Cronaca

Le scuole perdono i pezzi, la Provincia ha solo 470mila euro per le manutenzioni

All’indomani del distacco di alcuni pezzi di intonaco dai muri del liceo Manin, lato verso via Boldori, la Provincia ha ingaggiato una ditta per mettere in sicurezza l’edificio ed evitare altri interventi in emergenza. Da questa mattina gli operai stanno lavorando sul cestello elevatore, per verificare la tenuta del sottogronda e dei tetti, dei due cornicioni della parte più alta, fino a scendere al piano terra, dove nel pomeriggio hanno iniziato a martellare l’intonaco per staccare i pezzi incoerenti. Le operazioni potrebbero protrarsi fino a martedì prossimo. Il caso del Manin accende i riflettori sulla manutenzione di edifici scolastici vetusti come il Manin, dove qualche tempo fa si era verificato un altro distacco di materiale e ben più grave, in quanto si trattava di una soffittatura interna. A doversene occupare è la Provincia, ente che dal 2014, data dei tagli imposti dalla legge Delrio sta subendo una cura dimagrante continua e che solo quest’anno dovrà tagliare altri 18 milioni di euro.

Sul Manin si sta intervenendo da anni con manutenzioni ordinarie, a breve dovrebbe arrivare un nuovo impianto di allarme ed è stato da poco rifatto quello elettrico. Ma  un progetto complessivo di recupero è impensabile, sia per i vincoli posti dalla Soprintendenza, sia per le risorse che la Provincia ormai utilizza con il contagocce. Anche quest’anno, tanto per dire, dovrà prevedere un taglio di 18 milioni nel proprio bilancio come conseguenza della legge Delrio del 2014, quella che ha ridimensionato il ruolo di questi enti, eliminando le elezioni popolari e riducendole al ruolo di enti di secondo livello. Con il dimezzamento del personale e con il mantenimento di quasi tutte le vecchie funzioni, che in prospettiva avrebbero dovute essere trasferite ad altri enti. Per le manutenzioni di tutti gli edifici scolastici da Casalmaggiore a Crema, la Provincia dispone di circa 470mila euro l’anno. L’ultimo bilancio, approvato lo scorso aprile, ha visto un ulteriore contenimento di tutte le spese, dal riscaldamento (1.860.000 euro) alle utenze (1.300.000 euro) alle strade (1.058.000). Il tutto per 37 edifici su cui fare manutenzione e 880 km di strade. Permane inoltre il prelievo forzoso da parte dello Stato per ben 18.283.867 euro annui che se anche diminuisce rispetto al 2018, mentre i contributi statali ammontano a  poco più di 5 milioni a cui si aggiungono i circa 2 milioni dal riparto per i piani di sicurezza.

Insomma, una situazione che alla lunga diventerà insostenibile, anche se probabilmente la politica si sta rendendo conto che i i risparmi ipotizzati in passato non hanno dato i risultati sperati in termini di bilancio statale. Di ieri la dichiarazione del ministro Tria al Sole24Ore, nella quale ha sottolineato la necessità di affrontare il tema Province in modo più razionale, affermando di non avere mai condiviso la campagna per l’abolizione delle Province né “le norme che ne sono scaturite, che le hanno rese inefficienti. Le campagne basate sull’antipolitica pensano che l’eliminazione di organi di governo produca risparmi che invece a conti fatti si rivelano pochi o nulli”. g.biagi

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