Cronaca

Inaugurati i laboratori di Cr.Forma Malvezzi: 'Deleghe su lavoro restino in regione'

Inaugurati questa mattina a palazzo Fodri i laboratori di diagnostica e restauro di CR.Forma, già attivi da quest’anno scolastico nei locali storici del palazzo acquisito fra molte polemiche dalla Fondazione Città di Cremona. Laboratori che ospitano i corsi più prestigiosi della scuola professionale, per la diagnostica dei beni culturali e per il restauro di libri e stampe antiche. Entrambi al piano terra di palazzo Fodri, nelle sale storiche da cui si accede al cortile quattrocentesco che – ha spiegato la presidente della Fondazione Uliana Garoli “vogliamo che continui ad  essere patrimonio di tutti i cremonesi, cuore pulsante del centro città, visitabile attraverso percorsi guidati”. Le varie attività che hanno trovato spazio nel palazzo d’epoca (oltre a Cr Forma anche il coro Costanzo Porta e  una scuola di danza) vanno nella direzione di fruizione pubblica del palazzo.

A presentare i nuovi laboratori questa mattina c’erano oltre al presidente di Cr Forma Fabiano Penotti e alla direttrice Paola Brugnoli, i consiglieri regionali Carlo Malvezzi e Federico Lena; il sindaco Gianluca Galimberti; Francesca Pontiggia dell’ufficio di staff del presidente della Provincia Carlo Vezzini. E poi i vertici passati e presenti di Fondazione Città di Cremona, Giacomo Spedini e Uliana Garoli; i direttori di Biblioteca governativa, Archivio di Stato e Ufficio beni Culturali della Diocesi (nell’ordine, Stefano Campagnolo, Angela Bellardi, mons. Achille Bonazzi), gli enti da cui provengono alcuni dei preziosi codici in corso di restauro o appena terminati. Come il ‘corale 14’ del XV secolo proveniente dal convento degli Eremitani di S. Agostino, imponente codice miniato a caratteri gotici  con preziose miniature. Dalla Biblioteca di Stato provengono invece una corposa raccolta di ittiolitologia del 1796, appartenente al fondo dell’istituto Beltrami; un incunabolo del 1485 contenente un sermone di Leone Magno con legatura originale; un manoscritto con grossi problemi conservativi  del fondo Ignazio Cozio di Salabue, nobile di fine Settecento che fu tra i primi raccoglitori di cimeli stradivariani. Proveniente dall’Archivio di stato è invece uno stemmario delle famiglie nobili cremonesi di fine Ottocento, appartenuto ad un esponente dei Sommi Picenardi, individuato tra i beni di vasto interesse da salvaguardare dallo stesso Archivio e dall’associazione Amici dell’Archivio di Stato. Completano il quadro dei laboratori di diagnostica, il restauro degli strumenti musicali della liuteria classica a pizzico e archetteria; restauro degli organi a canne; e la messa a punto acustica degli strumenti ad arco, che vanno a completare l’offerta di corsi restauro ‘storici’ di Cr Forma e cioè dipinti su tela e affreschi.  Un sistema che, ha detto  il sindaco Galimberti, sarebbe auspicabile trovasse una sistemazione organica in un vero e proprio corso di laurea in restauro.

Soddisfazione per la nuova collocazione dei laboratori, che tra l’altro occupano anche quello che era il caveau del banco dei pegni. Ma nessuno si nasconde i momenti difficili che i corsi ad indirizzo scientifico culturale dovranno affrontare. L’incertezza dei finanziamenti che il sistema della formazione professionale deve ogni anno fronteggiare rappresentano – ha detto Penotti – un reale ostacolo ad una programmazione di lunga durata, a cui servirebbe anche la collaborazione di altre istituzioni. Il consigliere regionale Malvezzi ha elogiato il carattere innovativo  e coraggioso del corso di restauro degli strumenti musicali, “che la Regione ha molto apprezzato, anche se poteva sembrare un azzardo. L’idea vincente è stata quella di unire alla costruzione degli strumenti il loro restauro”. Fondamentale ora è che “la formazione professionale mantenga un forte legame con il territorio, guai se questo settore andasse a finire nell’agenzia nazionale per il lavoro che assomiglia ad una replica dei vecchi organismi del passato”, ha detto spostando il discorso sul piano del riassetto istituzionale post – Province. “Il radicamento territoriale è stato uno dei grossi passi in avanti nella riforma della formazione professionale e mi impegnerò a far sì che non si torni indietro. Slegare il lavoro dai territori è un grave errore e la formazione professionale è una scommessa per il futuro. Ne ho parlato anche con il ministro Poletti (l’artefice del ‘jobs act’ che istituisce appunto l’agenzia nazionale, nda) e stiamo pensando ad un progetto di legge che mantenga le competenze delle ex province in materia di lavoro a livello regionale, penso soprattutto a formazione professionale e centri per l’impiego”.

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Giuliana Biagi

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