Cronaca

Scontri: l'imputato: 'in mezzo ai lacrimogeni sono andato nel panico'

Nella foto, l'imputato tra i suoi legali

Ha reso la sua testimonianza oggi davanti al collegio dei giudici, Kuljit Tiwana, il 24enne indiano naturalizzato italiano che gravita negli ambienti del centro sociale Kavarna accusato di concorso in devastazione per gli scontri del 24 gennaio 2015 in occasione della manifestazione dei centri sociali. Tiwana è l’unico ad aver mantenuto il giudizio immediato, mentre gli altri imputati sono già stati processati con il rito abbreviato. Il gup Christian Colombo, che per loro non ha ravvisato il reato di devastazione, ma di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, ha assolto il cremonese Filippo Esposti, mentre ha condannato Giovanni Marco Codraro a 9 mesi e 26 giorni. Al bresciano Samuele Tonin, 26 anni, la pena più alta: 10 mesi e tre giorni. Ora tocca a Kuljit Tiwana, anch’egli arrestato nella seconda tranche dell’inchiesta. Secondo la procura, Tiwana sarebbe il responsabile di lanci di oggetti contro la polizia. Nelle indagini, fondamentale è stato lo studio dei filmati che hanno permesso di riconoscere i facinorosi che nelle prime fasi erano a volto scoperto e poi, poco prima dell’inizio delle violenze, si erano coperti.

“Sono andato al corteo perché me l’ha chiesto la mia fidanzata”, ha detto in aula l’imputato al presidente Francesco Beraglia e ai giudici a latere Cristina Pavarani ed Elisa Mombelli. “Sui volantini c’era scritto che si trattava di una manifestazione pacifica. Ci siamo ritrovati al Dordoni e poi io, con la mia fidanzata e le mie amiche ci siamo accodati al corteo”. Durante la sua testimonianza, Tiwana, difeso dagli avvocati Simona Bracchi ed Erminio Mola, ha specificato di non essere mai stato schierato politicamente, ma di frequentare il Kavarna di tanto in tanto perché ci andava a ballare. “Il corteo si è poi fermato davanti alla sede di CasaPound”, ha continuato a raccontare l’imputato, “e lì è successo il casino. Tra fumogeni e lacrimogeni non si capiva nulla. Per proteggermi dal fumo ho tirato su il cappuccio, facevo fatica a respirare, e ho lanciato verso l’alto due pezzi di asfalto che ho trovato già rotti per terra. E’ stato un gesto d’istinto, di paura”. Alla domanda di come fosse vestito quel giorno, il giovane ha risposto che indossava jeans grigio chiari e un giubbotto colorato. “Ad un certo punto”, ha spiegato Tiwana, “mi sono trovato in mezzo al corteo e ho visto persone che si stavano cambiando, vestendosi di nero con caschi e bastoni”. “Io sono andato via quasi subito insieme alla mia fidanzata e alle mie amiche”, ha concluso l’imputato. “Sono andato in stazione ad accompagnarle e poi sono tornato a casa”. La sentenza, per Kuljit Tiwana, sarà pronunciata il prossimo 13 dicembre.

Sara Pizzorni

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