'Sono il nipote del cardinal Ruini'. 'Truffa la fidanzata', via 300 mila euro: processo
Si era presentato come il nipote del cardinal Camillo Ruini, diceva di conoscere perfettamente il cardinal Ersilio Tonini, di avere uno zio facoltoso a Montecarlo e di possedere 35 appartamenti. 51enne a processo per truffa alla fidanzata. La madre di lei: 'Mia figlia plagiata'.


Si era presentato come il nipote del cardinal Camillo Ruini, diceva di conoscere perfettamente il cardinal Ersilio Tonini, di essere il figlio di un generale della finanza, di avere uno zio facoltoso a Montecarlo e di possedere 35 appartamenti tra Bologna, Pescara, Porto Cervo, Milano Marittima, Cervia e Miami. In realtà era disoccupato e non possedeva alcuna proprietà. Per 18 mesi, Maurizio D’Alberto, 51 anni, nato ad Orte, in provincia di Viterbo, aveva convissuto con Maria (nome di fantasia), una 40enne cremonese che contro di lui ha sporto denuncia per truffa e che a processo si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Luca Curatti. La coppia si era conosciuta a Milano Marittima. Lei era appena uscita da una delusione amorosa ed era sentimentalmente vulnerabile. Secondo l’accusa, lui ne avrebbe approfittato. Alla donna, D’Alberto si era presentato come originario di Bologna, una brava persona, di famiglia nobile, con importanti parentele, in possesso di numerose proprietà, conti correnti e svariati titoli finanziari del valore complessivo di due milioni e 600 mila euro, in particolare presso Fideuram, gestiti da Giuseppe Fabbri, di Forlì, suo promotore finanziario di fiducia.

In realtà, per la procura, l’imputato, approfittando dell’innamoramento della donna, l’avrebbe indotta ad importanti elargizioni, pagamenti con carta di credito, investimenti in titoli, sottoponendola psicologicamente al suo volere, soggiogandola e riducendola in un totale stato di soggezione al quale lei non era in grado di reagire per paura di perderlo. Nel settembre del 2011 la coppia era andata a convivere nell’abitazione di lei e ai primi di novembre di quello stesso anno era stato acceso un conto corrente cointestato sul quale l’imputato aveva versato 18.000 euro, gli unici soldi versati da lui, e parte dei quali, secondo l’accusa, prestiti che gli erano già stati concessi da Maria, che su quel conto aveva messo anche la sua buona uscita di 140.000 euro ricevuta dai genitori per la vendita dell’azienda di famiglia. Vani i continui inviti dei genitori di lei di lasciarlo. Soprattutto della mamma, che oggi ha testimoniato davanti al giudice Pio Massa.
La testimonianza della mamma
“Ho scoperto tutto quando lui l’ha lasciata, non c’erano più soldi”. “Quando ho conosciuto D’Alberto”, ha ricordato la mamma, “lui mi aveva detto che si occupava di ristrutturazioni, ma in quel momento non lavorava perché c’era crisi, ma grazie al patrimonio che aveva, lui e mia figlia avrebbero potuto vivere alla grande. Io gli facevo tante domande, e vedevo che lui si contraddiceva. Diceva di essere parente di Ruini, che suo padre e sua madre erano morti, che era separato dalla moglie e che viveva con lo zio a Montecarlo che aveva una ditta di ristrutturazioni. I suoi amici a Milano Marittima lo chiamavano ‘il conte’. Durante una cena ci aveva detto che avrebbe portato il cardinal Ruini a casa nostra e ce l’avrebbe presentato”. “Vedevo come lui trattava mia figlia”, ha raccontato in aula la testimone, “continuava ad interromperla, non la faceva mai parlare, le diceva che io interferivo troppo nelle loro cose personali. La vedevo dimagrita, insonne, aveva gli occhi fuori dalla testa. Le dicevo di mollarlo perché lui era innamorato dei soldi, ma lei mi rispondeva di non intromettermi. D’Alberto l’aveva plagiata. In 18 mesi lui ha speso 300.000 euro. Tutti i giorni andava a prelevare 250 euro. Quando poi è partito, si è preso anche la macchina, un’Audi A6, comprata con i soldi di mia figlia”.
L’amica di famiglia
In udienza è stata poi sentita un’amica della mamma di Maria che aveva conosciuto l’imputato durante un pranzo di famiglia. Al termine della relazione con la fidanzata, il 51enne aveva chiamato al telefono l’amica di famiglia e con lei si era lamentato del trattamento ricevuto. “Diceva di essere stato trattato peggio di Riina”, ha riferito in aula la testimone, “e che Maria si era rivolta ad un legale. Poi mi aveva invitato ad andare in vacanza a Miami e mi aveva detto che il cardinal Tonini, che lui conosceva bene e che aveva doti di veggente, gli aveva predetto che Maria sarebbe tornata con il suo ex fidanzato che faceva l’animatore turistico nei villaggi”.
La sorella
A processo è stata sentita anche la sorella della vittima: “Lui amava mettersi in mostra, far notare la sua potenza, come atteggiamento era molto sicuro, ma in realtà aveva un linguaggio molto semplice e anche un po’ sgrammaticato. Lui non mi piaceva, ha usato mia sorella per degli obiettivi personali”.
Il promotore finanziario
Il giudice ha sentito anche la testimonianza di Giuseppe Fabbri, il private banker di Banca Fideuram al quale l’imputato si era rivolto. “Era interessato ad investire un quantitativo ingente, 6/7 milioni di euro. Voleva diventare uno dei miei maggiori clienti, mi aveva detto che era in attesa di un’eredità ma non ha mai concretizzato. Sapevo che era separato e che aveva una fidanzata con la quale viveva. Mi aveva detto di avere uno zio cardinale, il padre defunto era stato generale della finanza e che era proprietario di appartamenti”. Fabbri ha raccontato di essere stato contattato da Maria che gli aveva domandato se D’Alberto fosse stato effettivamente suo cliente e se avesse fatto degli investimenti. Dalla testimonianza del promotore è emerso che l’imputato, davanti alla fidanzata, faceva finta di chiamarlo e di fare investimenti. “Con lui ho avuto diversi incontri”, ha detto il teste, “la mia curiosità era capire sin dove potesse arrivare”.
Nel processo, l’imputato, che non si è presentato, è difeso dall’avvocato d’ufficio Andrea Daconto. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 maggio per l’esame degli ultimi testimoni.
Sara Pizzorni