Cronaca

Abusi sessuali, don Inzoli risarcisce cinque minori con 25mila euro a testa

Sono state risarcite cinque parti offese con 25mila euro a testa, nel procedimento contro don Mauro Inzoli, 66 anni, il carismatico capo di CL accusato di abusi sessuali. L’accordo tra le parti si è concretizzato davanti al gup Letizia Platè.

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L’avvocato di parte civile Maria Laura Brunelleschi

Sono state risarcite cinque parti offese con 25mila euro a testa, nel procedimento contro don Mauro Inzoli, 66 anni, il carismatico capo di CL accusato di abusi sessuali. L’accordo tra le parti si è concretizzato oggi davanti al gup Letizia Platè. Il risarcimento in favore delle cinque vittime ha quindi di fatto estromesso dal procedimento le parti civili. Due dei minori, infatti, si erano costituiti la scorsa udienza attraverso l’avvocato Maria Laura Brunelleschi. L’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 29 giugno. Don Inzoli sarà processato con il rito abbreviato, così come chiesto ed ottenuto proprio oggi dai suoi difensori, gli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani di Milano.

Il religioso deve rispondere di otto episodi di violenza sessuale che avrebbe commesso sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove CL portava i minori durante le vacanze estive. I fatti sarebbero accaduti tra il 2004 e il 2008. Tra le persone offese, un ragazzino all’epoca di soli 12 anni e un altro di 13. Sono gli episodi più gravi in quanto commessi ai danni di minori di 14 anni. Le altre vittime hanno tra i 14 e i 16 anni.

A don Inzoli si contesta l’abuso di autorità in quanto nei periodi dei presunti abusi ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca. I ragazzi frequentavano l’oratorio per i perfezionamenti spirituali che svolgevano con don Inzoli. Per la procura, ci sarebbero stati da parte del prete, baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tutte le presunte vittime avrebbero raccontato di una loro fortissima sottomissione psicologica davanti a don Mauro: in sostanza, sarebbero rimasti allibiti, ma non avrebbero avuto la forza di reagire. Uno dei giovani ha raccontato che per i genitori don Inzoli era un “idolo meritevole di venerazione”.

Gli avvocati Nerio Diodà (a sinistra) e Corrado Limentani
Gli avvocati Nerio Diodà (a sinistra) e Corrado Limentani

La Santa Sede ha già punito don Mauro, infliggendogli per mano di Papa Ratzinger una sanzione della riduzione allo stato laicale, sanzione poi ammorbidita il 27 giugno del 2014 da Papa Francesco con una pena medicinale perpetua, invitando il sacerdote a condurre, tra le altre cose, una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”. Riservatezza che il don non avrebbe rispettato, presentandosi al tradizionale convegno sulle famiglie organizzato a Milano dalla Regione Lombardia nel gennaio del 2015. In prima fila c’era il governatore Roberto Maroni, in seconda fila c’era don Inzoli, immortalato dai fotografi. In quell’occasione era scoppiata una violenta polemica. A sollevarla era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore Roberto di Martino, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato.

Sara Pizzorni

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