Cronaca

Referendum Strada Sud: Galimberti spiega il motivo del 'no'

Il sindaco Gianluca Galimberti, in risposta alle richieste del Difensore Regionale della Lombardia in merito alla vicenda Strada Sud, ha inviato una missiva in cui illustra i motivi del suo ‘no’ al referendum. A partire dalla motivazione più strettamente politica: “Nel Programma quale candidato sindaco dello scrivente, erano chiaramente indicate la rinuncia alla Strada Sud e l’intenzione di arrestare il consumo di suolo” scrive. Un programma che è stato comunque “condiviso dai cittadini che mi hanno eletto”.

Lo stralcio del progetto della Strada Sud dal Pgt è stato inoltre condiviso in consiglio comunale, quando “in data 4 luglio 2016 il Consiglio Comunale ha approvato un Ordine del Giorno, presentato da consiglieri comunali vari, che dava l’indirizzo al Sindaco, in coerenza con gli impegni presi con gli elettori, di stralciare il progetto della Strada Sud attraverso la variante parziale al vigente Piano di Governo del Territorio” si legge ancora.

Secondo Galimberti inoltre “tale progetto prevede una strada di circa 2 Km, a corsie ridotte e piste ciclabili e, per sua natura, destinata allo smaltimento del solo traffico leggero, il che, oltre ad implicare un consumo di suolo non adeguato ai supposti benefici, pregiudicherebbe anche, da un punto di vista ambientale, una zona di particolare pregio”.

Per il sindaco, la mancata indizione del referendum è stata colpa del Comitato che ha raccolto le firme: “Se le firme, nel numero necessario, autenticate e corrispondenti a soggetti aventi diritto, fossero pervenute intempo utile, lo scrivente avrebbe provveduto ad indire il referendum” scrive infatti. Invece “Il Comitato Promotore del Referendum non ha dato corso alla raccolta delle firme, come avrebbe potuto fare, e ha atteso sino al 24.02.2018 per richiedere al Comitato dei Garanti la corretta interpretazione dello specifico Regolamento”.

C’è poi stata la vicenda della modifica del regolamento, richiesta dallo stesso Comitato garanti per consentire ai cittadini di avere il proprio referendum. Un tema trattato, come spiega la missiva, dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio, nella seduta in data 04.07.2018. Una riunione in cui si è deciso “di procedere alla revisione del Regolamento per titoli e singoli articoli (motivata dalla necessità di effettuare una serie di approfondimenti per allineare il Regolamento sia alla normativa nazionale, che a quella interna)”. Una procedura che si prospetta comunque piuttosto lunga, e per questo contestata dall’opposizione.

Nel frattempo il Comitato Promotore del Referendum ha presentato le firme raccolte per l’indizione, 2.907 in tutto. Tuttavia nel fratempo la variante parziale al Piano di Governo del Territorio, comprendente lo stralcio della strada sud, è stata adottata dal Consiglio Comunale e pubblicata all’Albo Pretorio Informatico, con possibilità di presentare osservazioni fino al 05.07.2018. “In tale ambito è stata, pertanto, garantita la possibilità di formulare osservazioni – anche secondo i
contenuti della proposta referendaria – con obbligo normato di controdedurre, da parte del Consiglio
Comunale, in sede di approvazione definitiva” sottolinea Galimberti. “ai sensi dell’art. 13 della L.R. 11.03.2005, n. 12, entro 90 giorni dalla scadenza del termine (05.07.2018) per la presentazione delle osservazioni, a pena di inefficacia degli atti assunti, il Consiglio Comunale adotterà gli atti definitivi inerenti la variante parziale al Piano di Governo del Territorio, contenenti le controdeduzioni alle osservazioni presentate; in conseguenza di ciò, si potrebbe concretizzare la fattispecie che la decisione del competente Organo sulla stessa materia oggetto del quesito referendario ne faccia decadere il procedimento”.

Insomma, l’approvazione della variante Pgt, secondo il sindaco, farà automaticamente decadere il referendum, che non avrà più alcuna utilità, in quanto riguarderebbe un atto già concluso. Senza contare che “una revisione sistematica del Regolamento probabilmente conterrà l’impossibilità di proporre il referendum su questioni attinenti la materia urbanistica, in quanto la relativa e specifica normativa prevede già forme di partecipazione aventi, pertanto, piena legittimazione”.

Non manca, nella missiva, anche un attacco al Comitato Promotore del Referendum, pr aver “iniziato la procedura di
raccolta firme in data 15.05.2018”, pur sapendo “di essere completamente fuori dai termini, con il rischio di prestarsi a possibili strumentalizzazioni politiche e mediatiche per una modifica regolamentare limitata e mirata, con il rischio di sostenere, più che il diritto di partecipazione dei cittadini, posizioni che, più correttamente, avrebbero dovuto essere oggetto della campagna elettorale”.

Infine, secondo il sindaco, se si modificasse il regolamento come richiesto dall’opposizione, partendo ciòè dalla questione referendiaria, “esporrebbe concretamente lo scrivente e questa Amministrazione al rischio di dover rispondere di danno erariale – oltre che ad eventuali impugnative di soggetti contrari al referendum, per aver utilizzato soldi pubblici per indire un referendum contro i termini previsti dal Regolamento”. A questo proposito, conclude il sindaco, “i costi relativi all’indizione del referendum, sulla base delle spese sostenute da questo Comune per l’effettuazione di Referendum di carattere nazionale, partirebbero da 150.000 euro, con sicuro incremento, determinato dalla circostanza che l’intera gestione organizzativa e finanziaria dello stesso sarebbe interamente a carico del Comune di Cremona”.

Galimberti, alla luce di queste riflessioni, chiede quindi al Difensore regionale di essere ascoltato, per illustrare la propria posizione.

lb

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