aveva chiamato subito la polizia, sporgendo l’ennesima denuncia. Per Rebessi era stato necessario ricorrere alle cure mediche. Una certa quantità del contenuto dello spray era finito anche sul viso della vittima, anche lei medicata al pronto soccorso. Al momento dell’arresto, Rebessi aveva detto agli agenti che era stato lui ad essere stato aggredito.

L’11 febbraio del 2001, in primo grado, Rebessi era stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione. Nel corso di questo procedimento era stato sottoposto alla misura del divieto di  avvicinamento alla persona offesa e in seguito, non avendo ottemperato a tale divieto, la misura era stata aggravata con l’applicazione degli arresti domiciliari. Gli atti persecutori erano andati avanti anche dal febbraio all’agosto del 2011, fino ad arrivare al patteggiamento, nel  luglio del 2012, ad 8 mesi in continuazione con la precedente condanna.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 dicembre. All’inizio dell’udienza il giudice Sora ha respinto l’eccezione di illegittimità costituzionale dell’articolo 612 bis (il reato di stalking) che era stata sollevata dall’avvocato Simona Bracchi il 7 maggio scorso per la sua “genericità” ed “indeterminatezza”.

Sara Pizzorni

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