Cronaca

Inchiesta fanghi, dal gip i due cremonesi. 'Agivamo da meri esecutori'

“Agivamo da meri esecutori in base alle disposizioni che venivano dall’alto”. Così si difendono Marco Francesco Braganti e Gianluca Vailati, accusati di traffico illegale di rifiuti. Braganti 'demansionato per forti contrasti con la proprietà'.

L'avvocato Curatti
L’avvocato Curatti

“Agivamo da meri esecutori in base alle disposizioni che venivano dall’alto”. Così si difendono Marco Francesco Braganti, di Sesto cremonese, e Gianluca Vailati, di Acquanegra, i due cremonesi finiti agli arresti domiciliari insieme ad altre quattro persone con l’accusa di traffico illegale di rifiuti. Braganti, difeso dall’avvocato Giovanni Benedini, e Vailati, assistito dall’avvocato Luca Curatti, sono stati interrogati questa mattina per rogatoria dal gip Pierpaolo Beluzzi per conto del gip di Milano. Secondo la procura meneghina, dal 2012 al 2015 sarebbero state sparse 110 mila tonnellate di fanghi non trattati nelle campagne di Cremona, Lodi e Pavia. Al centro dell’inchiesta, la Cre Spa, società regolarmente autorizzata a ricevere fanghi biologici.

Dalla società, Braganti si è licenziato nel 2015, mentre Vailati è ancora dipendente. “Con grande rispetto il mio cliente ha spiegato al giudice qual era il suo ruolo”, si è limitato a dichiarare l’avvocato Curatti, che ha fatto sapere di aver chiesto la remissione in libertà. Stessa richiesta è stata avanzata dalla difesa di Braganti. “Nel 2014”, ha spiegato l’avvocato Benedini, “il mio assistito era già stato demansionato dal ruolo di direttore tecnico dello stabilimento di Maccastorna, quindi nulla aveva a che fare con l’acquisizione o la distribuzione dei fanghi”. “Il mio cliente, come emerge dalle carte dell’inchiesta”, ha continuato Benedini, “è stato demansionato per forti contrasti con la proprietà, l’hanno mandato a fare i contratti con i trasportatori.

L'avvocato Benedini
L’avvocato Benedini

Nel frattempo ha cercato un altro lavoro e quando l’ha trovato, nel 2015, si è licenziato”. “Braganti”, ha concluso l’avvocato, “non ha nulla da nascondere, la sua posizione di dipendente è ben diversa da quella di altre persone”.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i vertici della società, in concorso con trasportatori e aziende agricole che ricevevano i fanghi, avrebbero esercitato negli impianti di Maccastorna e di Lomello continuative operazioni di recupero di ingenti quantità di fanghi in maniera illecita. I sei arrestati avrebbero fatto parte di una organizzazione criminale facente capo ad imprenditori del settore del trattamento e recupero dei rifiuti. Con la presunta complicità di alcune aziende di trasporto e agricole, avrebbero smaltito illecitamente, mediante spandimento al suolo, ingenti quantità di fanghi da depurazione. Complessivamente sono 11 le persone che risultano indagate a vario titolo. Tra loro, anche due cremonesi: Vittorio Balestreri di Castelvisconti e Roberto Mainardi di Grumello, entrambi imprenditori agricoli.

Le indagini sono partite nel 2011 grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini, infastiditi dalle esalazioni maleodoranti provocate dallo spandimento di fanghi biologici stabilizzati e igienizzati sui terreni agricoli. Per l’accusa, le attività illecite hanno consentito di realizzare un profitto di circa 4 milioni e 500 mila euro.

Sara Pizzorni

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