Cronaca

Emergenza bracconaggio sul Po: razzìe di pesci con la corrente elettrica

Foto Sessa

E’ di nuovo emergenza bracconieri sul fiume Po: bande di malviventi che per riuscire a prendere tanto pesce con poca fatica utilizzano le batterie dei camion. Un sistema rapido quanto atroce: scaricando la corrente in acqua, stordiscono i pesci presenti nel raggio di 30-40 metri, poi li raccolgono con le reti da pesca. Alcuni, soprattutto i più piccoli, muoiono, ma la maggior parte sopravvive e si riprende, diventando merce di scambio per i mercati dell’est Europa, specialmente la Romania.

“Stiamo tenendo d’occhio alcune bande che sono in azione e cerchiamo di coglierli sul fatto” spiega Mauro Barborini, comandante della Polizia Provinciale. “Alcuni li abbiamo già presi, ma non è finita. Purtroppo riuscire a fare un controllo costante è difficile per noi, che viviamo in perenne carenza di personale e che dobbiamo occuparci di una molteplicità di servizi. Inoltre siamo l’unico corpo di poliia che ancora ha una barca sul Po, mentre un tempo c’erano anche quelle di Carabinieri e Finanza. Per migliorare la situazione abbiamo stipulato una convenzione con Piacenza per fare dei controlli insieme”.

Senza contare che c’è anche il problema dei furti sulle imbarcazioni, come quelli verificatisi alla Mac nei giorni scorsi. “Si tratta di professionisti, ma è difficilissimo riuscire a prenderli, non potendo garantire un presidio costante. Speriamo che si possano individuare attraverso le riprese delle telecamere del circolo”.

Intanto qualcosa si muove anche a livello interregionale: nei giorni scorsi Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e l’Autorità di bacino del fiume Po hanno costituito una Consulta per la gestione della pesca e la tutela del patrimonio ittico nel Po. “La sottoscrizione del Protocollo d’intesa per l’istituzione di una consulta interregionale per la gestione sostenibile e unitaria della pesca e la tutela del patrimonio ittico rappresenta il primo tentativo di superare una gestione divisa e non coordinata tra 13 province con 13 regolamenti autonomi e indipendenti della pesca” ha spiegato l’assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava.

Ora la Consulta dovrà, con le quattro regioni che hanno riassunto completamente la titolarità della pesca, determinare un regolamento unico per la pesca, mettere insieme le forze di polizia per contrastare il bracconaggio, e decidere insieme tutte le politiche di miglioramento delle specie ittiche, innanzitutto attraverso monitoraggi con standard unici; dovrà garantire il controllo e il contenimento delle specie alloctone invasive, la tutela dell’ittiofauna autoctona, anche con azioni specifiche di ripopolamento.

L’accordo nasce dall’intesa sottoscritta nel febbraio 2016 dalle quattro regioni coinvolte, che individuava proprio come azione preliminare e urgente la costituzione di un organismo consultivo interregionale per l’attuazione di una ‘governance’ unitaria della pesca nel Po. Entro 30 giorni da oggi sarà convocata la prima riunione insediativa della Consulta.

Laura Bosio

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