Cronaca

Ordine pubblico, questore 'Fondamentale la mediazione Puntare su Cittadella Sicurezza'

Intervista al questore Gaetano Bonaccorso sulla gestione dell'ordine pubblico oggi: "In situazioni in cui l’incancrenirsi dell’irrigidimento delle parti potrebbe far degenerare la sicurezza pubblica, trovare punto di mediazione preventivo consente anche di ottenere risultati pregevoli dal punto di vista sociale".

La vicenda della vertenza Magic Pack ha visto in prima linea la Questura di Cremona, che è stata impegnata in un lungo lavoro di mediazione tra le parti, volto ad evitare ipotesi di confronti meno pacifici, come accadde nella precedente trattativa di fine ottobre, quando addirittura operai e dirigenti vennero alle mani. Un lavoro preventivo per garantire l’ordine pubblico, che negli ultimi anni sta diventando un vero e proprio cavallo di battaglia delle forze di polizia cremonesi: quello di pianificare a tavolino i confronti, evitando così il degenerare di determinate situazioni. Ne parliamo con il questore Gaetano Bonaccorso.

La vicenda Magic Pack ha visto la Questura di Cremona in prima linea nella mediazione tra le parti: un modus operandi innovativo nella gestione dell’ordine pubblico…
“In questa situazione abbiamo ritenuto di applicare la tecnica che è quella della mediazione nella gestione dell’ordine pubblico. In sostanza, non si aspetta di arrivare “alla strada” per gestire le situazioni critiche, ma si cerca di pianificare le cose a tavolino, partendo appunto dai tavoli di confronto, in cui si preparano manifestazioni o altro e si cerca una soluzione preventiva alle eventuali problematiche che potrebbero presentarsi. Questa procedura viene applicata in tutto quello che concerne l’ordine pubblico: dalle manifestazioni sportive alla gestione di vertenze sindacali. Questo ci sta consentendo di gestire le situazioni con incidenti e feriti praticamente ridotti a zero. Credo che questo sia un risultato non da poco. In situazioni in cui l’incancrenirsi dell’irrigidimento delle parti potrebbe far degenerare la sicurezza pubblica, trovare punto di mediazione preventivo consente anche di ottenere risultati pregevoli dal punto di vista sociale.
Nel caso della Magic Pack ci siamo trovati di fronte alla prospettiva del licenziamento di 71 dipendenti. Un numero importante per un territorio come il nostro. Alla fine siamo riusciti a trovare una soluzione di mediazione, grazie anche alla grande sensibilità dimostrata dall’impresa, che ha testimoniato interesse rispetto al problema sociale che andava a determinarsi. Per noi è stato un lavoro lungo e certosino, che ci ha tenuti impegnati giorno e notte in lunghe riunioni, in un tavolo avviato dalla Prefettura e poi portato avanti da noi (con il lavoro del dirigente della Squadra Anticrimine, Marco Mariconda, ndr). Abbiamo cercato di far capire alle parti che poteva esserci la possibilità di tovare un punto di incontro, facendo un passo indietro. Così, atttaverso un progressivo avvicinamento delle rispettive posizioni, si è riusciti ad ottenere questo punto di incontro.  E’ stato un risultato che ci ha dato soddisfazioni grandi sia dal punto di vista professionale che sociale ed umano.
Il lavoro della Questura è proprio quello di cercare di prospettare quelle che sono i possibili scenari di condivisione tra le parti, evitando così di arrivare a dover gestire situazioni pesanti di ordine pubblico, come avrebbe potuto essere nel caso ad esempio della Magic Pac. Senza dimenticare che i licenziamenti avrebbero avuto pesanti ripercussioni sociali: gli effetti di una mancanza di occupazione si ripercuotono infatti anche sul piano della sicurezza”.

Parlando di ordine pubblico non si può non citare il lavoro fatto per la sicurezza allo Stadio: come è cambiato in questi anni?
“Anche in questo caso si utilizza una logica di mediazione, naturalmente modulata sulle manifestazioni sportive. Una nuova gestione, in linea con le indicazioni pervenute dal Dipartimento in relazione al protocollo di intesa siglato il 24 agosto. Esso induce a trovare un nuovo modello di gestione con coinvolgimento delle parti in causa: le società, i calciatori e i tifosi. Ciò ha avuto seguito in una direttiva del capo della polizia, e abbiamo capito che Cremona aveva il giusto humus culturale per avviare questi processi innovativi. Così ci siamo messi al lavoro, azzardando passaggi che potevano essere difficili, come il tavolo iniziale che ha visto il coinvolgimento dei tifosi e della società di calcio. Da lì è partita una attività di riflessione e mediazione che ci consente oggi di gestire le partite, anche quelle ad elevato rischio, come quella con Brescia, con Parma, in condizioni più agevoli, abbassando i rischi e anche gli effetti che una gestione militare dell’ordine pubblico finirebbe con il creare per la collettività.

In cosa consiste questo nuovo modus operandi?
“Si cerca di essere meno rigidi, prescrivendo meno divieti di quanto accadeva in passato e di conseguenza meno ripercussioni sulla città. Un processo che richiede un passo indietro da parte di tutti, compresi noi, che dando fiducia ai tifosi ci assumiamo delle responsabilità. Crediamo che in una manifestazione sportiva non abbia senso un presidio di tipo militare. Se si riesce ad avere un atteggiamento di buon senso da tutte le parti in causa, si può arrivare a un nuovo modello di gestione del calcio, riconsegnando queste manifestazioni a quelli che sono gli attori principali: pubblico, giocatori e società. Naturalmente ci vorrà un triennio per arrivare ad avere una presenza sempre più marginale delle forze di polizia allo stadio e sempre a patto che vi sia una risposta dalle parti. L’obiettivo è di liberare la partecipazione alle partite, legata alla tessera del tifoso: vogliamo che siano le società di calcio a riconoscere direttamente quali siano i soggetti che possono frequentare liberamente lo stadio. Ciò determinerebbe una liberalizzazione degli accessi che era stata condizionata dalla triste morte dell’ispettore Raciti, che fu il picco massimo di una stagione di follia. Cremona in questo si è dimostrata assolutamente recettiva, diventando un esempio sul piano nazionale. Non a caso abbiamo portato qui il capo della polizia, in occasione di un evento che si inserisce in questa progettualità, in cui si parlò proprio del rispetto delle regole nello sport”.

Quanti uomini vengono impegnati nel gestire una partita?
“I numeri sono notevoli, e variano in base all’evento. Ad esempio nella partita Cremonese-Parma sono stati utilizzati circa 130 uomini, parlando solo di forze di polizia. Senza poi contare gli stuart, presenti in grande numero.

L’ordine pubblico oggi passa però anche da maggiori presidi nell’ambito degli eventi pubblici, a causa della sempre presente emergenza terrorismo…
“Vero, ed è un impegno importante per le forze di polizia. Un impegno che deve essere gestito nel giusto equilibrio tra la necessità che la manifestazione si svolga e che ciò avvenga in una condizione di sicurezza ottimale. Solo la possibilità di continuare a vivere la nostra vita nella libertà di partecipare agli eventi pubblici assicura un successo nel contrasto al terrorismo. Naturalmente questo deve conciliarsi con la necessità che le mutate condizioni di rischio e di pericolo siano tenute in conto. Questo impone delle valutazioni preventive, anche in questo caso partendo da tavoli di confronto tra tutte le parti coinvolte, con la massima disponibilità a lavorare insieme. Per raggiungere condizioni di sicurezza adeguate occorre la sensibilità degli organizzatori, compresi gli enti, a cui si richiedono dei sacrifici. Anche in questo a Cremona abbiamo avuto interlocutori assolutamente recettivi. Oggi ogni evento organizzato ha impatti molto più gravosi rispetto al passato, anche sul lavoro della questura. Una volta i servizi di ordine pubblico tendevano a ridursi nel periodo estivo, mentre oggi, con eventi e concerti, non c’è più alcun periodo di stasi.
C’è anche un rapporto con le società private di sicurezza che intervengono a dare suppoto e di cui deve farsi carico la società organizzatrice. Anche questo aspetto, tuttavia, viene coordinato dalla questura”.

In quest’ottica di grande impegno, che impatto ha la carenza delle risorse a cui le forze di polizia devono fare fronte costantemente?
“Purtroppo è vero che abbiamo sempre meno uomini nonostante la mole di lavoro continui a crescere, tuttavia è cambiata anche l’organizzazione, per cui paradossalmente oggi abbiamo più uomini che presidiano le strade rispetto a un tempo. Insomma, credo si debba abbandonare lo stereotipo del “siamo pochi”. Bisogna lavorare sull’assetto organizzativo con gli strumenti che si hanno a disposizione. A questo proposito, ci siamo dati assetti innovativi, fatto ampio ricorso a strumenti informatici, e sfruttando software che consentono di alleviare gli aspetti burocratici e spendere quindi un maggior numero di risorse umane nei presidi. Questo consente di sopperire bene alle carenze, che comunque ovviamente vanno tenute in consideraizone: l’auspicio è che nei prossimi anni questa situazione si risolva, gradualmente, perché siamo consapevoli che avere una maggiore disponibilità di personale dià anche maggiori possibilità organizzative. Il lavoro principale resta però quello di avere sempre più risorse impegnate sul campo e meno in ufficio. Questa è anche un po’ la sfida per il futuro”.

A Cremona si ipotizza da tempo la realizzazione di una cittadella della sicurezza. Cosa ne pensa?
“Credo che, come ogni iniziativa volta a risparmio economico senza incidere sull’efficacia delle forze di polizia, sia un’idea assolutamente da condividere. Si tratta infatti di una soluzione che porterebbe a un risparmio economico senza alcun tipo di pregiudizio per l’efficacia organizzativa. Anzi, studiandone con cura la concreta realizzabilità, aiuterebbe anche a migliorare l’organizzazione: un organismo che congloba le forze di polizia del territorio ne migliora senza dubbio il coordinamento, ma anche l’organizzazione dei servizi di sicurezza, con conseguente risparmio economico. Credo inoltre che possa avere una notevole utilità anche per il cittadino, che si troverebbe concentrati tutti i servizi in un unico punto”.

Laura Bosio

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