Pazienti in terapia anticoagulante: convegno annuale il 2 marzo
Si terrà il prossimo 2 marzo, in Aula Magna all’Ospedale di Cremona, il convegno “Le decisioni cliniche difficili nella gestione del paziente in terapia anticoagulante orale”.
L’evento, che rappresenta un appuntamento annuale da oltre dodici anni per tutti coloro che operano nell’ambito delle terapie anticoagulanti, ha lo scopo di affrontare le tematiche più complesse e, soprattutto, evidenziare le difficoltà relative alla scelta terapeutica più adeguata e al modello gestionale più efficace rispetto ai pazienti più complessi e fragili.
La giornata si articola in sessioni che hanno lo scopo di presentare le evidenze più recenti del mondo scientifico e la loro applicazione nella pratica clinica. L’argomento trattato rappresenta attualmente un tema di grande interesse per i medici che operano sia all’interno delle strutture ospedaliere che sul territorio.
Come spiega Sophie Testa – responsabile scientifico dell’evento, Direttore Dipartimento Laboratorio Analisi e del Centro Emostasi e Trombosi dell’ASST di Cremona – oggi in Italia circa il 2% della popolazione, quindi oltre 1.200.000 persone, è in trattamento con farmaci anticoagulanti orali. L’età dei pazienti in terapia anticoagulante è variabile dai pochi mesi ad oltre 100 anni, ma la prevalenza dei pazienti è indubbiamente di età avanzata (età media circa 76 anni) e questo già di per sé richiede particolare attenzione rispetto ai rischi di malattia.”
“Il paziente ha bisogno di un punto di riferimento, competente e disponibile, in grado di rispondere alle sue necessità terapeutiche come, ad esempio, in caso di complicanze emorragiche o recidive trombotiche, in caso di preparazione ad interventi chirurgici o manovre invasive, nella valutazione di potenziali e critiche interferenze farmacologiche, nel cambiamento dello stato di salute.”
“L’obiettivo finale di questa giornata è fornire informazioni scientifiche aggiornate che permettano ai medici e al personale sanitario di conoscere le necessità sanitarie del paziente in terapia anticoagulante, per potere favorire la sicurezza e efficacia ai trattamenti.”