M5S: La triste fine di Aem
dopo 20 anni di scelte sbagliate
Siamo rimasti qualche giorno in attesa di un commento sulla notizia giornalistica che ha evidenziato la distruzione di valore nei confronti di Aem Cremona da parte delle amministrazioni di centrosinistra e centrodestra che si sono avvicendate negli ultimi vent’anni, nominando i dirigenti della municipalizzata che sulla fine degli anni novanta era considerata un gioiello da acquistare a caro prezzo e che nei giorni scorsi è stata accomunata al triste destino di Lgh, la cui maggioranza azionaria del 51% è stata svenduta ad A2a per un piatto di lenticchie.
Nulla, tutto tace su un fronte e sull’altro, nella complicità del silenzio. Allora rendiamo noto ai cittadini che ancora non lo sanno che cosa è successo. Nell’autunno del 1999, mentre il sindaco Bodini era da poco stato confermato per il suo secondo mandato, Roberto Colaninno, numero uno di Telecom Italia, offrì 780 miliardi di lire per l’80% di Aem Cremona. I partiti della maggioranza di centrosinistra, la stessa che qualche anno prima non aveva tenuto conto della volontà popolare sulla questione dell’inceneritore da costruire a Cremona, dissero no all’offerta, presumiamo non ritenendola congrua al valore effettivo dell’azienda, oppure perché convinti di espandere ancora di più le sue potenzialità, individuando manager di alto profilo per la sua gestione.
All’amministrazione Bodini fece seguito, nel 2004, quella di Corada, sempre di centrosinistra, e durante il suo mandato, nel 2006, fu portata a termine l’operazione che fece nascere Linea Group Holding, riunendo insieme, oltre ad Aem Cremona, anche Cogeme Rovato, Astem Lodi, Asm Pavia e Scs Crema. Anche allora si parlò di grandi opportunità industriali da cogliere e di sinergie per il miglioramento dei servizi, lo stesso ritornello ripetuto quasi dieci anni dopo per giustificare l’operazione di cessione della maggioranza della stessa Lgh ad A2a.
Nel 2009 fu la volta dell’amministrazione Perri, stavolta di centrodestra, quindi con un’ottica che avrebbe dovuto essere più pragmatica e rivolta allo sviluppo degli utili. Infine, dal 2014, a prendere il timone del Comune di Cremona è stato Galimberti, con il ritorno al centrosinistra. Con simili valenti amministratori alla guida della città e direttamente responsabili delle nomine nella partecipata numero uno, ci saremmo aspettati che Aem Cremona avesse almeno raddoppiato il suo valore dal 1999 e, se allora valeva l’equivalente di 400 milioni di euro, offerta rifiutata perché ritenuta non congrua, adesso la si potesse stimare non meno di 800 milioni di euro.
Invece, abbiamo scoperto che Aem Cremona è piena di debiti e che la svendita ad A2a era senza alternative, altrimenti si sarebbero dovuti portare i libri contabili in tribunale. Un’alternativa ci sarebbe stata, in realtà: le dimissioni del sindaco Galimberti e nuove elezioni, ma a tal proposito l’interessato, in presenza di numerosi testimoni, ha dichiarato: “Non lo farò mai!”, probabilmente ritenendosi infallibile e insostituibile.
Morale: i 400 milioni di euro di allora sono diventati i 40 milioni di euro di oggi, metà in contanti e metà in azioni di A2a. Non ci resta che congratularci vivamente con le amministrazioni Bodini, Corada, Perri e Galimberti per il brillante lavoro amministrativo svolto e per l’accrescimento di valore garantito al patrimonio della città.