Cronaca

Processo Juliette. Grammatico picchiava anche i fermati: chiamati in causa due ministeri

E’ iniziato il giudizio immediato a carico dell’ex maresciallo Andrea Grammatico, dei cugini cremonesi Luca e Marco Pizzi e di David Mazzon, tutti coinvolti nel caso ‘Juliette’, il locale cremonese finito nell’occhio del ciclone per un giro di droga e di squillo.

Da sinistra, l’avvocato Nodari, Luca Pizzi, l’avvocato Balzarini, David Mazzon, l’avvocato Nicoli e l’avvocato Lepore

di Sara Pizzorni

E’ iniziato questa mattina davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leone con a latere i giudici Francesco Sora ed Elisa Mombelli, il giudizio immediato a carico dell’ex maresciallo Andrea Grammatico, ex vice comandante dei carabinieri di Vescovato, dei cugini cremonesi Luca e Marco Pizzi e di David Mazzon, imprenditore nel settore dei locali, ex titolare del Tabù di Vescovato, tutti coinvolti nel caso ‘Juliette’, il locale cremonese finito nell’occhio del ciclone l’estate scorsa per un giro di droga e di squillo.

Tutti erano presenti, tranne l’ex maresciallo, che ha rinunciato a comparire. Attualmente è ancora sottoposto alla misura degli arresti domiciliari nella casa di Colleferro, in provincia di Roma.

Grammatico è accusato di aver portato all’interno del locale la cocaina, dandola ai titolari che a loro volta la regalavano ai clienti, ma deve anche rispondere di falso, calunnia, concussione e tentata concussione per episodi che avrebbe compiuto nell’esercizio della sua attività per ottenere un “vantaggio professionale” ai fini della sua carriera. Nei confronti dell’ex maresciallo, inoltre, è stata aperta un’inchiesta parallela con ipotesi di reato di riciclaggio, mentre gli inquirenti stanno valutando tutti gli atti relativi ai suoi arresti. Arresti per resistenze a pubblico ufficiale che per l’accusa sarebbero stati ‘forzati’.

L'avvocato Ugo Carminati
L’avvocato Ugo Carminati

Nel processo si è costituito parte civile Amritpal Singh, 34 anni, indiano residente a Robecco d’Oglio che era stato arrestato lo scorso 18 aprile dall’ex vice comandante per tentata violenza sessuale ai danni della cognata. Il ragazzo era stato ammanettato e fatto salire sulla macchina di servizio. Una volta in auto, però, l’ex carabiniere, già intercettato dai suoi colleghi, si sarebbe infilato un guanto e avrebbe sferrato un pugno all’indiano in manette. A rappresentare il 34enne in aula, l’avvocato Ugo Carminati, che ha chiesto ed ottenuto dal collegio di citare come responsabili civili il ministero della Difesa e quello dell’Interno. Il primo, in quanto l’ex maresciallo, in quel momento, avrebbe agito in qualità di militare in divisa e con la macchina di servizio; il secondo, per il ruolo di agente di pubblica sicurezza che dipende direttamente dal ministero dell’Interno.

Nel corso dell’udienza di oggi, il difensore di Grammatico, l’avvocato Marco Lepore, del foro di Roma, ha sollevato un’eccezione riguardante, a suo dire, l’indeterminatezza e la genericità di cinque capi di imputazione, asserendo che non vi fossero specificati tempi e modi di alcune delle accuse mosse al suo assistito. L’eccezione, però, è stata respinta dal collegio dei giudici.
“Il maresciallo è comunque sereno perché tramite il vaglio dibattimentale si farà chiarezza sulla portata delle contestazioni”, ha commentato a fine udienza il legale di Grammatico. “Il mio cliente aspettava il momento di poter rappresentare la sua posizione su quelle che sembrerebbero essere contestazioni eccessive. E’ convinto che si potrà fare luce su aspetti poco chiari che hanno contraddistinto la vicenda”. “Giusta”, secondo l’avvocato Lepore, “la scelta processuale del rito ordinario in quanto in questo modo il maresciallo potrà avere l’opportunità di far sentire la sua versione dei fatti”.

Per quanto riguarda invece la posizione di Luca e Marco Pizzi, rispettivamente titolare e socio del Juliette, e di David Mazzon, oggi i rispettivi legali hanno alzato le proposte di patteggiamento già presentate in udienza preliminare, ottenendo ancora una volta il no del pm Francesco Messina, che le ha ritenute troppo basse (due anni e sei mesi ciascuno per i Pizzi, 16 mesi per Mazzon).

“Siamo fiduciosi del fatto che nel processo emergerà la verità e che si restituirà a Luca Pizzi la sua figura di imprenditore del settore dedito al suo lavoro”, hanno commentato i legali Giacomo Nodari e Massimo Nicoli. “Per quanto riguarda le singole responsabilità, il dibattimento farà emergere la verità, molto diversa da quella che è affiorata fino ad ora”. L’avvocato Nodari ha fatto anche notare che il Juliette, “un locale che ha sempre fatto migliaia di ingressi, quest’anno, per degli episodi sporadici le cui responsabilità sono da definire, si è trovato ad affrontare una perdita di 500.000 euro”. I legali di Luca Pizzi stanno anche valutando l’opportunità di chiedere un alleggerimento della misura (attualmente sia Luca che Marco sono ai domiciliari) per permettergli di lavorare e di gestire uno dei suoi locali, il Saragat di Soncino.

Marco Pizzi è difeso dagli avvocati Fabrizio Vappina e Walter Ventura, mentre Mazzon è assistito dai legali Massimo Nicoli e Andrea Balzarini.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 15 marzo per sentire i primi otto testi dei ventidue citati dal pm Messina.

Il 5 febbraio, invece, sarà formalizzato l’unico patteggiamento accolto dal pm, quello del bresciano Emilio Smerghetto, accusato, insieme all’altro bresciano Matteo Pasotti e ai cugini Pizzi, di aver favorito la prostituzione nel locale, procurando le ragazze squillo. Per lui, 2 anni e 8 mesi. Il 5 febbraio saranno anche discussi i riti abbreviati chiesti ed ottenuti dalle difese di Pasotti e dell’ex appuntato dei carabinieri Davide Varani, arrestato insieme al suo superiore con le accuse di falso, calunnia e tentata concussione in concorso. Varani, ancora sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora, è assistito dall’avvocato Massimiliano Capra. Andrà invece direttamente a dibattimento, come ha fatto sapere il suo difensore, l’avvocato Vappina, Ilham El Khalloufi, moglie marocchina di Marco Pizzi, accusata di aver favorito la prostituzione nel locale. Attualmente la donna, che in precedenza era stata sottoposta alla misura dell’obbligo di firma, è in libertà.

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