Cronaca

L'INCHIESTA DI CREMONA OGGI Droga, se l'affare è del sottobosco criminale noto alla 'ndrangheta

Ci sono i boss, ci sono i “soldati” e ci sono i criminali più piccoli, che a volte lavorano per contro proprio e non sono nemmeno affiliati secondo le risultanze investigative ma che capita si trovino in rapporti di conoscenza con ambienti di ‘ndrangheta o vicinissimi alla ‘ndrangheta. Ambienti da cui, magari, imparare pure qualcosa. Nel corso delle indagini non sono emersi elementi che collegano alla ‘ndrangheta la struttura dedita allo spaccio di droga smantellata qualche settimana fa dai carabinieri di Cremona nell’operazione “Baraonda” (leggi l’articolo). Gli investigatori, sulla base di quanto accertato, escludono che dietro al business ci siano anche le casse della mafia calabrese. Resta però quanto emerso, e appreso da Cremona Oggi, dietro ad almeno uno dei personaggi coinvolti nell’operazione. E ciò che è emerso, sebbene non accerti redini mafiose nel business stroncato dall’Arma, aiuta a comprendere quanto il territorio cremonese possa stimolare la criminalità all’apparenza “semplice” di matrice crotonese e a maggior ragione potrebbe suscitare interessi ancora più forti in quella criminalità organizzata che ha origini in quello stesso territorio e basi in Emilia (vedi i link in basso).

Il personaggio di cui si è accennato è Gaetano Muccari, 23enne nato a Crotone ma da qualche tempo domiciliato a Soresina. Muccari, indagato nel fascicolo “Baraonda” per aver smerciato cocaina assieme al fratello e alla madre, ha vissuto a lungo in Calabria. Nel 2010 abitava a Cutro, in provincia di Crotone, con la famiglia della cugina. Ha raggiunto la madre (separata) in provincia di Cremona alla fine di quell’anno. Il nome di Gaetano Muccari è comparso nelle carte di un’inchiesta di inizio 2011 della Procura di Crotone. Carte da cui risulta, a quei tempi, un rapporto di conoscenza, di frequentazione, con l’oggi 22enne Salvatore Martino, nato a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, ma (almeno a quei tempi) stabile a Cutro, e il fratello Luigi Martino, classe 1987, nato a Catanzaro e (almeno a quei tempi) stabile a Cutro. Il primo nel processo con rito abbreviato scaturito da quell’inchiesta è stato condannato a sei anni e 10 mesi (per lui le accuse andavano dalla rapina alla detenzione illegale di armi ed esplosivo). Il secondo a cinque anni anni (in concorso con il fratello e altri soggetti è stato giudicato responsabile della detenzione illegale di una pistola da guerra). Testimonianze presenti nelle carte di quell’indagine descrivono incontri e chiacchierate persino davanti all’abitazione in cui viveva Muccari, a riprova del rapporto. Salvatore e Luigi Martino sono i figli di una figura assai nota negli ambienti di ‘ndrangheta. Un personaggio molto conosciuto dalle sezioni delle forze dell’ordine che si sono dedicate alla lotta alla criminalità organizzata calabrese. Si tratta di Vito Martino (all’epoca dell’inchiesta era in carcere ma informato durante vari colloqui captati dagli inquirenti dei comportamenti dei figli e preoccupato per loro, poi è stato giudicato anche lui responsabile della detenzione illegale della pistola da guerra già citata e per questo condannato a tre anni e quattro mesi nel processo che ha coinvolto Salvatore e Luigi). Vito, crotonese classe 1970, ha alle spalle una sentenza definitiva a 16 anni per associazione mafiosa e tentato omicidio. E diversi investigatori esperti lo ritengono assai vicino al boss della ‘ndrangheta cutrese Nicolino Grande Aracri.

Michele Ferro
redazione@cremonaoggi.it

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