Cronaca

Sciopero degli avvocati di Cremona in solidarietà ai colleghi di Bari

Anche gli avvocati di Cremona aderiscono allo sciopero indetto dall’Unione delle Camere Penali Italiane da oggi fino a mercoledì 27 giugno come segno di solidarietà verso gli avvocati di Bari che stanno lavorando in una situazione di forte disagio in seguito all’inagibilità del tribunale. L’attività giudiziaria si è dovuta svolgere in una situazione precaria, sotto le tende, e per un periodo indefinito, fino all’ultimo provvedimento del governo che ha sospeso tutti i processi di Bari fino al 30 settembre. Si protesta, si legge nel comunicato dell’Unione delle Camere Penali Italiane, contro “l’assoluta gravità della situazione nella quale versano gli uffici giudiziari baresi, la cui inadeguatezza e fatiscenza è emblematica della condizione nella quale versa la giustizia del paese e la irresponsabile incuria dei governi che non hanno mai inteso operare seri investimenti manifestando così un atteggiamento di totale disinteresse per la effettiva qualità della giurisdizione, considerato anche che le proposte del ministro Bonafede risultano certamente incompatibili con il rispetto dei minimi standard di efficienza e, soprattutto, della dignità della funzione difensiva”. Anche a Cremona, dunque, astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria.

Di seguito la nota inviata dal Consiglio Direttivo della Camera Penale di Cremona e Crema “Sandro Bocchi”

Il Consiglio Direttivo della Camera Penale di Cremona e Crema “Sandro Bocchi” comunica che è stata proclamata dalla Giunta dell’Unione Camere Penali Italiane una astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nei giorni 25, 26 e 27 giugno p.v.
L’astensione nasce dalla necessità di “contrastare le iniziative del Governo contrarie agli interessi della giustizia e dell’avvocatura”: l’Unione delle Camere Penali Italiane disapprova in particolare la scelta del Governo di rinviare la soluzione dei reali problemi degli uffici giudiziari, sia sotto il profilo delle risorse umane, quali la carenza di personale, sia sotto il profilo delle risorse materiali, quali l’obsolescenza delle strutture e la scarsità e inadeguatezza degli strumenti informatici.
L’investimento delle risorse pubbliche solo nell’edificazione di nuove carceri, propugnato nell’attuale contratto di governo, è infatti segnale di una “distorta interpretazione del principio di certezza della pena”, che non tiene conto della necessità di garantire, diversamente, il rispetto della persona e dei diritti costituzionali e processuali che disciplinano il giudizio.

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