Cronaca

Bimbo di 6 anni prelevato da scuola e portato in altra famiglia Il giudice dà torto ai genitori

E’ una storia controversa e delicata, quella che vede al centro un bimbo di 6 anni allontanato coattivamente dal padre, marito separato, così come disposto da un decreto emesso il 17 ottobre scorso dal tribunale di Cremona. Il minore è stato prelevato da scuola all’insaputa del genitore e affidato temporaneamente ad un’altra famiglia. Del caso si parlerà domani a Brescia durante una conferenza stampa indetta dall’associazione Mamme papà separati Italia a cui parteciperanno, oltre al papà del bimbo, anche i professionisti che si stanno occupando della vicenda. Ad essere presenti, tra gli altri, saranno anche l’avvocato Cristina Carminati, legale del padre, e un delegato del comitato provinciale dell’Unicef di Brescia.

Nel maggio di quest’anno il papà del bambino si era visto recapitare il decreto del tribunale che disponeva il ricollocamento del figlio presso la madre, residente a Cremona. Il piccolo, però, di trasferirsi dalla madre non ne voleva sapere. La separazione dei genitori risale al 2016. Mamma e figlio avevano vissuto insieme a Cremona, affiancati da un’assistenza sociale domiciliare. Il padre, invece, era tornato nel bresciano. Nel dicembre del 2017 il padre, accortosi di una situazione di angoscia e malessere manifestata dal bimbo, aveva sporto denuncia, allertando gli organi competenti. Nel frattempo il piccolo era stato autorizzato ad abitare con lui nella provincia di Brescia. Nulla, però, è emerso nei confronti della donna, e la denuncia è stata archiviata. A quel punto il bimbo avrebbe dovuto tornare a stare con lei, ma continuava a rifiutare.

La convinzione del perito del tribunale che sia stato il padre a spingere il figlio a non accettare la madre ha fatto sì che il tribunale disponesse di collocare il minore, al momento, in un’altra famiglia, per essere poi reinserito dalla mamma. “Si è deciso di togliere un bambino di 6 anni ad un padre che ha solo fatto il suo dovere nel segnalare alle autorità competenti tutta una serie di disagi che il bambino manifestava nei confronti della madre”, ha spiegato l’avvocato Cristina Carminati, legale del papà. “Da dicembre il bambino viveva con il padre”, ha raccontato il legale: “Era seguito, aveva iniziato la scuola nella provincia bresciana, si era fatto molti amici, era entrato nella squadra di calcio del paese con cui aveva festeggiato recentemente il suo compleanno, era sereno e chiedeva di poter stare a vivere lì con il papà.

Ora la decisione del tribunale di attuare un allontanamento tanto drammatico, davanti ad altri bambini, all’insaputa del padre, a cui è stato negato anche il diritto di salutare il piccolo, non può non stupire”. Da quanto riferito dal legale, infatti, le relazioni dei servizi sociali bresciani dipingevano un padre “affettuoso, stimolante” ed un bimbo “sereno e ben educato”. “Non sussistevano dunque fatti gravi che mettessero a rischio l’incolumità del minore e che potessero giustificare una misura tanto estrema. Il padre, tra l’altro, non è destinatario di provvedimenti ablativi o limitativi della potestà genitoriale, né risulta indagato per ipotesi di maltrattamenti riguardanti il minore”.

“L’allontanamento del bimbo è avvenuto all’improvviso e senza che il bimbo fosse stato minimamente preparato”, ha aggiunto l’avvocato. “Non sono state infatti accolte dal tribunale le numerose istanze del padre che chiedeva di attivare un riavvicinamento graduale del bambino verso la madre, con tutte le cautele del caso, rispettando i tempi necessari a scongiurare rischi per la salute psicofisica del piccolo. Non sono servite le raccomandazioni scientifiche di ben quattro noti e competenti professionisti che hanno messo in guardia circa i danni incalcolabili che sarebbero potuti derivare al piccolo nel caso di un allontanamento violento e non accettato dal minore”. ” Il tribunale”, ha riferito l’avvocato, “ha accolto la tesi di questo unico perito nominato d’ufficio, che anche dopo aver ammesso l’esistenza di comportamenti non adeguati della madre nei confronti del figlio minore, non ha ritenuto di consigliare alcun approfondimento sulla natura del disagio del piccolo, in contrasto con tutti i professionisti messi in campo dal padre che si sono espressi in modo scientifico”.

“Il mio cliente”, ha concluso l’avvocato Carminati, “che ad oggi è tenuto all’oscuro della destinazione del bimbo, e a cui è vietato ogni contatto anche telefonico, vive ore di angoscia per il futuro e la salute di suo figlio, che oltretutto non sta più nemmeno andando a scuola, e chiede che l’autorità ponga fine a questa ingiustizia”.

Sara Pizzorni

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